A giugno scatterà un doppio taglio delle pensioni: il primo è un conguaglio una tantum, riguarda l’adeguamento all’inflazione e coinvolge gli assegni superiori a 1.500 euro lordi al mese; il secondo dura 5 anni e colpisce le cosiddette “pensioni d’oro”, quelle che superano i 100mila euro lordi l’anno. Le due sforbiciate si potevano fare senza problemi nei primi mesi del 2019, ma il governo ha scelto di rinviarle a giugno per ragioni elettorali, visto che il 26 maggio si vota per le europee.
Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.
PENSIONI: IL TAGLIO PER L’ADEGUAMENTO ALL’INFLAZIONE
Con la manovra 2019, il governo gialloverde ha congelato l’indicizzazione delle pensioni nel triennio 2019-2021. Significa che i trattamenti non saliranno in proporzione all’aumento dei prezzi, come si dovrebbe fare normalmente per proteggere il potere d’acquisto dei pensionati.
Il blocco però non è totale: prevede sette scaglioni. Eccoli.
- 100% di indicizzazione per le pensioni fino a 3 volte il minimo Inps (1.522 euro lordi al mese);
- 97% sulla parte eccedente le 3 volte e fino a 4 volte il minimo (da 1.522 a 2.029 euro lordi al mese: in questo caso la differenza mensile lorda da restituire è inferiore all’euro);
- 77% sulla parte eccedente le 4 volte e fino a 5 volte il minimo (da 2.029 a 2.537 euro lordi al mese: l’importo da restituire è di circa 5 euro lordi al mese);
- 52% sulla parte eccedente le 5 volte e fino a 6 volte il minimo (da 2.537 a 3.044 euro lordi al mese);
- 47% sulla parte eccedente le 6 volte e fino a 8 volte il minimo (da 3.044 a 4.059 euro lordi al mese);
- 45% sulla parte eccedente le 8 volte e fino a 9 volte il minimo (da 4.059 a 4.566 euro lordi al mese);
- 40% sulla parte eccedente le 9 volte il minimo (cioè oltre i 4.566 euro lordi al mese).
Le fasce sono calcolate in base all’importo della pensione minima 2018 (507,42 euro) e non a quello previsto per il 2019 (513,01 euro).
Ma attenzione: se il governo gialloverde non fosse intervenuto, da quest’anno sarebbero tornate in vigore le regole valide fino al 2013 (quando l’Esecutivo Letta varò il primo blocco dell’indicizzazione, poi via via prorogato). Questo modello prevedeva solo due scaglioni:
- 90% di indicizzazione sulla parte eccedente le 3 volte e fino a 5 volte il minimo;
- 75% sulla parte eccedente le 5 volte il minimo.
È qui che nasce il problema. Il nuovo schema a sette fasce doveva scattare a gennaio di quest’anno, ma la macchina burocratica italiana è lenta, per cui nei primi tre mesi del 2019 i pensionati hanno ricevuto un assegno calcolato con il vecchio sistema a due scaglioni e quindi più alto del dovuto. Di conseguenza, ora l’Inps deve riprendersi i soldi in più versati fra gennaio e marzo e lo farà retroattivamente, in un unico prelievo, a giugno.
IL TAGLIO ALLE PENSIONI D’ORO
Nello stesso mese scatterà anche il nuovo “contributo di solidarietà” sulle cosiddette pensioni d’oro, quelle superiori a 100mila euro lordi l’anno, pari a circa 5mila euro netti al mese.
L’entità del taglio aumenta in proporzione all’importo della pensione, secondo uno schema che prevede cinque fasce progressive:
- 15% di riduzione sulle pensioni da 100mila a 130mila euro lordi l’anno;
- 25% di riduzione sulle pensioni da 130mila a 200mila euro lordi l’anno;
- 30% di riduzione sulle pensioni da 200mila a 350mila euro lordi l’anno;
- 35% di riduzione sulle pensioni da 350mila a 500mila euro lordi l’anno;
- 40% di riduzione sulle pensioni oltre i 500mila euro lordi l’anno.
Stando a una simulazione dell’attuario Antonietta Mundo per Il Sole 24 Ore, su una pensione da 130mila euro lordi l’anno il taglio sarà pari a 197 euro netti al mese (per 13 mensilità).
In ogni caso, è previsto un meccanismo di salvaguardia per cui il contributo di solidarietà non potrà mai far scendere la pensione sotto quota 100mila euro lordi l’anno. Inoltre, sono escluse dal taglio le pensioni d’invalidità, quelle ottenute cumulando i contributi versati in più gestioni, quelle calcolate interamente con il sistema contributivo e quelle alle vittime del dovere o del terrorismo.
Anche la sforbiciata alle pensioni d’oro prevede un conguaglio. La legge stabilisce che la riduzione venga applicata dal primo gennaio 2019 al 31 dicembre 2023, perciò ora l’Inps deve recuperare i soldi in più versati ai contribuenti fra gennaio e maggio di quest’anno. Diversamente dal conguaglio sull’indicizzazione, quello sulle pensioni d’oro non sarà effettuato in un unico prelievo, ma in tre rate di pari importo a giugno, luglio e agosto.
Infine, ricordiamo che il contributo di solidarietà è deducibile dal reddito Irpef.