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Pensioni d’anzianità, rinunciare alla Fornero? Ecco i costi

Imagoeconomica

Stima sul possibile impatto finanziario di un intervento di modifica della Legge Fornero limitatamente al pensionamento di anzianità

In materia previdenziale le ipotesi di cui si discute in questi giorni tra Lega e Cinque Stelle per la formazione del nuovo Governo si focalizzano sulle pensioni di anzianità e cioè quelle pensioni alle quali si accede con un minimo di contributi accreditati indipendentemente dall’età. Ora, nll 2017 sono state liquidate dall’Inps nel solo settore privato circa 290 mila nuove pensioni previdenziali dirette. Di queste i circa 160 mila sono state di anzianità, con un importo medio mensile di quasi 2 000 euro e i nuovi pensionati di anzianità avevano in media 61 anni. Le pensioni di anzianità riguardano sostanzialmente gli uomini che infatti sono ben il 71% tra i pensionati di anzianità. Le donne sono maggiormente presenti nel pensionamento di vecchiaia (67 anni nel 2019 e 67 anni e 3 mesi nel 2022).

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Con tali interventi in media i pensionati di anzianità accederanno alla pensione con un’età media attorno ai 59 anni (in riduzione rispetto a quella del 2017 di 61 anni) e di ben 8 anni più bassa dell’età di vecchiaia. La copertura da garantire in legge di bilancio per tre anni deve tenere conto che nel terzo anno la spesa sia circa il 20-30% più alta di quella nel primo anno, mentre nel decimo anno la spesa annua potrebbe essere maggiore di quella del 2019 di circa il 50-60%.

“Tabula, futuro e previdenza”, una società di ricerca, studi e consulenza sul risparmio previdenziale diretta da Stefano Patriarca, noto esperto di pensioni e consulente della Presidenza del Consiglio ha provato a fare un po’ di conti. Ebbene, la spesa cumulata in 10 anni per le modifiche alle pensioni d’anzianità ipotizzate sarebbe per l’ipotesi più bassa attorno ai 50 miliardi e attorno ai 150 miliardi per l’ipotesi più alta.

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