Facciamo grande, grandissimo uso di peperoncino e la domanda dei consumatori italiani è in costante crescita. Una tendenza che dura oramai da anni e che non si attenua. Insomma, il peperoncino piace non solo come spezia gastronomica per dare sapore al cibo ma piace soprattutto per i suoi benefici nutraceutici, per le tantissime vitamine fondamentali che apporta all’organismo – fra cui una delle più elevate concentrazioni di vitamina C- per uso cosmetico, non da ultimo per i suoi impieghi decorativi.
Peperoncino, i benefici cardiovascolari in uno studio pubblicato dalla Fondazione Veronesi
Secondo uno studio pubblicato dalla Fondazione Veronesi il consumo frequente di peperoncino riduce il rischio di morte per cause cardiovascolari. Monitorando per oltre otto anni lo stato di salute di quasi 23mila adulti arruolati nello studio Moli-Sani, gli autori sono giunti a dimostrare che, nelle persone che consumavano peperoncino quattro o più volte a settimana, il rischio di morire era più basso. «In maniera particolarmente significativa a causa di un infarto e di un ictus cerebrale».
Inoltre diversi studi pubblicati in questi ultimi tempi hanno attestato che il peperoncino avrebbe un’azione antibatterica e vasodilatrice. Ma non solo. Contribuirebbe infatti anche a tenere sotto controllo i valori del colesterolo e della pressione sanguigna. E, sulla base delle conclusioni di uno studio pubblicato nel 2017 sull’International Journal of Food Sciences and Nutrition, sarebbe un elemento di cui non privarsi mai nel corso di una dieta dimagrante (grazie al suo potenziale effetto positivo sul metabolismo).
Importiamo oltre 2000 tonnellate da paesi extra Ue e asiatici dove non vengono rispettate le norme sanitarie
Ma la produzione del peperoncino made in Italy purtroppo non riesce a coprire la domanda nazionale. Nel nostro paese si produce solo il 30% de peperoncini consumati durante l’anno, l’altro 70% arriva dall’estero soprattutto dai mercati extra UE. Per intenderci parliamo di 2000 tonnellate annue che vengono dalla Cina dall’Egitto dalla Turchia a bassissimo prezzo 1/5 in meno di quanto costa quello prodotto in Italia ma anche a bassissimo livello di qualità e di salubrità. Non è solo un problema di qualità – un esempio per tutti In Cina non ci vanno tanto per il sottile la piantina viene triturata interamente compresi picciolo foglie e radici – ma soprattutto quel che più desta preoccupazione è un problema dei salubrità fito sanitaria per il largo uso che si fa in questi paesi di diserbanti nocivi per la salute, di concimi chimici da noi vietati, e per l’uso di conservanti che da noi sono assolutamente proibiti.
A Rieti la Fiera del peperoncino 2022
Per questo è attesa con molto interesse la Fiera Mondiale Campionaria del Peperoncino che si svolge ogni anno a Rieti e che si terrà dal 24 al 28 agosto. Un appuntamento che nel tempo ha assunto una importanza particolare per la promozione e la salvaguardia di quello che è oramai diventato un vero e proprio made in Italy di qualità che può offrire interessanti possibilità di sviluppo.
Un Hub di 500 mq dedicato alle eccellenze dell’agroalimentare italiano, 150 stand, oltre 500 varietà di peperoncino provenienti da ogni parte del mondo, cooking show formativi riservati alla valorizzazione del territorio e dei prodotti nazionali e spazi di confronto e di analisi fra gli stakeholder del settore, sono alcuni dei protagonisti della Undicesima edizione della Fiera
Le novità sono state presentate presso la Sala Cavour del Mipaaf alla presenza del sottosegretario Francesco Battistoni, del sindaco di Rieti, Daniele Sinibaldi, del presidente della Provincia di Rieti, Mariano Calisse e del presidente dell’Associazione ‘Rieti Cuore Piccante’, Livio Rositani organizzatore della Fiera Mondiale Campionaria del Peperoncino.
“La Fiera del peperonicino 2022 punta ad unire alla conoscenza e allo studio del prodotto, la sua sostenibilità e il suo essere un alimento che, a pieno titolo, fa parte del made in Italy e della Dieta Mediterranea – ha dichiarato in apertura Livio Rositani, presidente dell’Associazione ‘Rieti Cuore Piccante’.
Peperoncino: un salutare made in Italy che può offrire interessanti prospettive di sviluppo territoriale
“L’obiettivo – ha proseguito – è quello di promuovere e valorizzare le filiere, i produttori, gli agricoltori e le tipicità di questo vegetale che può vantare qualità organolettiche fra le più ampie in assoluto. La finalità di questa Undicesima edizione – ha concluso Rositani – è far crescere il comparto e le realtà produttive locali e territoriali dalle quali partono e si sviluppano il nostro agroalimentare e le nostre filiere d’eccellenza”.
“Con questo evento il Mipaaf vuole ribadire, ancora una volta, la centralità dei nostri agricoltori e della nostra industria agroalimentare che rappresentano un’eccellenza di cui essere fieri ed orgogliosi” – ha dichiarato il sottosegretario al Mipaaf, Francesco Battistoni. “Il peperoncino e le filiere produttive – ha continuato – descrivono una storia, una tradizione e una cultura della terra, che in Italia trovano la loro massima espressione. Grazie al lavoro, agli studi e alle ricerche scientifiche – ha proseguito – il comparto delle sementi vive da anni una crescita costante sia nei consumi domestici sia nell’export. Ciò – ha concluso Battistoni – ci permette di raccontare l’Italia delle eccellenze e delle sue tipicità territoriali e regionali che la rendono unica e che ci fa apprezzare nel mondo per la qualità dei nostri prodotti”.
Fra i molti argomenti da affrontare c’è quello di prospettare la creazione di denominazioni di origine territoriale, cosa che darebbe ai consumatori garanzia di qualità, tracciabilità, salubrità e un valore aggiunto adeguato alla parte produttiva, incentivata ad aumentarne la coltivazione estensiva, presente oggi soprattutto in Calabria, Lazio, Basilicata, Campania e Abruzzo. Secondo uno studio del Crea si verrebbe, così, incontro “alla domanda sempre crescente dell’industria alimentare e alle esigenze dell’export, se pensiamo, per esempio, che nei Paesi Bassi va il 50% della produzione calabrese”.
Ma soprattutto sottolinea il Crea: “Il sistema produttivo italiano, oltre a certificazioni di qualità, avrebbe, bisogno anche di un ammodernamento delle tecniche di lavorazione per abbattere i costi produttivi, a partire dal miglioramento varietale delle cultivar, per ottenere frutti concentrati sulla parte superiore ed esterna della pianta, più facilmente distaccabili nelle operazioni di raccolta con macchine agevolatrici”.