Pensioni d’oro, o cosiddette tali: un altro capitolo dello scontro Lega-5 Stelle. A provare a fare chiarezza sulla questione, con una proposta diversa da quella sulla quale insistono i pentastellati, è il professor Alberto Brambilla, esperto di previdenza sociale in quota Carroccio e con ogni probabilità prossimo presidente dell’Inps, al posto di Boeri. In un documento di Itinerari previdenziali che alleghiamo,Brambilla premette che “il ricalcolo delle pensioni cosiddette d’oro o di privilegio, applicando il metodo di calcolo contributivo, così come previsto dal Progetto di Legge (PdL) presentato da Lega e M5S in data 6 agosto 2018, all’articolo 1, non è assolutamente un ricalcolo ma solo una riduzione delle pensioni basata sul rapporto tra i coefficienti di trasformazione relativi alle età di pensionamento effettivo e quelli relativi alle età di pensionamento”.
“In pratica tutta l’operazione – prosegue Brambilla in un testo cofirmato da Gianni Geroldi e Antonietta Mundo – è basata esclusivamente sulle età di pensionamento con forti penalizzazioni per le pensioni di anzianità e quelle con 40 anni di contributi. Tutto ciò implica una rimodulazione delle “regole” in modo retroattivo ed è quindi una operazione che può presentare una lesione della certezza del diritto e profili di incostituzionalità. Inoltre, soprattutto per le pensioni decorrenti dal 2019, il punto di riferimento è costituito dai requisiti previsti dalla riforma Fornero, proprio quella che i due partiti al Governo volevano cancellare e che invece viene ulteriormente rafforzata in peius. Infine, definire queste prestazioni come d’oro o di privilegio, oltre che essere tecnicamente non corretto, tende a farle percepire come una ingiustizia e quindi mina la coesione sociale, fattore indispensabile in una società complessa come l’attuale”.
Brambilla definisce pertanto l’operazione “rischiosa” dal punto di vista giuridico e produrrebbe un ricavo di 330 milioni, tutto sommato modesto e che potrebbe ancora ridursi considerando i costi stessi dell’intera operazione, trascurando al momento gli oneri per i ricorsi che avrebbero ottime probabilità di successo. La proposta alternativa è quella non di un taglio per tutti, ma di un contributo di solidarietà da applicare alle pensioni più alte per i prossimi tre anni.
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