Il nuovo governo sta mandando qualche indicazione per come intende affrontare, nell’ambito di una manovra finanziaria condivisa con Bruxelles, alcuni temi importanti che in un passato più o meno recente sono stati al centro del dibattito politico. I propositi sembrano concilianti. Il nuovo ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, che da presidente della Commissione Lavoro del Senato si stava occupando di parecchi dossier in materia, ha rilasciato delle dichiarazioni inattese per quanto riguarda il jobs act affermando che non ha una posizione faziosa e che nel blocco dei provvedimenti vi sono anche delle soluzioni adeguate.
Certo, quando le viene richiesto un esempio, si limita a citare l’istituzione dell’Anpal, che, per quanto innovativa, dopo la bocciatura della riforma Boschi la si vede soltanto “dalla cintola in su”, perché le Regioni hanno conservato i loro poteri primari nel campo delle politiche attive del lavoro. Anzi, ad essere maligni viene da pensare che il giudizio lusinghiero sull’Agenzia derivi dalla circostanza che vi è preposto Mimmo Parisi, la persona – vera e propria “eminenza grigia”- che ha portato il Mississippi a scorrere lungo la penisola. C’è quindi da ritenere che sul jobs act non vi siano ancora le idee chiare, ma che siano finiti i tempi in cui gli esponenti del M5S accusavano di ogni nefandezza quel provvedimento che tanto caratterizzò la svolta innovativa in materia di lavoro attuata dal governo Renzi. Nella stessa intervista in cui ha emesso un salvacondotto per il jobs act il nuovo ministro del Lavoro ha garantito che anche quota 100 arriverà alla scadenza, mentre vi saranno delle modifiche migliorativa per il reddito di cittadinanza e sarà portata a termine l’istituzione di un salario minimo. Poche ore dopo, al suo esordio ad Helsinki, il titolare “rosso” del Mef Roberto Gualtieri ha rilasciato sui medesimi argomenti dichiarazioni analoghe a quella della sua collega “gialla”.
In particolare per quanto riguarda quota 100 il ministro ha affermato che “resterà fino a scadenza”, anche se la misura legata al pensionamento anticipato non lo fa entusiasmare, perché “in un quadro di risorse scarse l’intervento sulle pensioni andava fatto in modo diverso; ma e’ sbagliato modificare costantemente le regole del gioco in materia previdenziale”. Che quota 100 pensioni sia confermata nel 2020 sembra abbastanza sicuro (più che altro la discussione è su possibili nuovi paletti o restrizioni: basta vedere le numerose indiscrezioni di queste ultime settimane). Ma Gualtieri – lo ripetiamo – ha ostentato sicurezza: almeno per la durata sperimentale triennale, il governo non è orientato ad modificarne l’impianto. Appoggiano questa ipotesi anche alcune ricerche secondo le quali il pacchetto delle misure in tema di pensioni adottate dal governo giallo-verde avrebbe dato risultati bene inferiori alle attese, già nel 2019 (questa stima andrebbe meglio verificata quando arriverà la platea dei dipendenti pubblici). In un articolo sul Sole 24 Ore, Davide Colombo e Marco Rogari, hanno riassunto in una tabella lo scarso interesse dei possibili utenti di quota 100, come emerge dalla flessione progressiva delle domande.
IL FLOP DI QUOTA 100
Mese | Media giornaliera | |
Gennaio (29, 30 e 31) | 4.060 | |
Febbraio | 3.144 | |
Marzo | 1.398 | |
Aprile | 837 | |
Maggio | 693 | |
Giugno | 588 | |
Luglio | 495 | |
Agosto | 288 | |
Da Il sole 24 ore del 16 settembre 2019
Tra i possibili motivi di questa debacle – ne siamo convinti – vi è sicuramente la maggiore convenienza ad utilizzare il canale solo contributivo, anche perché, in gran parte, i pensionandi baby boomers potevano conseguire il diritto ad un’età inferiore ai 62 anni canonici previsti da quota 100. Tanto più che i dati riportati nell’articolo di Colombo e Rogari e riferiti a tutte le prestazioni di esodo anticipato dimostrano che sarebbe sbagliato concentrarsi su quota 100 senza riconsiderare, in un disegno complessivo, anche le altre forme (Ape sociale, 41unisti, lavoratori disagiati, opzione donna) che vengono utilizzate in analoga misura dai soggetti interessati, a seconda delle loro convenienze. E per quanto riguarda i prossimi anni?
Secondo la Fondazione Di Vittorio della Cgil ci sarà “un risparmio considerevole rispetto alle risorse stanziate in legge di Bilancio; “nel triennio verranno risparmiati 9 miliardi e 615 milioni (2 mld 258 mln nel 2019; 3 mld 924 mln nel 2020; 3 mld e 432 mln nel 2021). Tale risparmio sarà dovuto a un coinvolgimento di solo il 35% della platea stimata dal precedente Governo, ossia 341.266 anziché 973mila.” Anche Itinerari previdenziali sostiene che nel 2020 potrà proseguire Quota 100 la quale, anche senza alcun intervento, prevederebbe già un risparmio nel triennio 2020-22, di circa 9 miliardi, anche perché l’80% dei potenziali richiedenti Quota 100, avendo il 60% della pensione calcolata con il sistema misto (contributivo dall’1/1/1996) con 62 anni di età, avranno un taglio permanente della pensione del 10%. Cioè, se da lavoratori guadagnavano 100, con la pensione normale otterrebbero circa il 70%, e con Quota 100 meno del 63%. Quindi, le domande – secondo Itinerari – non saranno più di 50mila nel 2020 e ancor meno nel 2021. Come è agevole constatare le stime dei due autorevoli centri studi convergono.
Il fatto è che per le pensioni erogate in regime di quota 100, la triennalità riguarda il periodo in cui può essere fatto valere il diritto, non la durata della prestazione che prosegue fino alla morte del de cuius (con la normale ricaduta sui superstiti). Secondo la Ragioneria Generale dello Stato (RGS) quota 100 e le altre misure del decreto n.4/2019 potrebbero costare 63 miliardi in totale tra il 2019 e il 2036. E lo scostamento nell’arco temporale 2019-2021 rispetto al livello di spesa precedente sarebbe pari a 0,50 punti di Pil ovvero 8,8 miliardi di euro all’anno.
Nel Report annuale sulla spesa pensionistica e sanitaria, la RGS sottolinea gli effetti sulla spesa derivanti dall’utilizzo del canale contributivo bloccato. “Tuttavia, il dispiegarsi dei primi effetti negativi della transizione demografica dovuta al pensionamento delle coorti del baby boom, unitamente alle recenti misure adottate nel DL 4/2019 convertito con L 26/2019 che, per il periodo 2019-2026 prevedono – è scritto – la disapplicazione per il canale di pensionamento anticipato indipendente dall’età anagrafica degli adeguamenti all’aspettativa di vita dei requisiti di anzianità contributiva, sono fattori che agiscono in senso opposto, limitando la riduzione del rapporto tra spesa pensionistica e PIL. Nei quindici anni successivi (2030-2044), il rapporto fra spesa pensionistica e PIL riprende a crescere, dapprima con più intensità e poi in maniera più graduale, fino a raggiungere il picco di 16,1% nel 2044, a causa dell’aumento del numero di pensioni. Tale incremento dipende – prosegue – sia dalle generazioni del baby boom che transitano dalla fase attiva a quella di quiescenza, sia dal progressivo innalzamento della speranza di vita. Quest’ultimo effetto risulta contrastato dai più elevati requisiti minimi di accesso al pensionamento correlati all’evoluzione della sopravvivenza, che si applicano sia al regime misto che a quello contributivo”.
Inoltre ci sono altri due questioni che meritano un chiarimento. Se è vero che quota 100 ha una durata triennale, i requisiti per il pensionamento anticipato previsti dalla riforma Fornero resteranno bloccati (42 anni e 10 mesi per gli uomini un anno in meno per le donne) rispetto all’adeguamento automatico all’attesa di vita, fino a tutto il 2026. Anche questa norma – che rappresenta un ‘importante uscita di sicurezza per i baby boomers (i quali sono in grado di accumulare un’anzianità lavorativa elevata ad un’età inferiore a quella standard – sarà riconfermata senza modifiche e fino al 2026? Non è rischioso per i conti pubblici? Se le considerazioni della Ragioneria sono fondate, sarà questo istituto a determinare una più duratura e consistente crescita della spesa. Poi, finita la sperimentazione e rientrato il blocco che cosa sarà del sistema pensionistico? Quota 100 e le altre misure somigliano ad un ponte lanciato verso il vuoto (come lo spezzone del Ponte Morandi dopo il crollo). Quando le norme derogatorie verranno a scadenza, ritorneranno in vigore quelle della riforma Fornero? Questo per ora è tutto quanto passa il convento. In pratica un ritorno al futuro.