Nelle telecomunicazioni consolidamento e sviluppo della concorrenza non sono antitetici ma le regole del gioco devono essere chiare. Quanto alla rete è certamente auspicabile una collaborazione tra gli operatori per utilizzare risorse comuni ma “il modello della rete unica e neutrale non esiste in nessun Paese, anche se la Gran Bretagna si approssima” e, infine, sul futuro dell’ambita Metroweb “la condizione più importante è garantire l’accesso alla sua infrastruttura di rete in maniera non discriminatoria”. Sono le idee di Alberto Pera, oggi avvocato in uno dei maggiori studi italiani e consigliere d’amministrazione dell’Enel ma con un passato da segretario generale dell’Autorità Antitrust che lo ha sempre portato a riservare un’attenzione particolare alle telecomunicazioni, settore nevralgico per lo sviluppo del Paese ma anche molto complesso da regolare. Ecco l’intervista che in proposito ha rilasciato a FIRSTonline.
FIRSTonline – Il piano del Governo per lo sviluppo della banda ultralarga, la recente indagine dell’Antitrust e dell’Agcom, i segnali di consolidamento del settore e la corsa alla conquista di Metroweb tra Telecom Italia e Vodafone rivelano che le telecomunicazioni italiane sono di nuovo di fronte a un passaggio cruciale ma una domanda sovrasta le altre: le aggregazioni e le fusioni tra società o loro asset sono compatibili con la tutela e lo sviluppo della concorrenza?
PERA – Veramente, a livello europeo, e nella prospettiva di ulteriore sviluppo del mercato interno delle comunicazioni, viene visto come auspicabile, e anzi inevitabile, un processo di consolidamento degli operatori, al fine di conseguire economie di scala e di gamma, e di avere operatori che si fanno concorrenza a livello continentale. Questo processo probabilmente avrà riflessi anche in Italia: Tuttavia, i fattori che determinano la concorrenza a livello nazionale possono essere diversi, in particolare ci possono essere problemi di accesso all’infrastruttura o rischi di condotte collusive, e quindi va sempre prestata attenzione agli effetti delle specifiche operazioni sulla concorrenza.
FIRSTonline – L’indagine Antitrust-Agcom sulle tlc ha focalizzato le sue attenzioni sulla collocazione della rete fissa con tre considerazioni principali: l’assetto ideale della rete sarebbe quello in capo a un soggetto indipendente che non faccia attività di servizio, un a vigilanza particolare nel caso in cui l’incumbent dovesse rilevare nuovi asset e, infine, l’incoraggiamento a forme di joint tra operatori per lo sviluppo della rete, ritenute le più probabili e realistiche tra i vari scenari possibili. Lei che cosa ne pensa?
PERA – L’indagine parte da un assunto circa la evoluzione della tecnologia in fibra che per la verità, se generalizzato, appare quanto meno discutibile: non solo da noi, ma in Europa prevale l’idea che la tecnologia basata sul rame offra ancora notevoli possibilità. E’ alla luce di questa diversa considerazione che vanno esaminate le proposte. Astrattamente può pensarsi che l’assetto ideale sarebbe quello di un soggetto indipendente. Però la tecnologia delle comunicazioni è in continua evoluzione, e l’incentivo dato dalla concorrenza potrebbe essere opportuno. Di fatto il modello della rete unica e neutrale non esiste in nessun paese, anche se la Gran Bretagna si approssima. La collaborazione tra più operatori al fine di utilizzare risorse comuni (ad esempio i cavidotti) è certamente auspicabile. Se l’idea è quella di una collaborazione più vasta e strutturale, una specie di società cooperativa delle reti, si tratta di un progetto estremamente complesso, che rischia di avere un impatto sulla concorrenza a valle. Supposto che ne sussistano le condizioni economiche, e che gli operatori siano disponibili, dovrebbe essere disegnato con grande perizia per dar luogo a un’assoluta separazione tra area di mercato e area di servizi infrastrutturali e certamente sarebbe sottoposto a uno scrutinio molto attento dalle Autorità Antitrust.
FIRSTonline – La corsa a Metroweb, che ha la più estesa rete in fibra ottica d’Europa incentrata su Milano, è il caso che maggiormente tiene banco e da cui possono dipendere l’assetto futuro del settore e gli spazi di concorrenza: a quali condizioni dovrebbe avvenire l’operazione per conciliare sviluppo della rete e concorrenza?
PERA – A me sembra che, chiunque sia l’acquirente, la condizione più importante sia garantire l’accesso all’infrastruttura di Metroweb in maniera non discriminatoria. E sicuramente qualora l’Autorità Antitrust se ne dovesse occupare, questo sarà uno dei temi. Naturalmente poi possono porsi altri temi in relazione all’articolazione del mercato e alla diffusione della fibra.
FIRSTonline – Nella vendita di Metroweb la gara è decisiva? Basta il prezzo per decidere l’acquirente di Metroweb o i profili concorrenziali sono determinanti? Che garanzie dovrebbe dare Telecom, che attualmente è il soggetto più forte sulla rete, e quali dovrebbe fornire Vodafone?
PERA -Se F2i ha interesse a vendere, fa bene a vendere al prezzo migliore. Piuttosto il quadro regolatorio dovrebbe essere chiaro e i potenziali acquirenti dovrebbero avere chiaro quali vincoli potrebbero trovarsi a sopportare, così da poter calibrare le loro offerte. In particolare, come detto, per quel che riguarda la garanzia dell’accesso, che riguarda tanto Vodafone che Telecom. E’ chiaro comunque che nel caso di Telecom c’è un’incognita in più, rappresentata dalla valutazione dell’Antitrust circa gli effetti sui diversi mercati che, come anticipato già nella Indagine Conoscitiva, potrebbe essere problematica: Telecom potrebbe trovarsi a dover dare ulteriori concessioni per avere un via libera all’acquisizione.
FIRSTonline – E’ realistico pensare che la vendita di Metroweb possa aprire la strada a una società della rete composta da tutti gli operatori che vi conferirebbero i loro asset e nella quale faccia da apri pista e da garante la Cdp? Il Governo e le Authority possono giocare un ruolo in questo campo?
PERA – Ho già accennato che sarebbe un’operazione molto complessa anche dal punto di vista dell’assetto al fine di impedire esiti collusivi. Ma in primo luogo c’è il problema economico della valutazione degli assets conferiti dalle varie società, e in particolare di quelli conferiti da Telecom. E questo mi sembra un problema molto difficilmente risolvibile nell’attuale situazione. E non auspicherei un intervento del Governo in materia.
FIRSTonline – C’è chi dice che in Italia gli operatori di telefonia mobile siano troppi e che il fatto che qualcuno di essi non abbia mai raggiunto l’equlibrio di bilancio segnali forme di dumping che ha avvantaggiato i consumatori ma distorto il mercato: lei che cosa ne pensa?
PERA – E’ l’essenza della concorrenza che si cerchi di affermarsi sul mercato, e non mi sembrerebbe il caso di parlare di dumping. Alla fine il grado di concorrenza nel mercato della telefonia mobile è un fatto altamente positivo. E ha consentito ai diversi operatori di proporsi anche con caratteristiche diverse, ad esempio per quel che riguarda la qualità del servizio, e anche di offerte economiche.
FIRSTonline – Che cosa pensa del piano del Governo sulla banda larga?
PERA – A me sembra che il problema principale del settore sia la crescita della domanda. Tranne che in casi limitati, non vi è grande domanda per servizi informatici avanzati che necessitino di banda ultralarga e quindi di una vasta rete in fibra. E questo è grave in quanto si riflette in una struttura industriale e di offerta di servizi non avanzata (penso per esempio al settore turistico, in un’epoca in cui i servizi turistici vengono in maniera crescete commercializzati sul web). Il Governo dovrebbe elaborare un piano organico per i servizi della Pubblica Amministrazione e nelle scuole e contribuire a sviluppare una cultura informatica tra le imprese e i cittadini. Una maggiore domanda renderebbe più attraenti gli investimenti.