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Pensioni: nel 2014 niente stop alla rivalutazione fino a 3 mila euro

Sospiro di sollievo per migliaia di pensionati italiani: la norma del governo Monti che li ha colpiti due anni fa non sarà prorogata al 2014. Il blocco all’indicizzazione delle pensioni superiori a tre volte l’assegno minimo scadrà a fine 2013 e dall’anno prossimo gli assegni previdenziali torneranno ad essere rivalutati a seconda dell’inflazione. La rassicurazione è arrivata direttamente da Enrico Giovannini, ministro del Welfare.

“Non ho nessuna intenzione d’intervenire sotto quei livelli e non useremo il blocco dell’indicizzazione per fare cassa – ha detto il ministro –. Non l’ho mai pensato neppure lontanamente. La mia idea è indicizzazione piena per certi livelli, meno per altri, e non necessariamente con i parametri usati finora”.

In effetti, la buona notizia non riguarda tutti, ma soltanto chi riceve trattamenti pensionistici fino a sei volte il minimo (ad oggi 2.886 euro lordi al mese). Con la legge di stabilità dell’anno scorso il Parlamento aveva già tutelato queste persone. Le parole di Giovannini, quindi, rassicurano soltanto chi temeva una marcia indietro dell’ultimo minuto da parte del Governo. 

Per le pensioni d’importo superiore a sei volte il minimo, invece, il blocco rimane. Si tratta di poco più di 600 assegni su un totale di oltre 23,4 milioni di assegni, per un importo annuo che sfiora i 34 miliardi sugli oltre 270 distribuiti dall’Inps. Il valore della norma sarebbe quindi da misurare in termini di equità sociale prima ancora che di utilità contabili.

“Come Partito Democratico siamo intervenuti con forza già nella scorsa legislatura per restituire alle pensioni una rivalutazione legata al costo della vita che superasse il blocco voluto dall’ex ministro Fornero – ha sottolineato Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro di Montecitorio –. Dal 2014 il blocco dell’indicizzazione agirà soltanto per la parte eccedente le sei volte il minimo”.

Quanto alle pensioni d’oro, Giovannini ha ribadito che, “anche se si tratta di poche persone, correggere questa distorsione è un fatto di giustizia sociale. Gli strumenti sono allo studio, perché la Corte costituzionale ha già bloccato” interventi in questa direzione.

Intanto la Cgil, per bocca del segretario confederale Vera Lamonica, chiede al ministro di “avviare sul tema pensioni un confronto trasparente che indichi la direzione da seguire come segno di un’inversione di tendenza”. 

La dirigente sindacale ha sottolineato il bisogno di rivedere “la rigidità introdotta nel sistema dalla manovra sulle pensioni fatta dal passato governo” per valutare “i riflessi sul mercato del lavoro di questo meccanismo rigido di fuoriuscita. Non possiamo più aspettare”. 

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