Prosegue il braccio di ferro tra il presidente brasiliano Lula e Petrobras, l’azienda controllata dallo Stato per una quota di quasi il 29% che è una vera e propria gallina dalle uova d’oro, visto che fattura l’equivalente di oltre 100 miliardi di euro e nel 2023 ha portato a casa un utile netto di quasi 25 miliardi di euro, seppur in calo rispetto all’esercizio precedente. Da quando è diventato presidente per la terza volta, nel gennaio 2023, Lula ha subito fatto intendere che la generosa politica dei dividendi (Petrobras era l’azienda al mondo che ne distribuiva di più) sarebbe cambiata, favorendo invece – per lo meno su spinta dei membri del Cda in quota governo – maggiori investimenti, in particolare sulla transizione energetica.
Petrobras, cosa diceva Lula un mese fa e la discesa del titolo in Borsa
Lula ha ribadito questa posizione meno di un mese fa, a metà marzo, quando dopo la pubblicazione di una trimestrale deludente ma che prevedeva un extra dividendo per gli azionisti, il presidente si era opposto alla distribuzione di questa cedola straordinaria da circa 44 miliardi di reais (9 miliardi di euro), facendo insorgere la comunità finanziaria. La conseguenza fu che in poche ore il titolo Petrobras bruciò 55 miliardi di reais, cioè il 10% del proprio capitale (la petrolifera è l’azienda brasiliana con maggiore capitalizzazione in Borsa), per poi perdere un’altra decina di miliardi di reais nella seduta successiva. Dopo aver toccato il suo valore più basso a fine marzo, a 35 reais per azione, il titolo Petrobras stava lentamente risalendo e le tensioni per le interferenze della politica su una delle imprese più ambite dagli investitori sul mercato sembravano essersi placate.
Petrobras, nuovo scontro tra Lula e il Ceo Prates
E invece pochi giorni fa il nuovo scontro, con conseguente crollo del titolo in Borsa: nella seduta di giovedì 4 aprile Petrobras è arrivata a perdere il 5%, salvo poi recuperare a fine giornata, sulle voci di un cambio al vertice dell’azienda. Lula infatti si sarebbe stancato delle continue frizioni col Ceo Jean Paul Prates, pur da lui nominato l’anno scorso, e vorrebbe sostituirlo con Aloízio Mercadante, già ministro nei precedenti governi socialisti e oggi presidente del Bdnes, il Banco Nacional de Desenvolvimento Econômico e Social, una specie di Cdp brasiliana. Non solo: anche sul dividendo extra, Lula ci avrebbe ripensato, spiazzando la comunità finanziaria. Il dividendo straordinario infatti, essendo lo Stato primo azionista, varrebbe un extra budget per le casse del governo di quasi 16 miliardi di reais (oltre 3 miliardi di euro), da incassare a maggio, alla distribuzione della cedola.
Petrobras, l’extra budget e la giravolta di Lula
Questa somma farebbe comodissimo all’attuale esecutivo per raggiungere l’ambizioso obiettivo, mai come quest’anno alla portata, di azzerare il deficit, il che consentirà al governo Lula di liberare altri 50 miliardi di reais (10 miliardi di euro) per ulteriori investimenti nel triennio 2024-2026. Questo ripensamento arriva però dopo che i membri del Cda di Petrobras in quota al governo si erano duramente opposti alle insistenze, a marzo, del Ceo Prates che in una riunione del consiglio aveva proposto di sbloccare almeno la distribuzione del 50% del dividendo extra, ricevendo però una sonora bocciatura. Ora invece la giravolta, con i mercati finanziari che osservano preoccupati.