Jerome Powell conferma una stretta sui tassi inferiore a quanto temuto e i mercati tirano un sospiro di sollievo. I listini europei chiudono in progresso un’altra seduta nervosa e Wall Street contrastata in avvio, sta accelerando al rialzo con le parole del presidente della Fed.
Piazza Affari, dopo vari alti e bassi, chiude con un guadagno dello 0,7% e resta ampiamente sotto i 25mila punti. Sono in spolvero i titoli petroliferi e rialzano la testa le grandi banche, mentre scendono le utility. Nel resto d’Europa: Parigi +1,59%; Madrid +1,63%; Amsterdam +1,06%; Francoforte, +0,73%; Londra +1,37%. Mosca è rimasta chiusa per il terzo giorno di seguito e si comincia a temere per il default del paese in seguito alle pesanti sanzioni decise dall’Occidente.
Inoltre, s’impennano ulteriormente i prezzi di gas (che ha toccato in giornata un nuovo record a 194 euro) e petrolio, con il Brent che è andato oltre i 110 dollari al top dal 2013.
Perdono quota invece i titoli di Stato e sul mercato valutario crolla ulteriormente il rublo. L’euro, dopo essere sceso quasi in parità contro il dollaro, sta recuperando e si muove in leggero calo intorno a 1,11.
All’attenzione degli investitori restano soprattutto due questioni: il quadro geopolitico nell’Est Europa e il comportamento delle banche centrali, cui sono strettamente connessi gli andamenti delle materie prime e dell’obbligazionario.
Flebile speranza nei negoziati
Sul fronte guerra gli investitori guardano con cautela ai prossimi negoziati, dopo gli scarsi esiti dei primi colloqui. Mosca si è detta pronta a riprendere il filo del discorso già questa sera e l’invito è stato accettato dall’Ucraina. La fiducia non è grande, alla luce della richieste di Putin e dopo che il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, in una intervista rilasciata all’emittente panaraba Al-Jazeera ha evocato nuovamente lo spettro di una guerra nucleare: “la terza guerra mondiale sarebbe nucleare e devastante” ha detto citando Biden. E ha aggiunto “Siamo pronti per un secondo round di negoziati, ma la parte ucraina sta procrastinando su ordine Usa””.
Fed: Powell conferma “mini” aumento tassi a marzo
Sul fronte delle banche centrali il presidente della Federal Reserve Jerome Powell, crede che sia ancora “appropriato” un aumento dei tassi a marzo, nonostante il conflitto in Ucraina. La buona notizia è che Powell quantifica questo aumento a 25 punti base, livello su cui scommetteva ormai il 95% degli operatori, mentre il 5% credeva ancora in un rialzo di 50 punti base. Powell – che sta parlando davanti alla commissione dei Servizi finanziari della Camera – sottolinea che “l’inflazione è troppo alta” e se persisterà, “potremmo muoverci più velocemente, con un aumento di 50 punti base” dopo una o più riunioni nel corso dell’anno.
La banca centrale dovrà tener conto anche dell’andamento del mercato del lavoro Usa che a gennaio e febbraio è andato meglio del previsto. L’occupazione nel settore privato statunitense è aumentata a febbraio più delle attese e anche il mese di gennaio è stato rivisto da -301.000 a +509.000 posti di lavoro. Secondo il rapporto mensile redatto da Macroeconomics Advisers e da Automatic Data Processing, l’agenzia che si occupa di preparare le buste paga, lo scorso mese sono stati guadagnati 475.000 posti di lavoro rispetto a gennaio, mentre le stime erano per la creazione di 400.000 posti di lavoro.
La notizia che Powell conferma l’aumento dei tassi incide sull’andamento dei T-Bond, i cui prezzi oggi sono in calo, dopo il rally dei giorni scorsi e i rendimenti sono in rialzo. Il Treasury decennale risale a +1,81%.
Record inflazione zona euro e petrolio al top
L’inflazione nella zona euro tocca un record a febbraio del 5,8% (da 5,1% di gennaio) e la guerra in Ucraina aggiunge pressione sui prezzi e mette a rischio la crescita. Per Luis de Guindos, vicepresidente Bce, il dato di febbraio è una sorpresa negativa per la banca centrale. La Bundesbank intanto alza le previsioni d’inflazione al 5% per la Germania quest’anno e sollecita la Bce a mantenere la propria attenzione sulla normalizzazione della politica monetaria.
Questi fatti si fanno sentire leggermente sul secondario italiano, che chiude in rosso. Lo spread tra Btp 10 anni e Bund di pari durata sale a 152 punti base e il tasso del titolo tricolore è +1,53.
A spingere l’inflazione sono gli alti costi dell’energia. Oltre al gas vola il petrolio, dopo la decisione dell’Opec+ di confermare la propria strategia di aumento graduale della produzione con un incremento delle vendite di 400.000 barili ad aprile, come da attese, senza tener conto dei riflessi che l’esclusione del petrolio russo dai paesi occidentali può avere sul mercato.
Come conseguenza si rafforzano i titoli legati al mercato oil. Le azioni del colosso petrolifero saudita Aramco, quotate in borsa da fine 2019, hanno toccato un nuovo record a Riad a 43,05 riyal (circa 10,33 euro), nuovo massimo storico, con una capitalizzazione che vale ora 8,61 trilioni di riyal, poco più di 2 trilioni di euro.
Russia a rischio fallimento?
Secondo la banca d’investimenti JP Morgan le sanzioni imposte sulla Russia potrebbero aumentare in maniera significativa la possibilità di un default sul debito governativo russo denominato in dollari e detenuto dai mercati internazionali.
“Le sanzioni a carico di entità del governo russo da parte degli Stati Uniti, le contromisure all’interno della Russia per restringere la possibilità di pagamenti stranieri e l’interruzione della catena dei pagamenti rappresentano gravi ostacoli per il pagamento dei bond esteri da parte della Russia” scrive JpMorgan in una nota ai propri clienti.
La Russia deve pagare oltre 700 milioni di dollari questo mese, la maggior parte con un periodo di tolleranza di 30 giorni. Il prossimo pagamento rilevante di cedole sui bond di Mosca è il 16 marzo, secondo i calcoli di JpMorgan. Anche tale pagamento può usufruire di un periodo di tolleranza di 30 giorni. Intanto la banca centrale di Mosca ha temporaneamente sospeso i pagamenti delle cedole, mentre il sistema di regolamento Euroclear ha smesso di accettare attività russe.
Sul versante bancario la banca russa Sberbank, sanzionata dalla Ue ma rimasta nel circuito Swift, ha deciso di lasciare il mercato europeo. In una nota scrive di “non essere più in grado di fornire liquidità alle filiali europee, ma il suo livello di capitale e la qualità degli attivi sono comunque sufficienti per effettuare pagamenti a tutti i depositanti”.
Piazza Affari bene l’oil, rimbalzano le banche
Il principale listino di Piazza Affari ha accelerato dopo l’avvio di Wall Street e le parole di Powell.
I maggiori rialzi del giorno sono per titoli oil come Tenaris +4,94% e Saipem +3,84%. Rimbalzano le grandi banche, Unicredit +2,11% e Intesa +1,39%. Brilla Prysmian +4,24%, dopo gli ottimi conti presentati ieri. Rialza la testa anche il settore automotive, guidato da Cnh +2,7%. Nel lusso mette a segno un buon recupero Moncler +2,88%.
Le prese di beneficio pesano su Diasorin -2,64%, Leonardo -1,5% e le utility, che guardano anche con preoccupazione al rialzo dei tassi. Le peggiori sono Terna -2,38%, A2a -2,11%, Hera -1,5%.