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Pensioni d’oro: tagli dall’8 al 20 per cento sopra 90.000 euro

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Nonostante il taglio delle pensioni d’oro non sia stato annoverato tra i 54 emendamenti alla manovra depositati in commissione alla Camera mancando per ora l’accordo tra i partiti di governo, Palazzo Chigi assicura che il provvedimento arriverà quando la legge di bilancio sarà discussa al Senato.

Si tratta di tagli alle pensioni cosiddette d’oro, quelle superiori ai 4.500 euro al mese, per un minimo dell’8% a un massimo del 20%, per un periodo di due anni e che dovrebbe portare nelle casse dello stato tra i 200 e i 300 milioni. Si tratta ancora di stime.

La Stampa riporta che le aliquote indicate nelle bozze di emendamento più recenti sono quattro: taglio dell’8% per le pensioni annue tra i 90mila e i 130mila euro, 12% per le pensioni annue fino a 200mila, 16% per quelle fino ai 500mila e, infine, 20% per chi riceve una pensione annuale superiore a 500mila.

Le bozze che circolano tra gli addetti ai lavoro parlano di “disposizioni per favorire l’equità del sistema previdenziale attraverso la riduzione dei trattamenti pensionistici superiori ai 90 mila euro lordi l’anno”.

L’emendamento, fortemente voluto dal Movimento 5 stelle, prevedeva inizialmente tagli per un periodo totale di dieci anni, scesi a due dopo il raggiungimento di un accordo tra i due partiti di governo “in coerenza dei limiti di temporaneità ed eccezionalità indicati dalla giurisprudenza costituzionale”, come si legge nel testo della misura.

Le percentuali descritte, tuttavia, potrebbero subire nuove modifiche: le aliquote potrebbero essere ridotte di due punti percentuali per i pensionati che avevano già subito il contributo di solidarietà nel 2013. Tagli dimezzati anche a favore di chi registra una quota complessiva di anzianità di lavoro e anagrafica compresa tra 110 e 120 anni.

Dai tagli sarebbero escluse le pensioni interamente contributive, quelle di invalidità e i trattamenti riconosciuti ai superstiti e “alle vittime del dovere o di azioni terroristiche”, mentre sono previste quelle erogate da Camera, Senato e Corte Costituzionale.

L’intero ammontare recuperato dai tagli alle pensioni più alte dovrebbe generare un “fondo risparmio” tra 200 e 300 milioni all’Inps – già previsto dall’emendamento – e che dovrebbe essere utilizzato in favore di categorie di pensionati particolarmente svantaggiati e che saranno decise in accordo con il Ministero dello Sviluppo economico.

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