Lo sappiamo, pensare oggi alla pensione non è proprio elettrizzante, soprattutto se siete giovani e vi sembra che il tema della previdenza non vi riguardi ancora. Ma non sottovalutate il problema rimandando all’infinito il momento in cui occuparvene, perché rischiate di trovarvi in difficoltà nel momento del bisogno: soprattutto per chi è nato negli anni ’80 e ‘90 infatti, sarà molto difficile ottenere una pensione affidandosi esclusivamente alle risorse pubbliche. Se non ne siete convinti provate a riflettere un attimo su alcuni aspetti:
– La popolazione sta invecchiando e ci saranno sempre meno persone a contribuire alla crescita economica e alla spesa pensionistica
– Secondo i calcoli della Ragioneria di Stato, la pensione media sarà sempre più bassa rispetto all’ultimo stipendio. Di conseguenza, se volete mantenere inalterato il vostro tenore di vita sarete obbligati a risparmiare qualcosa in più.
Il nostro non vuole essere terrorismo psicologico, ma un richiamo alla cruda realtà. Persino il presidente dell’Inps, Tito Boeri, sta facendo una campagna per sensibilizzare i giovani sul tema della pensione:
“Le persone nate nel 1980 – ha detto Boeri – dovranno lavorare più a lungo, anche fino a 75 anni! E prenderanno una pensione che in media sarà inferiore del 25% rispetto a quella percepita dalla generazione del 1945”.
Del resto l’allarmismo pare giustificato, almeno stando alle proiezioni dell’Inps, che ha realizzato una simulazione su un campione di 5.000 soggetti nati nel 1980, supponendo che nei prossimi anni l’Italia crescerà in linea con le previsioni del DEF fino al 2019 e, successivamente, a un ritmo dell’1% all’anno.
Ebbene, in base a questi calcoli chi andrà in pensione nel 2050 – all’età di 70 anni – percepirà in media 1.593 euro al mese, contro i 2.106 di chi è andato in pensione nel 2014, tenendo conto dell’allungamento medio della vita lavorativa. Insomma, stando a queste proiezioni una buona parte dei “Millennials” è destinata a lavorare più a lungo per uno stipendio pensionistico più basso.