Le famiglie italiane hanno preferito nel 2018 ricorrere più al pesce surgelato che a quello fresco. Il dato emerge da rilevazioni effettuate dall’ISMEA l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare sui consumi nel 2018 i cui risultati sono stati diffusi in occasione di Slow Fish. In generale comunque nel 2018 gli acquisti di prodotti ittici in Italia hanno subito un calo di quasi il 2% invertendo la tendenza positiva che si era registrata invece l’anno prima.
Il pesce è tra i prodotti alimentari che maggiormente hanno risentito delle oscillazioni del potere d’acquisto delle famiglie.
L’aumento comunque di consumo di prodotto surgelato fornisce una interessante indicazione sull’orientamento dei consumi verso alcuni prodotti ad alto contenuto di servizio e praticità o verso alcune specie, generalmente di importazione, come il salmone, divenute in pochi anni protagoniste delle nostre tavole.
I dati ISMEA del
2018 mostrano, infatti, un incremento
dell’acquisto per il pesce surgelato confezionato, in larga parte filetti e
bastoncini di merluzzo e platessa, che registra un incremento del 2,6%, mentre tra il fresco sono
poche le specie per le quali si rileva un aumento della domanda (salmone, pesce
persico, orate, merluzzi, spada e meno le alici). Tra le conserve, a fronte di
un calo per alici e sardine, cresce l’interesse per il salmone.
Insomma, l’aumento del consumo di salmone – pesce di
allevamento carnivoro alimentato con mangimi a base di pesce pescato e
antibiotici – e del prodotto congelato e surgelato venduto attraverso la grande
distribuzione ci dicono che probabilmente negli acquisti in fatto di pesce ci
facciamo prendere dalla fretta della vita moderna, quando conoscenza e
consapevolezza ci aiuterebbero a fare scelte più oculate, per il bene nostro e
quello del nostro mare.
Per effetto di
tali cambiamenti, il consumo domestico del fresco rappresenta meno della metà
(48%) della domanda complessiva di pesce. Altro dato che emerge dalla
rilevazione è che la distribuzione moderna si conferma il canale preferito
dalle famiglie per l’acquisto di pesce (oltre l’80% nel 2018), a discapito dei
punti vendita tradizionali.
Complessivamente, sottolinea l’Ismea, una buona parte del pesce che arriva
sulle nostre tavole è di provenienza estera (comunitaria e, in misura
lievemente minore, extracomunitaria). L’import, in costante crescita
nell’ultimo decennio, ha raggiunto 1,35 milioni di tonnellate nel 2018, generando
esborsi complessivi pari a 5,9 miliardi di euro, circa un terzo in più rispetto
a inizio decennio.