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Pensioni, l’Ape volontaria rischia di slittare

L’Ape social partirà come previsto il primo maggio, ma l’Ape volontaria probabilmente no. La versione onerosa dell’anticipo pensionistico dovrebbe slittare, perché ormai mancano poco più di due settimane al D-day programmato e sembra che si stia ancora lavorando alla piattaforma informatica per gestire l’operazione. In ogni caso il ritardo non dovrebbe superare i 15 giorni. Lo scrive oggi Il Sole 24 Ore, precisando che si tratta di un’indicazione emersa nel corso di un convegno organizzato dallo stesso giornale.

Il quotidiano finanziario fa sapere poi che, rispetto ai requisiti già noti, sono emerse alcune novità. La più importante riguarda l’importo minimo dell’Ape volontaria, che sarà di 150 euro al mese. L’ammontare massimo, invece, sarà articolato in quattro fasce comprese fra il 75% e il 90% della pensione netta maturata dal pensionando, a seconda della durata dell’anticipo. In sostanza, all’aumentare dell’anticipo diminuisce l’assegno massimo che si può ottenere.

Ecco una tabella con le quattro fasce previste per l’importo massimo dell’Ape volontaria:

Sale dal 29 al 30% del capitale il costo dell’assicurazione sul prestito bancario alla base dell’Ape volontaria (la polizza è obbligatoria e serve a rimborsare il credito nel caso in cui l’interessato muoia prima di aver saldato tutto il proprio debito con la banca). Confermati invece il tasso del 2,75% sull’importo da restituire in 20 anni (anche se a settembre si era parlato del 2,5%), la detrazione fiscale del 50% sulla quota interessi e sul premio e la durata massima e minima dell’Ape, rispettivamente 43 e 6 mesi.

Il ritardo, però, sembra inevitabile. Oltre alla piattaforma informatica mancherebbero anche una o due circolari Inps, anche se ieri il presidente Tito Boeri ha smentito, affermando che l’Istituto “ha preparato tutto, compresi gli applicativi e il simulatore”. In ogni caso, fino alla settimana scorsa mancavano all’appello anche tre decreti attuativi, l’accordo quadro con banche e assicurazioni, il parere del Consiglio di Stato e la registrazione della Corte dei Conti. È davvero molto difficile ipotizzare che possa essere tutto pronto per il primo maggio.

Ma anche quando partirà, l’Ape volontaria potrebbe rivelarsi uno strumento poco apprezzato dagli italiani, perché a conti fatti è molto costosa. Secondo le simulazioni di Progetica, se un lavoratore con futura pensione netta di 1.300 euro al mese chiedesse un anticipo di 3 anni e 7 mesi (ovvero il massimo), poi nei primi 20 anni di pensionamento effettivo si ritroverebbe un assegno mensile Inps di appena 929 euro, anche tenendo conto della detrazione. Di fronte a una prospettiva così penalizzante è quantomeno improbabile che l’Ape volontaria possa arrivare a 300mila richieste quest’anno e a 115mila il prossimo, come ipotizzato dal governo Renzi.

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