Dopo quella spagnola torna a suonare la sirena greca. Dalla stampa tedesca arriva oggi un nuovo allarme sulla sostenibilità del debito ellenico. Secondo il settimanale tedesco Der Spiegel, che cita non meglio identificate “fonti ufficiali” Ue, il Fondo Monetario internazionale sarebbe intenzionato a bloccare gli aiuti alla Grecia. Atene non ce la farebbe a ridurre il debito al 120% del Pil entro il 2020 e mantenere i propri impegni sulle riforme. Questo vorrebbe dire per i Paesi dell’Eurozona un ulteriore esborso in aiuti di 10-50 miliardi. E nessuno sarebbe intenzionato a spendere più del previsto. Torna così lo spettro del default, che potrebbe arrivare già a settembre.
L’Ue per il momento non si sbilancia. Simon O’Connor, portavoce del commissario agli Affari monetari Olli Rehn, non commenta, limitandosi a dire di “non sapere da dove vengano queste informazioni dello Spiegel” e ricordando che solo domani partirà la nuova missione in Grecia della troika. I tecnici di Ue, Fmi e Bce analizzeranno il programma economico del nuovo governo greco e il loro rapporto sarà determinante per l’ok al nuovo prestito da 31,5 miliardi di euro previsto per settembre.
Da Berlino però il ministro dell’Economia, Philipp Roesler, si è detto “più che scettico” sulla possibilità che Atene rispetti gli impegni. “Se la Grecia non soddisfa i requisiti chiesti – ha proseguito il ministro -, non ci potranno essere più risorse verso il Paese”. Parole che hanno inevitabilmente aggravato le tensioni sui mercati.
Più cauto il ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, che in un’intervista alla Bild si è limitato a lanciare un avvertimento: “Se ci sono dei ritardi – ha detto -, la Grecia deve provvedere a risolverli”. Ma il ministro conservatore si è poi rifiutato di fare previsioni sulla permanenza o meno di Atene nella zona euro: “Non voglio precedere la troika. Quando il suo rapporto sarà pronto l’Eurogruppo si riunirà”.
Schaeuble ha anche affermato di non vedere paralleli tra la situazione della Grecia e quella della Spagna, per la quale l’Eurogruppo ha approvato venerdì un piano di aiuti al settore bancario da 100 miliardi di euro: “Le cause della crisi nei due Paesi sono diverse – ha spiegato il ministro tedesco -. L’economia spagnola è molto più competitiva e ha una struttura differente. Il Paese si riprenderà rapidamente”.
Un’altra parziale rassicurazione è arrivata ieri dal presidente della Bce, Mario Draghi, che ha definito l’euro “irreversibile” e ha negato il pericolo di “un’esplosione”. Il banchiere italiano ha però sottolineato anche che l’Eurotower non ha il mandato per risolvere i problemi finanziari degli Stati.