Perché una diseguaglianza crescente è importante per le prospettive dell’economia cinese? Una premessa: Corrado Gini, un professore di statistica che insegnava alla Bocconi negli anni Venti, è ricordato in tutto il mondo per il suo ‘coefficiente Gini’, la misura più usata per valutare la diseguaglianza nella distribuzione dei redditi: varia da 1 (massima diseguaglianza) a zero (perfetta eguaglianza). Ebbene, in Cina, secondo un recentissimo studio del China Household Finance Centre, il Gini della Cina ha raggiunto 0,61 – al di là della media degli altri paesi – ed è in crescita rispetto al passato.
Anche se una crescita delle diseguaglianze è fisiologica nei primi stadi dello sviluppo economico, questo andamento è preoccupante perché in Cina non esistono meccanismi di consenso democratico che orientino le scelte dei governanti. Tuttavia, la riduzione delle diseguaglianze non può che essere in cima alle preoccupazioni della nuova dirigenza cinese: dato che sono limitati i gradi di libertà politica, meglio assicurare migliori condizioni economiche per attenuare la domanda di democrazia. E tutto questo può essere fatto solo spingendo sulla domanda interna. Questa ‘nuova frontiera’ della politica economica cinese varrà a mantenere alto il tasso di crescita, e i mezzi per farlo non mancano: sia la politica di bilancio che quella monetaria hanno ancora spazio per farsi più espansive.