Il Consiglio dei ministri dà il via libera al decreto legge sulle pensioni dopo la sentenza della Consulta. Ad annunciarlo è il premier Matteo Renzi, che ha così spiegato al termine del Cdm: “Il nuovo decreto prevede tre cose: tutte le pensioni dal 1° giugno saranno pagate il primo giorno del mese; dal 1° agosto sarà distribuita una una tantum per ottemperare alla sentenza della Consulta; un meccanismo di cui i pensionati non si accorgeranno consentirà di disinnescare la rivalutazione negativa delle pensioni dovuta al periodo di crisi”.
La più attesa, senza dubbio, è la decisione sulla sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionale il blocco dell’adeguamento all’inflazione deciso dal governo Monti. Dal primo agosto, in particolare, arriverà dunque a 3,7 milioni di pensionati il cosiddetto “bonus Poletti”, ovvero l’adeguamento possibile grazie allo stanziamento di 2 miliardi e 180 milioni, ricavati, come ha spiegato Renzi, “dalla differenza tra 2,5 e 2,6% di deficit”. Cioè dal cosiddetto “tesoretto”. Ad essere esclusi, ha sempre illustrato il premier, saranno al momento in 650mila pensionati: quelli con assegno sopra 3.200 lordi al mese.
Renzi ha spiegato nel dettaglio come avverrà l’adeguamento: “A chi prende 1700 euro lordi di pensione, il 1° agosto il bonus Poletti darà 750 euro; a chi prende 2200 euro darà 450 euro; da 2700 euro in poi sarà di 278 euro. E’ un una tantum“. Nel 2016 ci sarà invece l’adeguamento dell’indicizzazione: “All’anno il pensionato che guadagna 700 euro avrà 180 euro di rivalutazione, ovvero 15 euro al mese in più; per gli assegni da 2.200 sono 99 euro e per quelli da 2.700 avrà 60 euro all’anno, 5 euro al mese”.
Oltre all’una tantum che arriverà in agosto e che, ha confermato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, coprirà solo parzialmente l’indicizzazione mancata negli anni 2012 e 2013, il decreto affronta anche il tema dell’indicizzazione per gli anni 2014-15 e stabilisce, a far data dal 1° gennaio 2016, un nuovo meccanismo di indicizzazione. Questo nuovo meccanismo, ha aggiunto Padoan, sarà “più generoso di quello utilizzato negli anni precedenti”. Ci saranno ricorsi da parte degli esclusi? “Non so se ci saranno ricorsi, se ci saranno vedremo ma i ricorsi dovranno tenere conto che con questo decreto le cose sono cambiate”. In ogni caso, ha voluto sottolineare il ministro, “se avessimo dovuto rimborsare tutte le pensioni “l’Italia avrebbe sforato il tetto del 3%, entrando in una procedura di deficit eccessivo. Credo che le conseguenze complete dell’adozione delle misure di questa sentenza sarebbero state di dimensioni che a mio avviso non sono state valutate correttamente nel dibattito”. “.
Renzi ha poi spiegato un altro aspetto, previsto per legge, del coefficiente di rivalutazione delle pensioni. Nel decreto sulle pensioni c’è un articolo “il cui effetto non sarà colto da cittadini perché non vedranno differenze”, ma grazie al quale “potremo evitare la rivalutazione negativa del montante contributivo. Stante la crisi economica cioè le pensioni avrebbero dovute essere abbassate, visto il coefficiente negativo di crescita del Pil, ma con questo intervento non c’è alcun decremento. Le pensioni non si toccano e nessuno perde un solo centesimo”.
Il Presidente del Consiglio, che aveva annunciato il provvedimento già ieri in televisione, ha anche replicato con ironia alle critiche dell’opposizione e in particolare di Forza Italia: “Suona paradossale la critica in bocca di chi l’ha votata: noi facevamo altri mestieri, io tappavo le buche a Firenze. E’ il colmo che ora dicano che bisogna restituire tutto, è ridicolo. Noi siamo qui a correggere errori di altri”.
Infine, interventi di flessibilità in uscita sono allo studio e saranno inserite nella legge di Stabilità: “Le normative del passato sono intervenute in modo troppo rigido sulle pensioni – ha concluso Renzi, annunciando un prossimo intervento “per lasciare maggiore flessibilità in uscita e dare un po’ più di spazio a chi vuole andare in pensione prima rinunciando a parte dell’assegno”.
Nel decreto pensioni viene infine destinato 1 miliardo per il pagamento della cassa integrazione in deroga, quella riservata alle imprese che non possono usufruire della Cig ordinaria e straordinaria.