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Pensioni: “Poletti e Boeri, non smontate la riforma”

Tito Boeri, neo presidente dell’Inps, in un’intervista-programma a un importante quotidiano, si è iscritto al partito trasversale del pensionamento flessibile. Boeri sa benissimo che la riforma Fornero (a proposito: è vomitevole che questa signora perbene sia sempre costretta a difendersi da sola dagli insulti di un trucido come Matteo Salvini) ha introdotto un meccanismo ‘’premiale’’ a favore di quei soggetti che ritardino l’accesso alla pensione rispetto all’età minima vigente e fino al compimento dei 70 anni (a cui si aggiunge l’aggancio automatico all’attesa di vita). Anzi, a chi compie tale scelta viene estesa persino la tutela contro il licenziamento ingiustificato. Pertanto, il pensionamento è già flessibile.

I nuovi corifei (Giuliano Poletti in testa) agitano la soluzione ‘’politicamente corretta’’ della flessibilità al solo scopo di abbassare la soglia minima d’accesso, ripristinando, così, una qualche forma di pensionamento anticipato (già sono riusciti, nella legge di stabilità, a togliere di mezzo, fino a tutto il 2017, la modesta penalizzazione economica prevista per chi, pur avendo maturato il requisito contributivo, andava in quiescenza prima dei 62 anni).

Eppure l’attesa di vita a 65 anni, che nel 2015 è pari a 18,6 anni per gli uomini e a 22,2 per le donne, salirà a metà del secolo, rispettivamente a 22 e a 25,3 anni. Le ‘’anime belle’’ sostengono che andando in pensione prima si riceveranno dei trattamenti più bassi. Ma perché prepararsi ad avere dei vecchi poveri, quando potrebbero non esserlo lavorando qualche anno in più?

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Categories: Tasse
Tags: Pensioni