Le stime relative all’andamento di fecondità, speranza di vita e flussi migratori fanno presagire un aumento del rapporto di dipendenza tra giovani e anziani “e un peggioramento del rapporto tra pensionati e contribuenti, con rischi evidenti per l’equilibrio del sistema previdenziale, soprattutto in presenza di livelli di spesa previdenziale di per sé elevati”. Lo si legge nel rapporto La natura delle entrate e delle uscite dell’Inps in rapporto alla dimensione previdenziale e assistenziale delle prestazioni a proposito della situazione previdenziale in Europa. Secondo la prima parte dello studio curata dalla Direzione centrale Studi e ricerche dell’istituto, il rapporto tra soggetti con più di 64 anni e soggetti con un’età compresa tra i 20 e i 64 anni in Ue nel 2022 è stato pari al 36% con i valori più elevati registrati in Italia (41%) e Portogallo (41,2%). Ovviamente, nel caso di squilibri lo Stato interviene con trasferimenti all’Inps come sempre avvenuto finora.
Spesa previdenziale stabile, aumenta l’assistenza
Sempre nel medesimo rapporto si legge che tra il 2023 e il 2023 le entrate contributive dell’Inps sono cresciute del 28% mentre sono aumentati del 65,8% i trasferimenti all’Istituto derivanti dalla fiscalità generale, la Gias (Gestione interventi assistenziali), in particolare per sostenere le nuove prestazioni sociali. Secondo il Civ (Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps), in dieci anni la spesa previdenziale in termini reali è rimasta sostanzialmente stabile mentre “il rapporto tra il gettito contributivo e i trasferimenti dalla fiscalità generale si è modificato accrescendo sensibilmente il peso di questi ultimi“.
Nel 2023 i trasferimenti da parte dello Stato destinati alla Gias sono stati pari a 164.724 milioni con una crescita del 65,8 rispetto ai 99.396 del 2013. Le entrate contributive nel 2023 hanno raggiunto i 269.152 milioni con una crescita del 28,08 % rispetto a dieci anni prima.
La parte maggioritaria dei trasferimenti statali – spiega ancora il Civ – è destinata a sostenere le misure pensionistiche (il 56,6%), per la componente assistenziale (come le integrazioni alle pensioni più basse, le pensioni e gli assegni sociali e di invalidità) ma anche per per cofinanziare le varie gestioni previdenziali. Il resto dei trasferimenti è utilizzato per interventi a sostegno dei reddito, per l’inclusione sociali, per la famiglia e per gli sgravi. Dalla ricerca emerge peraltro – sottolinea il Civ – che una parte della spesa, non propriamente “assistenziale”, viene sostenuta da quote di trasferimenti erariali.
Il Civ sostiene la necessità dell’apertura “di una riflessione attenta ai temi della sostenibilità sociale ed economica del sistema, in grado di coniugare la capacità di rispondere ai nuovi bisogni sociali con una conseguente, e coerente, politica delle risorse”.