L’unica certezza è che fino a ieri i “numeri certi” chiesti da Giorgio Napolitano non esistevano. Oggi il premier incaricato Pier Luigi Bersani salirà al Colle per spiegare gli esiti delle consultazioni. E, a meno di sorprese dell’ultim’ora, non porterà con sé quella maggioranza assoluta al Senato che il Capo dello Stato pretende per conferirgli un mandato pieno. Il Movimento 5 Stelle ha rifiutato ieri qualsiasi accordo, l’eventuale appoggio di Scelta Civica non basterebbe, il centrodestra si è detto disponibile solo in caso di governissimo, soluzione rifiutata più volte dal Partito Democratico. Uno stallo che ha portato lo spread Btp-Bund a volare oltre quota 350 punti base.
Se Bersani dovesse comunicare a Napolitano l’impossibilità di formare un Esecutivo, a quel punto il Presidente della Repubblica potrebbe giocare la carta del cosiddetto “governo di scopo”, affidando a una personalità autorevole (Giuliano Amato? Luciano Violante?) un mandato con una serie di obiettivi prefissati, primo dei quali la riforma della legge elettorale.
Ma perché il progetto vada a buon fine, il Pd dovrebbe accettare la prospettiva delle larghe intese con il centrodestra, finora respinta con forza. Il Quirinale è però determinato a evitare un immediato ritorno alle urne, soprattutto con il Porcellum. Esistono anche ragioni tecniche che impediscono la convocazione immediata di nuove elezioni: a norma di Costituzione, il Capo dello Stato non può sciogliere le Camere negli ultimi sei mesi del proprio mandato.
Proprio le trattative sul nome da scegliere per il successore di Napolitano potrebbero giocare un ruolo decisivo nelle strategie politiche dei partiti. Tramite il segretario del Pdl Angelino Alfano, Bersani ha comunicato a Berlusconi i nomi che il Pd vedrebbe bene al Quirinale: Franco Marini, Giuliano Amato, Pietro Grasso e Giuseppe De Rita.
In allegato, due precisazioni: 1) in caso di accordo su uno di questi nomi per il Colle nell’eventuale Governo Bersani sarebbero entrati ministri “non sgraditi” al Pdl; 2) in caso di rifiuto il centrosinistra sceglierà il prossimo Capo dello Stato trattando con i grillini e escludendo il centrodestra. Il Cavaliere a quel punto ha rilanciato, proponendo come prima carica dello Stato non più Gianni Letta, ma Marcello Pera, ex senatore di Forza Italia e presidente del Senato durante il secondo governo Berlusconi. Un nome irricevibile per il Pd. Ancora uno stallo. E oggi tutto ricomincerà proprio dal Quirinale.