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Per fare affari in valuta cinese ora si va a Londra

Nella sfida tra Londra e Singapore per aggiudicarsi il secondo posto come piazza offshore del business connesso al renminbi, la City riceve l’appoggio di Pechino. I vantaggi potenziali per entrambe le parti non mancano, ma permangono tuttavia alcune difficoltà da superare.

Per fare affari in valuta cinese ora si va a Londra

Lo sviluppo del mercato del renminbi offshore (la valuta cinese commercializzata a Hong Kong – CNH) procede inarrestabilmente. Hong Kong, centro finanziario di questo mercato per eccellenza, ha collaborato con la Mainland nel corso degli ultimi anni al servizio di un grande scopo: la promozione di una valuta cinese globale. L’impegno delle autorità cinesi nella realizzazione di questo obiettivo ha portato all’ampliamento del mercato interbancario preposto, allo sviluppo dei depositi e alla diffusione di una serie di prodotti finanziari, ancora in via di diversificazione, denominati in yuan offshore.

Hong Kong ha beneficiato in misura rilevante delle opportunità di business legate al mercato del CNH: infatti, secondo le stime promulgate dall’Autorità Monetaria della città alla fine di gennaio, i depositi in valuta offshore sfioravano un valore di quasi 91 miliardi di dollari, mentre la vendita di Dim Sum bonds (obbligazioni denominate in valuta cinese offshore) è triplicata nel corso del 2011, raggiungendo un valore di 50.7 miliardi di yuan (quasi USD 8mld).

Nella fase attuale, l’incremento nella diffusione di prodotti denominati in CNH, la promozione dell’utilizzo del renminbi nei pagamenti internazionali con la Cina (che lo scorso anno ha coperto l’11% del commercio totale cinese, per un valore pari a USD 25 mld), l’aumento dei depositi in valuta, nonché del numero di istituzioni bancarie autorizzate a operare in renminbi (al momento 134), costituiscono l’insieme di presupposti atti ad aumentare la liquidità del mercato dello yuan offshore, favorendo una diversificazione dei prodotti offerti, dei rendimenti associati e un’estensione dell’offerta degli stessi su scala internazionale.

Lo sviluppo del business legato al CNH in mercati secondari rappresenta un passo successivo importante allo stadio attuale del mercato offshore dello yuan, accordando inoltre vantaggi inestimabili per le piazze finanziarie coinvolte. Nella sfida tra le principali piazze finanziarie del mondo a proporsi come centro secondario per il mercato del CNH la competizione sembra restringersi a Singapore e Londra.

Molte banche internazionali, tra cui la Royal Bank of Scotland e la CITIC (China International Trust and Investment Corporation), all’inizio del 2011, avevano espresso le loro aspettative sull’ascesa di Singapore come secondo centro finanziario per il CNH, in virtù di alcuni vantaggi di cui gode la città-stato. Singapore si distingue non solo per le ottime infrastrutture finanziarie di cui dispone, che fanno di essa la seconda maggiore borsa in Asia (dopo Tokyo) e che favorirebbero lo sviluppo e la diffusione del renminbi offshore, ma anche per gli stretti legami commerciali e culturali che intrattiene con la Cina. Dimostrativo di questa relazione, è l’accordo per l’istituzione di una swap line del valore di 150 mld di yuan (USD 22.8mld), contratto direttamente con la People’s Bank of China: questo accordo swap si contraddistingue per essere il terzo per importo (dopo Hong Kong e Corea del Sud), ma il primo in proporzione alla quota che Singapore riveste nel totale degli scambi commerciali della Cina con l’Asia.

Tuttavia, sebbene Singapore sembrasse la favorita fino all’inizio dello scorso anno, lo sviluppo del mercato del CNH nel corso del 2011 e il recente appoggio ufficiale di Pechino a Londra, sembrano rivolgere ora i riflettori verso la City. Secondo i dati rilevati dalla Swift (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication), la percentuale detenuta da Londra nei pagamenti realizzati in yuan al di fuori di Hong Kong e Cina è aumentata, nel corso del 2011, dal 22.1% nel primo quadrimestre, al 30.1% nell’ultimo quadrimestre dell’annol. A essere stata penalizzata dal successo di Londra è stata, infatti, Singapore, che nello stesso periodo ha osservato una contrazione della propria quota dal 52.9% all’inizio dell’anno, al 30.6% nell’ultimo quadrimestre.

Un altro punto a favore è stato inoltre l’appoggio espresso pubblicamente da Pechino nei confronti di Londra: a seguito dell’incontro, nel settembre 2011, tra il Cancelliere dello Scacchiere George Osborne e il vicepremier cinese Wang Qishan, a gennaio di quest’anno, l’Autorità Monetaria di Hong Kong e il Dipartimento del Tesoro del Regno Unito, hanno congiuntamente annunciato il lancio di un forum rivolto al settore privato, la cui funzione consiste nel facilitare la cooperazione tra Londra e Hong Kong nella promozione del business associato al CNH. La task force è composta al suo interno da rappresentati delle maggiori istituzioni finanziarie delle due città, tra cui HSBC, Bank of China, Deutsche Bank, Barclays e Standard Chartered. Per la discussione delle principali questioni relative al mercato del CNH all’interno del forum, sono previsti due incontri l’anno, il primo dei quali si terrà ad Hong Kong il prossimo maggio. I temi su cui si prevede che il forum focalizzi la propria attenzione in tale occasione comprendono: lo studio di prodotti finanziari denominati in CNH, la promozione di una maggiore liquidità del mercato del renminbi e lo sviluppo di sistemi per la regolazione e compensazione dei pagamenti realizzati attraverso l’utilizzo della valuta cinese.

Tra le altre misure adottate allo scopo di facilitare lo sviluppo del mercato offshore del renminbi nella City, Hong Kong ha annunciato, inoltre, la decisione di voler estendere a 15 ore al giorno, a partire da fine giugno, l’orario di operatività del proprio sistema per la regolazione real-time in renminbi (dalle 8.30 alle 23.30 ora di Hong Kong), accordando così alle istituzioni finanziarie britanniche la possibilità di disporre di una finestra sufficientemente ampia per la gestione dei pagamenti in CNH attraverso l’utilizzo della piattaforma di Hong Kong.

Il coinvolgimento della City nel mercato dello yuan offshore comporterebbe vantaggi per entrambe le parti. La possibilità di appoggiarsi alla piazza britannica, il più grande centro finanziario a livello mondiale, soddisferebbe la necessità della Cina di avvalersi di know how, strutture e competenze di cui manca, estendendo contemporaneamente il mercato offshore del renminbi in Europa e ponendo le basi per un’ulteriore diffusione della valuta cinese. Dall’altro lato, i profitti stimati per la City supererebbero il miliardo di sterline, oltre al guadagno in termini di prestigio e reputazione in qualità di unico centro per il CNH fuori dall’Asia.

Non mancano comunque ostacoli all’approdo della valuta cinese nella City: nonostante l’appoggio di Pechino nella promozione di Londra come seconda piazza finanziaria per il CNH sia stato interpretato da molti come un segnale verso una maggiore distensione nei controlli dei flussi di capitali e del valore del renminbi, questa valuta resta ancora relativamente nuova tra gli investitori della City. Tra le difficoltà associate a questo progetto di collaborazione, oltre alla necessità di stabilire una linea swap in valuta cinese tra i due paesi e alle problematicità dovute alla non piena convertibilità del renminbi, si aggiunge la questione della ridotta dimensione del business associato al CNH, che potrebbe comportare una certa diffidenza da parte degli investitori europei, motivata dall’eventualità di rischi come, per esempio, l’incertezza circa la sufficiente liquidità del mercato.

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