Un incontro tra Governo e Sindacati incentrato sull’ormai celeberrimo innalzamento dell’età pensionabile.
Giovedì 2 novembre, il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha convocato i segretari generali di Cgil,Cisl e Uil a Palazzo Chigi, rispondendo così alle richieste presentate dalle varie associazioni.
Tema centrale, come già detto, saranno la manovra e il congelamento dell’aumento dell’età pensionabile legato alle aspettative di vita che al momento non trova spazio all’interno della legge di Bilancio 2018.
La volontà dei sindacati è ormai nota: bloccare lo scalino previsto dalla riforma Fornero che, dal 2019, farà sì che i lavoratori andranno in pensione 5 mesi più tardi. In base a quanto previsto dall’attuale normativa infatti, l’età pensionabile salirà da 66 anni e 7 mesi a 67 anni, conformandosi all’aspettativa di vita più lunga..
Il Pd, attraverso il vicesegretario Maurizio Martina e il coordinatore della segreteria, Lorenzo Guerini, hanno chiesto di rinviare l’aumento dell’età pensionabile e nelle ultime ore anche il premier Gentiloni si sarebbe detto disponibile a un rinvio di sei mesi. Ma sulla questione è intervenuta la stessa Elsa Fornero che in un’intervista all’Ansa ha affermato:
“Tutti contenti della proposta Renzi? Non voglio rovinare la festa, ma attenzione a modificare la legge. Bisogna fare molta attenzione a non scaricare i costi sui giovani e sulle generazioni future. Si possono piuttosto considerare eccezioni dal punto di vista sociale”.
Il messaggio è chiaro: il rischio è che ancora una volta vengano sacrificate risorse che potrebbero essere destinate ai giovani e all’occupazione in favore delle fasce d’età più alte.
Tornando alle pensioni, ad oggi, sono 16 milioni i soggetti che usufruiscono del trattamento previdenziale, 6,3 milioni dei quali percepiscono un assegno inferiore ai mille euro. Lo riporta l’INPS che, tramite il suo osservatorio, conferma le differenze di genere esistenti: sebbene le donne rappresentino la quota maggioritaria sul totale dei pensionati (il 52,7%), gli uomini percepiscono il 55,7% dei redditi pensionistici: l’importo medio dei trattamenti percepiti dalle donne è infatti inferiore rispetto a quello degli uomini del 29% (14.780 contro 20.697 euro).