Prosegue il negoziato sulle pensioni fra Governo e sindacati, impegnati in un tavolo tecnico a Palazzo Chigi. L’adeguamento automatico dell’età pensionabile all’aspettativa di vita non è in discussione e dal 2019 l’asticella salirà per tutti a 67 anni (indicazioni chiare sulla necessità di non toccare le regole in vigore sono arrivate ieri da Bankitalia). Ma l’Esecutivo – secondo quanto riferiscono i sindacati – propone ora di escludere dall’aggiornamento 15 categorie di lavoratori.
In precedenza si era parlato di 11 categorie, le stesse che – a determinate condizioni – hanno accesso all’Ape social.
Ecco la lista:
– professioni infermieristiche e ostetriche;
– insegnanti d’asilo ;
– badanti facchini;
– addetti allo spostamento delle merci;
– operatori ecologici;
– raccoglitori e separatori di rifiuti, personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia;
– operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici;
– conduttori di gru e di macchinari mobili per la perforazione delle costruzioni;
– autisti di camion e mezzi pesanti;
– conduttori di treni e personale viaggiante;
– conciatori di pelli e pellicce.
A queste ne vengono aggiunte ora altre quattro:
– lavoratori marittimi;
– pescatori;
– operai agricoli;
– operai siderurgici.
Nel complesso, secondo il Governo in questo modo sarebbe escluse dall’adeguamento circa il 10% di quanti andrebbero in pensione nel 2019, cioè 15-20 mila persone.
I requisiti per godere dell’esenzione sarebbero due:
– 36 anni di contributi;
– almeno 6 anni consecutivi passati a svolgere una delle mansioni previste.
Tuttavia, sempre secondo i sindacati, il Governo sarebbe disponibile a trattare su questi requisiti.
L’Esecutivo punterebbe anche a costituire una commissione che lavori fino a giugno o a settembre per calcolare le differenze nella speranza di vita in base al lavoro che si svolge. Di questa commissione farebbero parte rappresentanti di Inps, Istat, Inail, ministero della Salute, Tesoro, ministero del Lavoro e forse anche gli stessi rappresentanti dei lavoratori.
I sindacati, però, non sono soddisfatti. “Siamo ancora su posizioni distanti – ha detto il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli – se queste restano le condizioni, non ci consentiranno neppure di rilanciare al tavolo della trattativa. Ci auguriamo che le cose cambino”.
Per il segretario confederale Cisl, Gigi Petteni, la proposta “non è sufficiente per un’intesa, ma rispetto a ieri ci sono passi in avanti: fino a quando la trattativa è aperta c’è speranza”.
Anche secondo Domenico Proietti, segretario confederale della Uil, ritiene “insufficiente” la proposta del governo.
Le parti sin incontreranno nuovamente giovedì mattina e un altro tavolo tecnico si dovrebbe tenere il 13 novembre, prima della riunione politica fra l’Esecutivo e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil.