La quota 100 ha fatto scattare la corsa al pensionamento anticipato. In venti giorni sono già arrivate all’Inps 50 mila domande di chi, avendo o supponendo di avere i requisiti previsti dalla nuova legge (62 anni e 38 di contributi), chiede di poter andare al più presto in pensione.
Dei 50 mila lavoratori che chiedono la pensione anticipata oltre 38 mila, secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, sono uomini. I lavoratori delle aziende private prevalgono sui dipendenti pubblici: 18.867 le domande dei primi e 17.077 quelle dei secondi, seguiti da artigiani e commercianti.
A livello territoriale le domande arrivano ovviamente dalle città più popolose: Roma è in testa con 3.875 istanze, seguita da Napoli (2.393) e da Milano (1.895) e, subito dopo, da Palermo, Bari, Catania e Torino, tutte con oltre un migliaio di richiedenti.
Il Governo stima che quest’anno la nuova legge spingerà 290 mila lavoratori a fare domanda per ricevere la pensione anticipata e che poi le istanze calino negli anni successivi ma ciò non toglie che la corsa a quota 100 rischi di compromettere seriamente gli equilibri già precari della finanza pubblica.
Il Sole calcola che, se si ipotizza una pensione media annua di 28.300 euro per i privati, di 30.200 per i pubblici e di 18.400 per gli autonomi, la maggior spesa previdenziale possa ammontare quest’anno a circa 4 miliardi di euro per poi salire a 7,8 miliardi nel 2020 e a 8,3 miliardi nel 2021.
Sempre in materia di pensioni, si affaccia in Parlamento la possibilità di emendare il decretone, allargando i riscatti a favore dei lavoratori stagionali. Ma, politicamente parlando, il nodo più grosso riguarda la nomina del nuovo presidente dell’Inps, essendo Tito Boeri in scadenza e certamente non rinnovabile per la contrarietà dei soci di maggioranza. Su questo terreno, le distanze tra Lega e Cinque Stelle sono ancora grandi e non si esclude che si possa arrivare alla nomina di un traghettatore, che potrebbe essere l’esperto Paolo Reboani del ministero del Welfare.