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Pensioni 2023: legge Fornero o proroga Quota 102, Opzione Donna e Ape Social. Ecco tutte le opzioni possibili

FIRSTonline

Come si andrà in pensione nel 2023? La risposta arriverà nella prossima legge di Bilancio, ma ciò che è certo è che, senza un intervento del nuovo Governo, il 1° gennaio 2023 tornerà la legge Fornero. Un’ipotesi che non piace a nessun partito, né tantomeno ai sindacati, ma che bisogna tenere in considerazione a causa del poco tempo a disposizione per impostare la Manovra 2023 e degli elevati oneri che qualsiasi novità sulle pensioni comporta per le casse dello Stato. 

Pensioni 2023: il ritorno della legge Fornero

Il 31 dicembre 2023 scadranno Quota 102, Ape Social e Opzione Donna. “Non c’è un piano B, la riforma delle pensioni va varata entro dicembre”, tuona il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra. Il motivo è presto detto. Senza un cosiddetto Piano B, il 1° gennaio 2023 tornerà in vigore nella sua versione integrale la legge Fornero.

Poco tempo per una riforma delle pensioni

Le proposte sulle pensioni dei partiti impegnati in campagna elettorale sono molteplici e, in alcuni casi, ben poco praticabili. Per due motivi. Il primo è la mancanza di tempo: le elezioni si terranno il 25 settembre e servirà almeno un mese perché il nuovo Governo sia pienamente operativo. A quel punto, la legge di Bilancio dovrà essere predisposta in fretta e furia e senza la stampella della Nadef (la nota di aggiornamento del Def). Difficile dunque pensare che si riescano a realizzare in poche settimane promesse complicate sia da realizzare che da finanziare come Quota 41, cavallo di battaglia della Lega, che prevede la possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età. Il costo? 4 miliardi il primo anno e 10 nei successivi.

Il secondo motivo riguarda proprio le risorse. Sono già stati definiti impegni di spesa per 35 miliardi di euro e ulteriori 20-25 miliardi serviranno per la rivalutazione delle pensioni, indicizzandole all’inflazione. Senza contare le nuove tranche di aiuti che serviranno a mitigare l’aumento dell’inflazione e il caro bollette. Insomma, la coperta è corta.  

Pensioni 2023: verso proroga di Quota 102

In virtù di quanto appena detto, l’opzione più praticabile sembra essere quella di prorogare fino al 31 dicembre 2023 Quota 102, la misura introdotta dal Governo Draghi che consente di andare in pensione con almeno 64 anni di età e 38 di contributi. Fino ad oggi hanno approfittato di questa possibilità solo 5-6mila persone, anche perché moltissimi pensionati sono nel regime misto (contributivo dal 1996) e la pensione per il 70% è calcolata con il metodo contributivo, i cui coefficienti di trasformazione in funzione dell’età determinano una riduzione di circa il 3% per ogni anno di anticipo.

Probabili le proroghe di Ape Social e Opzione donna

Insieme alla proroga di Quota 102, arriveranno con ogni probabilità anche quelle di Ape Social e Opzione donna. La prima è rivolta a disoccupati, caregiver e lavoratori con un grado di invalidità pari o superiore al 74% e dà loro la possibilità di andare in pensione a 63 anni di età e 30 di contributi. I lavoratori dipendenti che svolgono attività particolarmente gravose, con Ape Social, possono invece andare in pensione a 63 anni con 36 anni di contributi. 

Opzione donna, consente l’accesso alla pensione con 35 anni di contributi e 58 anni di età per le lavoratrici dipendenti o 59 anni per le autonome. 

Pensioni: le altre possibilità che consentono di uscire in anticipo

In parallelo, resteranno valide tutte le altre opzioni che consentono di andare in pensione prima di aver maturato i requisiti necessari per la pensione di vecchiaia.

Tra essere figurano:

  • pensione con con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne) a prescindere dall’età e senza adeguamenti all’aspettativa di vita fino al 2026;
  • Quota 87: 67 anni di età, 20 anni di contributi e nessun adeguamento all’aspettativa di vita;
  • precoci: lavoratori che possono far valere 12 mesi di contribuzione effettiva antecedente al 19° anno di età e che si trovano nelle condizioni simili a quelle di “Ape Social”, ossia a coloro che hanno la possibilità di accedere alla pensione fino al 31 dicembre 2026 con 41 anni di contribuzione indipendentemente dall’età.
  • isopensione: permette un anticipo di massimo 4 anni (7 anni fino al 2023), con costi e contributi a carico delle aziende sopra i 15 dipendenti. 
  • contratti di espansione: cinque anni di anticipo rispetto ai 42 e 10 mesi (un anno in meno per le donne), quindi anzianità di 37 e 10 mesi (36 e 10 mesi) oppure con Quota 82 (62 anni di età e 20 di contributi).
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