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Petit Palais, Jusepe de Ribera in una mostra intensa: il suo viaggio in Italia e l’eredità di Caravaggio

Musee Patit Palais Press

Petit Palais presenta la prima retrospettiva francese dedicata a Jusepe de Ribera, uno dei più grandi pittori del XVII secolo. Sebbene lui sia nato in Spagna, ha trascorso tutta la sua carriera in Italia. Per la prima volta, la mostra ripercorre tutta la sua carriera, attingendo alle recenti scoperte scientifiche, che hanno permesso di riattribuire a Ribera un ensemble notevole di dipinti risalenti ai suoi primi anni romani. La mostra offre un confronto unico tra i due momenti più alti della sua carriera: la permanenza a Roma, ora documentato, e il suo periodo napoletano. E lo fa attraverso centinaia di dipinti, disegni e incisioni provenienti da numerosi paesi internazionali e musei: Metropolitan Museum of Art (New York), Prado (Madrid), Galleria Borghese (Roma), Museo di Capodimonte (Napoli), Palazzo Pitti (Firenze), così come i musei francesi come il Louvre, il Musée des Beaux-arts a Rennes e il Musée Fabre a Montpellier, solo per citarne alcuni pochi.

Jusepe de Ribera, Saint Jérôme et l’ange
du Jugement dernier, 1626.
Olio su tela, 262×164 cm.
Museo e Real Bosco di Capodimonte, Napoli.
Su concessione del MiC – Museo e Real
Bosco di Capodimonte
© Archivio dell’arte/Luciano et Marco Pedicini

Ribera e Caravaggio

Ribera, Tenebra e Luce mira a dimostrare che questo artista, oltre il suo ruolo pionieristico nell’interpretazione dell’opera di Caravaggio, è stato uno dei i più grandi pittori dell’età barocca. La mostra ripercorre il filo della carriera di Ribera nel cuore di Caravaggio Italia, esplorando la sua originalità e audacia uniche e i suoi motivi ricorrenti e metamorfosi. La prima sezione esplora gli inizi della carriera di Ribera a Roma. Il pittore, soprannominato “Lo Spagnoletto (il piccolo spagnolo)” – arrivò nella città pontificia intorno al 1605-1606, lo stesso anno in cui Caravaggio partì per Napoli.

I due artisti si sono mai incontrati?

Anche se nessuno può dirlo con certezza, è certo che Caravaggio abbia avuto un ruolo significativo di influenza su Ribera, così come su un’intera generazione di pittori allora residenti a Roma. Durante questo periodo romano, Ribera sviluppò le basi della sua pittura: l’uso del modello dal vivo, un chiaroscuro drammatico, gesti teatrali, a realismo crudo e la rappresentazione di figure a mezzo busto che colpiscono lo spettatore con la loro impressionante frontalità. Questo nuovo vocabolario radicale può essere visto nella sua serie sui cinque sensi, rappresentato in mostra da Allegoria del Gusto (Wadsworth Atheneum, Hartford) e Allegoria dell’olfatto (Collezione Abello, Madrid). È evidente anche nel Apostolados, una serie sugli apostoli, uno dei soggetti preferiti del pittore. La mostra ripercorre la storia della riattribuzione del dipinto di The Giudizio di Salomone (Galleria Borghese) a Ribera dello storico dell’arte Gianni Papi nel 2002. Questa indagine ha contribuito a rivoluzionare la comprensione della produzione romana di Ribera, arricchendola con una sessantina di opere magistrali, tra cui Cristo tra i dottori (Musées de Langres) e La negazione del santo Pietro (Galleria Corsini). Al termine del suo soggiorno a Roma, Ribera si era ormai affermato come uno dei pittori caravaggeschi più apprezzati tra le élite del mondo dell’arte.

Jusepe de Ribera, San Tommaso, 1612. Olio su tela, 126×97 cm. Fondazione Roberto Longhi, Firenze. © Per gentile concessione della Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi di Firenze / Foto Claudio Giusti

Una carriera abbagliante

Nel 1616 l’artista lasciò Roma per Napoli, allora territorio spagnolo. Sposato con la figlia di uno dei pittori più importanti della città, e sostenuto dai poteri costituiti, Ribera regnò sulla scena dell’arte napoletana per quasi quarant’anni e ricevette numerose commissioni prestigiose. La serie che ha prodotto per la Collegiata di Osuna vicino a Siviglia o per la Chiesa della Trinità delle Monache a Napoli ha restituito diversi capolavori, come San Girolamo e l’Angelo del Giudizio (Museo di Capodimonte). Un artista senza eguali nella capacità di trascrivere la realtà quasi tattile degli individui, carne o oggetti, Ribera raffigurava figure ordinarie o improbabili con travolgente acutezza e splendore. Un mendicante (Galleria Borghese), Il vecchio usuraio (Prado) o I ragazzi dai piedi torti (Louvre) vengono tutti trasformati in nobili sudditi. Il suo interesse per le persone ai margini della società si fondeva con il suo gusto per l’insolito, ha dato origine ad immagini potenti, come il famoso Ritratto di Magdalena Venturi, conosciuta anche come La Signora Barbuta (Prado).

Jusepe de Ribera, Apollo e Marsia, 1637. Olio su tela, 182×232 cm. Museo e Real Bosco di Capodimonte, Napoli. Su concessione del MiC – Museo e Real Bosco di Capodimonte / Foto L. Romano.

La sezione napoletana

Nell’ambito della sezione napoletana il pubblico potrà scoprire anche le sue doti da a disegnatore e incisore – abilità piuttosto rare nella galassia Caravaggio – con a mostra di arti grafiche che riunisce prestiti eccezionali del Metropolitan Museum of Art, il British Museum e la Colomer Collection. Il suo altamente un’abile opera d’incisione è presentata grazie alla Collezione Dutuit al Petit Palais. Il gusto di Ribera per un realismo radicale si rifletteva anche nel suo desiderio di dipingere pathos in modo naturale e disadorno. Ha insistito sulla verità dei corpi e carne, anche quando raffigurò Cristo morente in tre Pietà riunite qui per la prima volta: le due Lamentazioni sul Cristo Morto dal National Gallery di Londra e al Museo Thyssen, e La Deposizione di Cristo dal Louvre.

Accanto alle sue composizioni religiose, Ribera ha reinventato l’antico miti, illustrando la sua attrazione per il grottesco e il suo senso di provocazione. La sua tavolozza si schiarì verso la fine della sua carriera, rivelando cieli turchesi, colori sgargianti e tessuti cangianti, degni di Tiziano, come evidente in Apollo e Marsia (Museo di Capodimonte) e Venere e Adone (Palazzo Corsini). L’esposizione culmina in un’ultima spettacolare sala dedicata alle scene di martirio e scuoiamenti, argomento che contribuì anche alla fama di Ribera. Un vero e proprio teatro delle passioni, queste composizioni estreme con la loro profondità neri, arrestate lo spettatore. Il terribile erede di Caravaggio, “più oscuro e feroce” rispetto al maestro, dimostra di non essere un mero interprete del primo ma uno dei più grandi artisti dell’età barocca, con creazioni emozionanti intriso di un audace virtuosismo.

RIBERA (1591-1652) Darkness and Light – Dal 5 novembre 2024 al 23 febbraio 2025

Opera in copertina:

Jusepe de Ribera, Il Reniement de Saint-Pierre, 1615-1616.
Olio su tela, 163×233 cm.
Galleria Corsini, Roma.
© Gallerie Nazionali di Arte Antica, Barberini Corsini Ministero della Cultura

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