Condividi

Pensioni, reddito di cittadinanza, condono: ecco la manovra

Dopo un lungo braccio di ferro tra Lega e Cinque Stelle, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alla manovra di bilancio da 37 miliardi largamente finanziati a debito che farà arrabbiare la Ue e preoccupa i mercati – Generoso condono fiscale, niente stangata sulle pensioni da 3.500 euro ma anticipo della pensione a quota 100 e via nel 2019 al controverso reddito di cittadinanza

Pensioni, reddito di cittadinanza, condono: ecco la manovra

Condono fiscale, parziale superamento della legge Fornero sulle pensioni e taglio di quelle medio-alte ma da 4.500 euro al mese e non subito, reddito di cittadinanza dai primi mesi del 2019 e poi ancora: niente aumento Iva ma più tasse per banche e assicurazioni, via il superticket della sanità, stretta sull’immigrazione e sul gioco d’azzardo. Sono questi i cardini della manovra di bilancio 2019 approvata ieri sera dal Consiglio dei ministri dopo un lungo braccio di ferro tra Lega e Cinque Stelle, e subito spedita a Bruxelles. È una manovra da 37 miliardi, largamente finanziata in deficit, che viola i vincoli europei di bilancio, prepara uno scontro fra Italia e Commissione europea (Bruxelles minaccia l’avvio di una procedura di infrazione) e soprattutto farà sussultare i mercati finanziari.

Ma ecco i punti essenziali della manovra, nella quale la linea della Lega è in molti casi prevalsa su quella dei Cinque Stelle, che possono però vantare l’avvio del reddito di cittadinanza per l’anno prossimo.

CONDONO FISCALE

Piccoli e grandi evasori possono esultare, alla faccia dei contribuenti onesti, per la sanatoria fiscale del Governo che prevede:

  1. la rottamazione-ter della cartelle fiscali;
  2. la sanatoria delle liti fiscali in corso;
  3. la cancellazione completa e definitiva dei debiti fiscali dei contribuenti fino a mille euro (bolli e multe comprese);
  4. la possibilità per chi ha evaso le tasse negli anni scorsi di mettersi a posto con il fisco presentando una dichiarazione integrativa e pagando solo il 20% del nuovo imponibile Irpef emerso, che non potrà essere superiore ai 100 mila e non potrà superare del 30% quello dichiarato in precedenza in modo fraudolento: è questa la vera novità del pacchetto fiscale, sulla scia del condono tombale a suo tempo varato da Berlusconi e Tremonti.

FLAT TAX AL 15% PER LE PARTITE IVA

La manovra fiscale prevede inoltre l’avvio della flat tax al 15% per l’Iva dei piccoli imprenditori e professionisti che, per ciò stesso, saranno esclusi dal condono dell’Iva. Via inoltre le vecchie agevolazioni fiscali previste per le imprese, cioè l’Ace, ovvero l’aiuto alla crescita economica che era stata introdotta nel 2010 e l’Iri, che in realtà doveva entrare in vigore nel 2019 e che prevedeva una nuova disciplina dell’imposta sul reddito d’impresa per le società individuali e per le società di persone.

NIENTE AUMENTO DELL’IVA

Il Governo sterilizza anche per il 2019 le clausole di salvaguardia concordate in sede europea che avrebbero comportato un aumento dell’Iva per 12,5 miliardi a partire dal prossimo primo gennaio con un aumento dell’aliquota più bassa dal 10 all’11,5% e di quella più alta dal 22 al 24%: aumenti che non ci saranno ma che costano caro alle casse dello Stato.

PIÙ TASSE PER BANCHE E ASSICURAZIONI

Fisco amaro per banche e assicurazioni, che sono le uniche colpite dal Governo, proprio in un momento difficile per entrambe. Ma il rancore più volte manifestato dal vicepremier grillino Luigi Di Maio ha, in questo caso, prevalso, anche se comporterà un rincaro dei servizi a spese dei clienti e dei risparmiatori. Meno deduzioni e meno detrazioni fiscali per banche e assicurazioni con ricadute su prestiti, mutui e gestione del risparmio

PENSIONI

La grande stangata sulle cosiddette pensioni d’oro non c’è stata. È stata la Lega a bocciare la proposta Di Maio di tagliare le pensioni superiori ai 3.500 euro netti al mese ricalcolandole in base all’età pensionabile attuale con buona pace dei diritti acquisiti e probabile bocciatura della Corte Costituzionale. Alla fine si è esclusa una manovra del genere dal decreto fiscale e si è deciso di lasciare che il pur controverso relativo disegno di legge Uva-Molinari faccia il suo corso in Parlamento, ma senza effetti immediati: il taglio degli assegni da 4.500 euro netti mensili, se sarà approvato dalla Camere, servirà a finanziare in parte l’aumento delle pensioni minime che saranno portate da 500 a 780 euro mensili, diventando pensioni di cittadinanza.

A parziale superamento della legge Fornero verranno rilanciate le pensioni d’anzianità, con la possibilità di andare in pensione per chi raggiunge la cosiddetta “quota 100” (anni anagrafici+contributi), con combinazione minima tra 62 anni d’eta è 38 di contributi: nel 2019 si calcola che potranno andare in pensione prima del tempo circa 400mila persone, con effetti preoccupanti sull’equilibrio del sistema previdenziale.

REDDITO DI CITTADINANZA

La misura-simbolo dei Cinque Stelle sarà prevista dalla legge di bilancio e scatterà entro marzo del 2019, alla vigilia delle prossime elezioni europee. Il reddito di cittadinanza – che costerà almeno 9 miliardi ma che ha tuttora una copertura dubbia – ha ancora contorni incerti ma, secondo i grillini, riguarderà 6 milioni e mezzo di persone, includendo i 3 milioni di pensionati con assegni al minimo ma escludendo gli stranieri. Si tratterà di un assegno da 780 euro mensili erogabile con bancomat e collegato all’impegno a reinsersirsi nel lavoro, ma che prevede già la possibilità di rifiutare le prime due proposte di impiego e senza spostarsi troppo da casa, e inoltre l’obbligo a frequentare corsi di formazione a impegnarsi per 8 ore a settimana in lavori socialmente utili.

Il reddito di cittadinanza, stando alle parole di Di Maio, interesserà persone “che hanno perso il lavoro” o che “non sono state formate adeguatamente” e deve partire dalla riforma dei dissestati centri per l’impiego. Di Maio, per evitare le resistenze della Lega, ha anche sostenuto che “il 47% dei sussidi andrà alle famiglie del centro-nord” ma è tutto da vedere se l’operazione non si tradurrà in una gigantesco trasferimento di risorse assistenziali dal Nord al Sud, come temono i leghisti.

SANITÀ: VIA IL SUPERTICKET

La manovra di bilancio prevede anche l’abolizione del superticket sanitario, ma bisogna trovare 400 milioni di copertura finanziaria. Stanziato inoltre mezzo milione per l’anagrafe vaccinale e per lo sblocco del cosiddetto payback farmaceutico.

STRETTA SULL’IMMIGRAZIONE

Il Governo pensa di risparmiare 500 milioni l’anno prossimo (che saliranno a un miliardo nel 2020 e 2021) per le politiche di immigrazione, una scelta voluta soprattutto dalla Lega e dal vicepremier Matteo Salvini che punta su una riduzione degli sbarchi e sul taglio dei 35 euro a migrante e che conta di reinvestire queste risorse per la sicurezza.

STRETTA SUL GIOCO D’AZZARDO

Sale la tassazione sui giochi d’azzardo dopo gli aumenti già previsti dal cosiddetto Decreto Dignità sulle slot machine e sulle videolotterie e al divieto di pubblicità.

Guarda la conferenza stampa in cui Conte, Salvini, Di Maio e Tria illustrano i provvedimenti adottati:

Commenta