Quella di “portare la pensione minima a mille euro” è una proposta-slogan non nuova, che Silvio Berlusconi ha rispolverato per questa campagna elettorale agostana. Ma quanto costerebbe farlo davvero? Secondo i calcoli dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani, già limitandosi a portare le pensioni minime a mille euro il contraccolpo sulle casse pubbliche sarebbe notevole: la spesa finale salirebbe infatti di oltre il 100%, passando da 8,1 a 19,6 miliardi.
Il problema è che questo intervento da solo non basterebbe, perché bisognerebbe aggiungere anche i pensionati con un reddito fino a due volte il minimo, la maggior parte dei quali ha oggi un reddito da pensione che rimane comunque sotto i mille euro (la media mensile è pari a 739 euro). In questo modo, il conto salirebbe di altri 13,2 miliardi, arrivando a sfiorare quota 33 miliardi.
“Considerando la rivalutazione del 2,2% del decreto Aiuti Bis a partire da novembre 2022 (che interesserebbe i redditi fino a 6 volte il trattamento minimo) e ipotizzando un numero di pensionati per le prime due fasce uguale a quello del 2020 – precisa l’Osservatorio – il costo della riforma si ridurrebbe di poco: 31,2 miliardi euro, di cui 19,5 per le sole pensioni inferiori al minimo”.
Quante persone ricevono la pensione minima
I numeri sono così alti perché oggi i trattamenti previdenziali sotto i mille euro sono davvero molti. Stando ai dati Inps relativi al 2020, i pensionati italiani con un reddito fino al trattamento minimo arrivano a quota 2,1 milioni (il 13%), mentre quelli che arrivano fino a due volte il minimo sono quasi il doppio: 3,8 milioni (il 24%).
A quanto ammonta la pensione minima
Bisogna poi ricordare che l’importo della pensione minima varia di anno in anno, perché tutte le pensioni sono indicizzate al tasso d’inflazione con un ritardo di un anno. Ad esempio, il trattamento minimo del 2021, pari a 515,58 euro, è stato rivalutato in base al tasso d’inflazione dell’anno scorso (1,7%) e così la pensione minima 2022 è salita a 524,34 euro.
Il conguaglio sulla rivalutazione
Ma non è tutto: questa rivalutazione è ancora provvisoria, perché “è stata determinata sulla base di una stima effettuata a novembre 2021 – spiega l’Osservatorio – quando ancora mancavano i dati relativi ai mesi di ottobre, novembre e dicembre 2021. Poiché il tasso di inflazione effettivamente realizzato nell’anno 2021 è stato pari a 1,9 per cento, è previsto un conguaglio dello 0,2%”.
Cos’ha previsto il decreto Aiuti-bis
Di solito questo conguaglio viene pagato dallo Stato a gennaio dell’anno successivo; tuttavia, per contrastare l’impennata dell’inflazione, con il decreto Aiuti-bis il governo Draghi ha previsto un’indicizzazione al 2,2% già da ottobre 2022. Questa rivalutazione comprende non solo il conguaglio dello 0,2%, ma anche un acconto in via straordinaria sulla prossima indicizzazione da ottobre a dicembre 2022 (e tredicesima) solo per le pensioni con importo mensile lordo pari o inferiore a 2.692 euro (cioè fino a 6 volte la pensione minima di 524,34 euro). A partire da novembre 2022, quindi, la pensione minima aumenterà del 2,2%, passando da 524,34 a 535,86 euro.