Il Group Ceo delle Generali, Giovanni Perissinotto è, per giudizio unanime, l’uomo del momento della finanza italiana. Ha appena concluso vittoriosamente una delle più importanti battaglie della sua vita, che ha visto Cesare Geronzi lasciare la presidenza del Leone di Trieste. “Ero certo – confida – che la Compagnia non potesse sopportare un dissidio al vertice così grave: l’assenza di chiarezza sulla governance e sulla strategia sarebbe stata un disastro per le Generali”. Oggi tutti i poteri di gestione sono nelle sue mani. Questa è la prima intervista che Perissinotto concede dopo il terremoto al vertice delle Generali ed è anche la prima intervista di Firstonline.
FIRST ONLINE – Dottor Perissinotto, dopo lo scontro al vertice delle Generali, tutti i poteri di gestione si concentrano nelle sue mani, ma adesso la responsabilità di raccogliere risultati operativi in linea con i grandi competitor internazionali e di ridare luce a un titolo di borsa che in 10 anni ha perso più del 50% è tutta sua: da dove pensa di cominciare e dove pensa di fare i maggiori profitti?
PERISSINOTTO – Mi lasci premettere che, in un periodo economico e finanziario molto sfidante e ancora carico di tensioni, noi delle Generali siamo molto orgogliosi di come stiamo superando la crisi per almeno tre motivi: non abbiamo licenziato nessuno, non abbiamo mai sospeso i dividendi e, a differenza di tutti i nostri competitor, non abbiamo mai chiesto nemmeno un euro di aumento di capitale ai nostri azionisti. Malgrado ciò, c’è chi ci accusa di essere troppo prudenti, ma non bisogna dimenticare la nostra storia e la nostra identità.
FIRST ONLINE – In che senso?
PERISSINOTTO – In primo luogo il nostro business è concentrato per ¾ dei premi nella Vecchia Europa che cresce meno di altre aree del mondo e in particolare in tre Paesi come l’Italia, la Germania e la Francia. In secondo luogo il nostro business è sbilanciato sul ramo Vita e meno presente nel ramo Danni e nell’Asset management a differenza dei nostri concorrenti. Infine, le nostre dimensioni medie sono inferiori a quelle dei nostri maggiori competitor. Questo spiega perché la nostra redditività globale risulta inferiore, ma dice anche che la nostra redditività intrinseca non ha nulla da invidiare.
FIRST ONLINE – Resta il fatto che Generali produce utili più bassi di Allianz e Axa.
PERISSINOTTO – E’ ora di sfatare le leggende metropolitane e di vedere la realtà per quello che veramente è. I confronti hanno senso se avvengono tra entità omogenee e a parità di condizioni, altrimenti sono fuorvianti o palesemente strumentali. L’utile netto non è affatto un indicatore di performance efficace nel confronto tra gruppi assicurativi e se quello delle Generali risulta apparentemente minore dei competitor lo si deve alle tre ragioni che ho indicato prima e che sono estranee alla gestione operativa. Il business assicurativo Vita, quello dei Danni e l’Asset management sono del tutto diversi e il risultato globale dei gruppi risente del diverso peso relativo di ciascun business. Il confronto più corretto va fatto segmento per segmento.
FIRST ONLINE – Partiamo dai Danni.
PERISSINOTTO – Qui l’indicatore più significativo è il cosiddetto Combined Ratio e le Generali si collocano tra Allianz e Axa: nel 2010 quello di Axa è stato di 99,1% contro il 98,8% delle Generali e il 97,2% di Allianz, che ha maggiormente beneficiato della variazione rispetto al 2009 del run-off delle riserve sinistri, pari a –1 punti percentuali contro -0,3 delle Generali. Ricordo anche che l’Expense Ratio di Generali è il più basso, dimostra cioè che il gruppo è più efficiente in termini di spese.
FIRST ONLINE – E nel ramo Vita?
PERISSINOTTO – Qui gli indicatori cruciali della redditività di gestione sono il rapporto tra Risultato Operativo e Riserve Tecniche Medie e il New Business Margin. Nel primo caso il nostro rapporto è il migliore e supera l’1% contro lo 0,7%-0,8% di Axa e di Allianz. Nel secondo, a fine 2010, Generali è sostanzialmente in linea con Axa ed Allianz, nonostante l’allargamento degli spread dei titoli di Stato italiani che ha avuto un maggiore impatto per noi.
FIRST ONLINE – Da ultimo c’è l’Asset Management.
PERISSINOTTO – Premetto che con le nuove regole di Solvency e di assorbimento di capitale questo settore è molto interessante. Qui il confronto si basa di solito sul rapporto tra Risultato Operativo e masse in gestione e i dati parlano chiaro: malgrado il nostro gestito sia decisamente inferiore alla concorrenza, il nostro segmento finanziario risulta il più redditizio. Infatti per Generali il rapporto è pari allo 0,41% contro lo 0,11% di Axa e lo 0,20% di Allianz. Questi sono i fatti e questo dicono i numeri. Conclusione: la nostra redditività è già molto buona, anche se migliorabile. Siamo diversi dai nostri competitors per dimensioni e tipologia di business. C’è però da dire che la minor volatilità e la continuità di utili, anche in situazioni difficili, è una nostra caratteristica positiva.
FIRST ONLINE – Il mercato però non mostra di apprezzare, perché in 10 anni il titolo delle Generali ha perso più del 50% ed è difficile immaginare che gli investitori siano particolarmente soddisfatti.
PERISSINOTTO – Comprendo la delusione, che è anche nostra, ma la performance di Generali (-50,9%) è sostanzialmente allineata ai due indici assicurativi europei (-49,4% il Sxie Index e – 48,7% lo Sxip Index), leggermente inferiore a quelle di Zurich (- 46,2%) e Axa (- 43%) e migliore di quella di Allianz ( – 62,2%).
FIRST ONLINE – Che cosa pensa di fare per migliorare la performance del titolo in Borsa?
PERISSINOTTO – Le strade sono due: o trovi il grande affare e fai anche il salto dimensionale, ma in questo momento non vedo in giro occasioni di acquisto convenienti, oppure devi migliorare i ratios. é su questo che stiamo lavorando. Le nostre priorità sono quattro: più efficienza, migliori risultati tecnici, più utili e più dividendo. Solo dopo e solo quando il nostro titolo avrà recuperato un livello più adeguato, potremo pensare ad acquisizioni importanti. Questo non vuol dire che, di fronte a opportunità interessanti, non si possa crescere in singoli Paesi o in singoli segmenti.
FIRST ONLINE – Il colpo grosso e il gran salto sono il sogno del suo mandato?
PERISSINOTTO – Assolutamente no, non ho questa ossessione. L’obiettivo del mio mandato, che arriva all’aprile 2013, è alzare la redditività senza rinunciare a una crescita organica e ad una esterna selettiva se si presentano le occasioni giuste. Sono abituato a ragionare da assicuratore, con una visione di medio-lungo periodo e valori profondamente connaturati alla storia delle Generali, che non per caso ha il suo quartier generale a Trieste. Fin da piccolo ho imparato la lezione di un personaggio straordinario come Alfonso Desiata, sono fiero dell’eredità che ha lasciato alle Generali e vorrei essere ricordato come un buon seminatore. Non è importante che raccolga io tutti i frutti della semina, ma è fondamentale che li raccolga la Compagnia.
FIRST ONLINE – L’internazionalizzazione è nel dna delle Generali e il mercato aspetta novità soprattutto dalla Russia: la seconda banca russa, la VTB, con cui state trattando da tempo, ha detto di essere pronta a costituire una società comune e ad entrare nel vostro capitale. L’accordo è dietro l’angolo?
PERISSINOTTO – Per entrare in Paesi da poco aperti al mercato e che conosciamo poco pensiamo che sia essenziale trovare un partner locale e in Russia applichiamo lo stesso schema che abbiamo concordato nell’Est Europa con Ppf. VTB è un’ottima banca, guidata da un presidente come Andrey Kostin che conosco molto bene e che è un manager capace e molto dinamico. Ha quasi 2 mila sportelli, una clientela retail e di grandi e medie imprese e un forte interesse a far crescere con noi il business assicurativo sia nella rete tradizionale che con la multicanalità.
FIRST ONLINE – L’accordo può arrivare a giorni?
PERISSINOTTO – Dobbiamo negoziare i termini e redigere tutti i business plan.
FIRST ONLINE – Sono possibili anche scambi di partecipazioni azionarie?
PERISSINOTTO – Non è di questo che stiamo parlando. Come ho già detto, non cerchiamo incroci azionari.
FIRST ONLINE – Per crescere nell’Est Europeo rivedrete anche lo schema di accordo con Ppf?
PERISSINOTTO – E’ già stato rivisto e fino al 2014 sarà così. Purtroppo, le tensioni e le polemiche strumentali al vertice delle Generali ci hanno costretto a rivelare alla concorrenza particolari importanti , ma più si sono accesi i riflettori sull’accordo con Petr Kellner e più è emersa, non solo la correttezza della nostra compagnia, ma la bontà dell’intesa che sta già dando risultati eccellenti.
FIRST ONLINE – La crescita nell’Est Europeo esclude nuovi investimenti e acquisizioni in altre aree del mondo?
PERISSINOTTO – No, se capitano occasioni convenienti non ci tiriamo indietro. Oltre alla Vecchia Europa, dove c’è il nostro core business, vogliamo crescere ancora nell’Europa dell’Est e in Asia. Siamo già diventati la prima società Vita estera in Cina, abbiamo ottenuto la licenza per operare in Vietnam nel ramo Vita e già da qualche anno siamo attivi in India, mercato di grandi opportunità, dove stiamo riscontrando una crescita molto sostenuta.
FIRST ONLINE – In vista di Solvency 2 il capitale del Leone basta a sostenere uno sviluppo così importante senza rinunciare alla distribuzione dei dividendi?
PERISSINOTTO – Siamo un Gruppo che genera un cash flow importante. Nel 2010 è stato di 2,7 miliardi l’anno, che è servito in gran parte a finanziare la nostra nuova produzione e a pagare il dividendo ai nostri azionisti. In altre parole, le nostre risorse sono sufficienti per uno sviluppo sano e continuo e allo stesso tempo a garantire un pay out intorno al 40%, livello in linea a con i peers.
FIRST ONLINE – Un’altra area del gruppo in cui volete crescere è quella dell’Asset Management e un recente report di Mediobanca indicava nell’acquisizione della svizzera Julius Baer un’occasione da considerare: è un’ipotesi che può diventare plausibile?
PERISSINOTTO – No, non è un nostro target. E’ più appetibile la nostra BSI per loro che Baer per noi. Troppo diverse le dimensioni, ma non solo. Però nell’asset management vogliamo crescere e ci attendiamo un incremento annuo del 25% del risultato operativo di questo segmento nei prossimi anni.
FIRST ONLINE – Quanto è importante e come pensa di realizzare il ribilanciamento tra Vita e Danni nell’attività assicurativa del gruppo?
PERISSINOTTO – Oggi il ramo Danni rappresenta 1/3 del fatturato assicurativo e il Vita i 2/3 e questo non è l’optimum dal punto di vista della diversificazione. Con crescita interna o acquisizione di venditori specializzati vogliamo incrementare il peso del ramo Danni sul fatturato mentre nel Vita puntiamo a migliorare i risultati grazie a prodotti più redditizi che riducano l’assorbimento di capitale.
FIRST ONLINE –La gestione prudenziale degli investimenti finanziari ha ridotto per Generali i costi della crisi, ma le turbolenze legate al rischio sovrano della Grecia, del Portogallo, dell’Irlanda e della Spagna non consigliano di ripensare la politica di portafoglio attenuando la quota di investimenti in titoli di Stato dei PIGS? Qual è oggi l’esposizione del Leone in queste attività?
PERISSINOTTO – Fortunatamente siamo poco esposti sui PIGS. La nostra linea è quella di investire con un severo matching valutario e di scadenze e nei titoli di Stato locali nei Paesi dove vendiamo le nostre polizze. In cifre, questo vuol dire che su 300 miliardi di euro di riserve tecniche del Vita la nostra esposizione netta in titoli di stato dei PIGS è complessivamente di 2,1 miliardi di euro così divisi: 0,5 miliardi in Portogallo, 0,3 miliardi in Irlanda, 0,5 miliardi in Grecia e 0,8 miliardi in Spagna.
FIRST ONLINE – Oltre a investire, la sfida della redditività imporrà anche qualche cessione o l’alleggerimento di qualche partecipazione?
PERISSINOTTO – Sì, sono finiti i tempi in cui si compravano azioni e si dimenticavano nel portafoglio. Il nostro Cda ha stabilito che nessuna nostra partecipazione è strategica: la teniamo se rende, altrimenti prima o poi la vendiamo.
FIRST ONLINE –Ma il mantenimento della vostra quota in RCS è legata a una valutazione di mercato o è una scelta di sistema?
PERISSINOTTO – E’ una scelta che dipende solo dalle valutazioni dei nostri esperti. Non si può vendere una partecipazione senza considerare le prospettive e a prescindere dalle condizioni di borsa. Ma non facciamone un caso: capisco il valore simbolico della nostra quota, ma non dimentichiamo che vale circa 22 milioni di euro su un portafoglio azioni complessivo delle Generali di 27 miliardi di euro.
FIRST ONLINE – Sull’aumento di Intesa sembra invece di capire che in qualche modo il Leone ci sarà: è così?
PERISSINOTTO – Lo ha già chiarito il nostro direttore generale, Agrusti: dipende dai singoli portafogli in cui figurano le nostre partecipazioni in Intesa.
FIRST ONLINE – Quindi?
PERISSINOTTO – Quindi aderiremo in parte.
FIRST ONLINE – Dal dopo Geronzi, il mercato si aspetta sì una maggior focalizzazione sul business e sulla crescita della redditività, ma anche una gestione della governance di Generali più attenta a tutti gli azionisti della Compagnia e non solo al più importante: qual è il suo punto di vista?
PERISSINOTTO – Penso di poter affermare che la nostra gestione è sempre stata rivolta alla redditività e improntata alla trasparenza: il management presenta i suoi piani al consiglio d’amministrazione e, se questi vengono approvati, li illustra agli analisti e al mercato e li implementa nell’interesse di tutti gli azionisti. Poi tocca al team di manager gestirli al meglio. Io credo profondamente nel gioco di squadra e nella qualità dei nostri impiegati, funzionari e dirigenti. Finché sarò io il Ceo la gestione delle Generali non sarà mai monocratica.
FIRST ONLINE – C’è chi dice che, dopo le scintille di Trieste, l’autunno si scalderà in Mediobanca dove i francesi venderanno cara la pelle e il rinnovo del patto di sindacato non sarà semplice: che cosa ne pensa e come si muoverà Generali?
PERISSINOTTO – Mediobanca è un nostro azionista importante e storico e per Generali è fondamentale basarsi su un nucleo stabile di soci. A ognuno, però, il suo mestiere: il nostro è quello di vendere polizze. Teniamo molto alla nostra autonomia e rispettiamo quella altrui.. Sono sicuro che Mediobanca continuerà a rappresentare un punto di riferimento nello scenario finanziario del nostro Paese.