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Petrolio, accordo in vista. Banche e Btp sempre in trincea

FIRSTonline

Incombe sul cielo dell’Italia “il forte aumento della volatilità attesa sul mercato a ridosso della prima settimana di dicembre”, così come previsto dal Meteo Borsa di Banca d’Italia. Sarà con ogni probabilità una settimana assai difficile per i Btp, saliti oltre quota 2% ed alle prese con il forte aumento dello spread (massimo di 187 punti). Ma anche per le banche, a partire da Mps ed Unicredit, su cui pesa l’incognita del referendum del 4 dicembre e la temuta prossima stretta sui bilanci in arrivo con le regole di Basilea 4, in arrivo martedì 29 novembre, senza dimenticare il direttorio della Bce del giorno 8.

“Non c’è un complotto contro di noi”, sottolinea giustamente il ministro Pier Carlo Padoan, ma la nostra crisi coincide con il cambio di rotta della politica monetaria americana, ormai entrata in una stagione di rialzo dei tassi, pessima notizia per il nostro debito. L’unica nota positiva, al solito, è la determinazione di Mario Draghi a favore del Qe, nonostante le forti pressioni in arrivo dalla Germania. Oggi il presidente della Bce presenterà al Parlamento di Strasburgo il rapporto annuale.

La finanza globale, per la verità, guarda con un certo distacco ai problemi di casa nostra. Le attenzioni sono concentrate sul prossimo aumento dei tassi, confermato davanti al Congresso da Janet Yellen, ribadito venerdì da Wiliam Dudley, numero uno della potente Fed di New York e probabilmente confermato dalla prossima pubblicazione dei verbali della riunione di novembre della banca centrale Usa. È facile prevedere che la tendenza al rialzo proseguirà oltre la riunione del 13-14 dicembre.

A ruota del rialzo dei Treasury Usa le attese di inflazione sono cresciute ai massimi da un anno e mezzo: Donald Trump è pronto a tradurre in pratica l’espansione fiscale promessa in campagna elettorale. A gennaio 2016 la Fed rinunciò al rialzo dei tassi per la preoccupazione di un collasso dell’economia cinese. Oggi Donald Trump accusa invece Pechino di manipolare i cambi per favorire l’export. Si profila così un braccio di ferro tra titani. Intanto la Cina, decisa a rilevare il ruolo di Washington quale leader commerciale, è diventato nel week end il socio di riferimento della prima banca portoghese, la Bcp, facendo così il suo ingresso nel sistema bancario europeo.

TOKYO MIGLIORA L’INDUSTRIA

Petrolio e banche italiane sono le note dominanti delle previsioni di Meteo Borsa. Avvio positivo stamane delle Borse asiatiche. Sale Tokyo (+0,8%) favorita dallo yen debole (-10% dal giorno delle elezioni Usa). I dati macroeconomici sul Giappone diffusi stanotte segnalano una ripresa generalizzata: a settembre l’indice delle attività industriali ha guadagnato lo 0,2%, contro aspettative di crescita zero. Leggermente sotto le stime invece i dati sulle esportazioni e le importazioni. 

Le Borse della Cina sono contrastate: Hong Kong sulla parità e Shanghai in rialzo dello 0,7%. Seul perde lo 0,3%. Mumbai perde l’1,2%. La Borsa dell’India è ha chiuso in calo le ultime cinque sedute ed è sui minimi di maggio. Intanto prende velocità la fuga dei capitali dai Paesi Emergenti (7 miliardi in fuga dai fondi in una sola settimana) e il rischio di una guerra tra le valute, innescata dalla corsa al dollaro ed alla parallela discesa dello yuan anche oggi (per il dodicesimo giorno di fila) in calo rispetto al dollaro. L’euro tratta stamane a 1,0589 poco sopra il minimo dell’anno (1,0569).

PUTIN: “L’INTESA SUL GREGGIO È PROBABILE”

Accelerano i prezzi del petrolio. Dopo il balzo in avanti della scorsa settimana (+5%) il Brent sale stamane a 47,41 dollari (+1,3%) e il Wti a 46,3. Cresce la fiducia in un accordo al meeting del 30 novembre a Vienna sui tagli alla produzione dei Paesi Opec (e della Russia). “Non ne sono sicuro al 100% – ha dichiarato il presidente Vladimir Putin – ma credo proprio che l’intesa sia alla portata”. L’Arabia Saudita, assieme ad alcuni Paesi del Golfo, ha proposto a Teheran di salire ad una produzione di 3,6-3,7 milioni di barili al giorno contro la richiesta iniziale iraniana di 4,2 milioni.

SETTIMANA CORTA PER WALL STREET

Wall Street, in piena luna di miele con il neo presidente, si prepara allo shopping. Giovedì la Borsa Usa sarà chiusa per il Giorno del Ringraziamento. Venerdì, per tradizione data d’avvio degli acquisti di Natale (ormai via web piuttosto che nei grandi mall), il mercato chiuderà i battenti alle 12. Si prevede che nel prossimo fine settimana 137,8 milioni di Americani effettueranno acquisti sia online che in negozio. Nella scorsa settimana l’indice Standard & Poor’s è salito dello 0,8% e il Nasdaq dell’1,6% dopo aver segnato il nuovo record nella mattinata di venerdì. Dow Jones +0,1%.

MILANO RIPARTE DA -3,2% LO SPREAD DA 187

Il rialzo del petrolio potrebbe esser la nota dominante stamane dell’apertura delle Borse europee. Sul fronte politico si è spenta del tutto la stella di Nicolas Sarkozy, solo terzo nelle primarie del centro destra guidate da François Fillon. In Germania Angela Merkel, alla guida del Paese dal 2005, ha annunciato la sua quarta candidatura.

Milano riapre i battenti dopo una settimana molto difficile. L’indice Ftse Mib, sotto la pressione per il referendum, ha lasciato sul terreno il 3,2%, contro un calo medio dei listini europei dello 0,3%.

Sotto pressione i titoli di Stato. I rendimenti del Btp sono cresciuti fino al 2,08%, nonostante gli acquisti della Bce. E sale lo spread, sia verso il Bund tedesco (187 punti) che verso il Bonos spagnolo (sfiorato i 50 punti base). In questa cornice riprenderanno a fine settimana le aste del Tesoro con l’offerta, venerdì prossimo, di Ctz e Btpei.

MONTEPASCHI A CACCIA DEL QUORUM PER L’ASSEMBLEA

Drammatico il bilancio del comparto bancario (-10% nelle ultime cinque sedute). I titoli più colpiti sono stati quelli della Banca Pop.Milano (-15,5%) e del Banco Popolare (-14,9%). Ubi è scesa del 14,4%, Unicredit -12,8%.

In questa cornice si apre una settimana cruciale per il Monte dei Paschi. Giovedì 24 è convocata l’assemblea straordinaria dei soci che dovrà dare il via libera formale all’operazione di ricapitalizzazione per complessivi 5 miliardi di euro. Ma per la valida costituzione della riunione – stabilisce il codice civile – è necessario che siano presenti soci in rappresentanza perlomeno del 20% del capitale sociale.

Al momento, la certezza è per poco più della metà di quel venti per cento: il Tesoro (4%), Axa (3,1%), Alessandro Falciai (1,8), Fondazione Mps (1,5) e Fintech (1,3) – mettono assieme l’11,7%. Oggi intanto il Cda darà il via libera alla cessione per 1,7 miliardi al fondo Atlante della tranche mezzanino delle sofferenze. Entro lunedì prossimo la banca conta infine di definire la conversione “volontaria” delle obbligazioni subordinate.

La settimana si chiuderà con l’assemblea di Banca Popolare dell’Emilia Romagna, convocata per la trasformazione dell’istituto da società cooperativa a società per azioni. Il prezzo del diritto di recesso per coloro che non concorreranno all’approvazione della delibera è stato determinato in 3,807 euro per azione.

PIOGGIA DI DIVIDENDI, ENEL E GENERALI SI “SVELANO”

Oggi staccano una cedola otto società. In particolare, Azimut distribuisce un dividendo straordinario di 1 euro (rendimento 6,33%) e Mediobanca paga la cedola ordinaria: 0,27 euro (rendimento 4,16%). Acconti dividendo per Atlantia (0,44 euro) (2,21%), Mediolanum (0,16), Recordati (0,35), Sias (0,14 1) e Terna (0,00721).

Tra gli appuntamenti più importante della settimana anche l’aggiornamento del piano strategico di Enel (martedì 22) e l’investor day delle Generali (mercoledì 23).

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