Una nuova riforma delle pensioni per aumentare la flessibilità e consentire l’uscita dal lavoro “in cambio di penalizzazioni”. Ad annunciare il nuovo progetto del Governo è stato Enrico Giovannini, ministro del Welfare, nel corso di un’audizione tenuta ieri davanti alla Commissione Lavoro del Senato.
Giovannini ha poi detto di voler affidare a un sottosegretario “una forte operazione di semplificazione su aspetti formali, non sostanziali, degli adempimenti burocratici delle imprese su lavoro e previdenza”, segnalando che il costo della burocrazia è stimato in cinque miliardi l’anno.
Quanto agli esodati, Giovannini ha precisato che l’Esecutivo sta cercando di arrivare a “una quantificazione precisa” delle persone coinvolte per “capire di cosa stiamo parlando”. Operazione peraltro “non semplice – ha aggiunto il ministro –. Stiamo facendo quella che una maestra elementare chiamerebbe una ‘mappa concettuale’ di tutte le varie platee. Dietro queste parole, esodato, salvaguardato, ci sono casi molto variegati. E una parte di questi casi non è relativa a persone che sono state colpite dalla riforma, ma che sono in difficoltà economiche perché magari hanno perso il lavoro, che pensano di essere parte di quella categoria, mentre forse vanno trattate in maniera diversa”.
Sul capitolo lavoro, Giovannini ha fatto sapere che il Governo intende apportare “modifiche limitate e puntuali” alla riforma Fornero per “favorire l’occupazione in questa fase congiunturale”, ma “bisogna essere estremamente attenti a toccare una riforma che sta finalmente producendo una serie di effetti voluti, perché l’instabilità normativa non è amata dagli investitori. Stiamo lavorando su un pacchetto delle migliori pratiche europee e valutando le proposte che sono state fatte in passato. Non si può immaginare che la defiscalizzazione o la decontribuzione risolva il problema. Servirebbero risorse incompatibili con i vincoli di bilancio”.
Le modifiche di legge in tema di lavoro e pensioni non arriveranno certamente prima di giugno. Ma intanto esiste un’altra emergenza da affrontare con la massima urgenza, quella della cassa integrazione in deroga. Per il rifinanziamento della Cig sarebbe possibile al momento reperire solo un miliardo di euro, il che significherebbe intervenire con un provvedimento “tampone”, che non risolverebbe il problema per tutto il 2013, come ha confermato il ministro a margine dell’audizione. La decisione dovrebbe arrivare venerdì in Consiglio dei ministri.