Adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita, rivalutazione dei trattamenti, Ape volontaria e Ape social. Sono diverse le novità in arrivo nel 2018-2019 sul fronte pensioni. Non c’è quella più attesa dai sindacati: lo stop universale all’innalzamento dell’asticella per il trattamento di vecchiaia a 67 anni dall’anno prossimo. Secondo il governo (ma anche secondo Banca d’Italia e Bruxelles), un intervento simile avrebbe messo a rischio la tenuta del sistema previdenziale nel medio periodo. Quindi niente da fare.
L’Esecutivo ha scelto di puntare su misure dall’impatto decisamente più contenuto, che tuttavia avranno un valore per alcune migliaia di contribuenti.
Vediamo di cosa si tratta.
APE SOCIAL
L’ultima legge di Bilancio ha esteso la platea dell’Ape social a quattro nuove categorie di lavoratori impegnati in attività gravose (braccianti, siderurgici, marittimi e pescatori), che si aggiungono alle 11 originarie.
Con la manovra è stato introdotto anche un aumento dello sconto contributivo per le mamme lavoratrici: il requisito scende di un anno per figlio, fino a un massimo di due anni.
APE VOLONTARIO
Dovrebbe partire entro gennaio, ovvero con otto mesi di ritardo, l’anticipo pensionistico con prestito bancario assicurato (Ape volontario). Le firme sulle convenzioni con banche e compagnie assicuratrici ancora non ci sono, ma ormai dovrebbe mancare poco.
ADEGUAMENTO ETÀ PENSIONABILE
Alla fine, lo stop all’aumento dell’età pensionabile a 67 anni dal 2019 sarà concesso solo a 14.600 lavoratori impegnati in 15 attività gravose, le stesse che danno diritto all’Ape social. Per gli scatti futuri, tuttavia, sarà modificato il meccanismo di adeguamento all’aspettativa di vita.
RIVALUTAZIONE
Già dal pagamento di oggi, mercoledì 3 gennaio, torna l’indicizzazione delle pensioni, bloccata ormai da due anni. Gli assegni saranno rivalutati in base all’inflazione del 2017, per ora stimata all’1,1%.
EQUIPARAZIONE UOMO-DONNA
Quest’anno si chiude il percorso iniziato sei anni fa per allineare l’età pensionabile di uomini e donne. Nel 2018 il requisito unico è di 66 anni e 7 mesi, ma salirà a 67 anni nel 2019 (fatte salve le eccezioni di cui abbiamo detto).
Al momento, l’aggravio è di un anno per le dipendenti del settore privato (che fino all’anno scorso potevano uscire a 65 anni e 7 mesi) e di sei mesi per le lavoratrici autonome (che nel 2017 potevano andare in pensione di vecchiaia a 66 anni e un mese).
L’unica cosa positiva dell’ape volontaria è che non sarà il PD a perfezionarla