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Pensioni: la riforma non basta, il sistema non è sostenibile

Non solo politica e sindacati. Le riforme del governo tecnico suscitano qualche perplessità nello stesso mondo dei tecnici. In particolare, ovviamente, l’intervento che più di ogni altro negli ultimi giorni sta alimentando le polemiche: la riforma delle pensioni.

“Il sistema pensionistico italiano, nonostante le riforme già introdotte, non è socialmente sostenibile nel medio-lungo termine e richiede interventi urgenti per non gravare sul futuro pensionistico delle giovani generazioni”. Questo l’allarme lanciato da Giampaolo Crenca, presidente del Consiglio Nazionale degli Attuari, nel corso del convegno che si è svolto oggi a Roma, presso la sede dell’Inps, per la Giornata degli Attuari delle pensioni.

FIRSTONLINE – Presidente Crenca, vista la situazione, qual è il suo giudizio sulla riforma delle pensioni che si va componendo?

CRENCA – Sono interventi importanti, ma in Italia manca ancora una vera riforma strutturale, che operi davvero nel senso di una revisione complessiva di tutti i settori, della previdenza di base e di quella complementare. Fin qui abbiamo visto molte pillole e poca medicina. L’obiettivo a cui dobbiamo mirare è quello di un tasso di sostituzione dignitoso. Abbiamo bisogno di arrivare a un pacchetto di interventi che siano in grado di tenere nel tempo, senza fermarsi agli spot di questi ultimi anni. E’ necessario un sistema con regole uniformi: oggi ci sono troppe differenze fra aliquote, trattamenti e regole.

FIRSTONLINE – E per quanto riguarda le singole misure? Ad esempio, fin qui l’unica vera certezza sembra essere l’estensione del contributivo pro-rata.

CRENCA – Sui singoli interventi possiamo anche essere d’accordo, ma facendo attenzione. Il passaggio al contributivo pro-rata aumenta la sostenibilità, ma allo stesso tempo crea un problema sul terreno del tasso di sostituzione. In ogni caso il vero problema è affrontare contemporaneamente i vari problemi per arrivare a una vera ristrutturazione complessiva che renda il sistema sostenibile nel tempo lungo.

FIRSTONLINE – Ma l’Europa e i mercati chiedono di fare presto…

CRENCA – E allora si facciano questi interventi. Dopo però ci si metta tutti intorno a un tavolo per trovare misure strutturali capaci di reggere sui 30-40 anni. Dal nostro punto di vista, ad esempio, l’anticipo dell’aggancio dell’età pensionabile alle aspettative di vita, misura varata quest’estate, era un provvedimento molto positivo, ma non era inserito in una struttura complessiva all’altezza delle esigenze. Se si riuscisse a raggiungere questo obiettivo, fra l’altro, verrebbe meno la necessità di ricorrere periodicamente alla politica dei tagli.

FIRSTONLINE – Questa riforma però è stata criticata non solo dal punto di vista della quantità, ma anche della qualità. Si parla dei possibili effetti depressivi di un eventuale blocco dell’adeguamento delle pensioni all’inflazione.

CRENCA – Certo, l’annullamento della perequazione automatica sarebbe davvero una delle misure più pesanti. Il rischio e’ ovviamente quello di deprimere ulteriormente i consumi e questo creerebbe un ulteriore problema in ottica generale.

FIRSTONLINE – Quale contributo può arrivare dal mondo degli attuari?

CRENCA – Noi attuari possiamo dare il nostro supporto non solo dal punto di vista dei numeri, ma anche da quello dei progetti e delle idee. Abbiamo scritto al ministro Fornero per manifestare la nostra disponibilità in questo senso. Il nostro studio “I modelli di proiezione della mortalità” – i cui primi risultati usciranno a gennaio – è un primo passo importante in questo senso. Calcolare la speranza di vita dei percettori di rendita su base scientifica è fondamentale e darà un contributo significativo all’analisi dei problemi previdenziali.

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