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Pd nella bufera e Renzi sotto tiro: andare avanti da soli o coalizione?

Com’era facile immaginare, il deludente risultato dei ballottaggi per l’elezione dei sindaci sta scatenando la tempesta dentro il Pd e il segretario Matteo Renzi è di nuovo nell’occhio del ciclone. Il segretario ha addebitato alle polemiche e alle divisioni interne al partito l’insuccesso elettorale ma ha ricevuto un coro di critiche.

Politicamente il punto centrale di una discussione che si fa di ora in ora più bollente è questo: andare avanti da soli e confermare la linea politica attuale del Pd che punta più su nuovi programmi che su nuove alleanze o allargare il campo a Giuliano Pisapia e ad altre forze politiche in una logica di coalizione come ai tempi dell’Ulivo di Romano Prodi?

Subito dopo il voto Renzi ha fatto trapelare l’idea che non voleva più sentir parlare di coalizioni visto il pessimo risultato raccolto da questi schieramenti nelle recenti elezioni amministrative (“Il dibattito sulla coalizione addormenta gli elettori e non serve”) ma da Prodi a Walter Veltroni e nelle ultime ore anche dal ministro Dario Franceschini sono piovute critiche sul segretario al quale hanno ricordato che il Pd è nato per unire e non per dividere il centrosinistra.

Elettrico soprattutto lo scontro tra Renzi e Prodi: il segretario aveva invitato Prodi a non riproporre la logica dell’Ulivo e della coalizione che in passato portò al naufragio dei suoi due governi, malgrado due successi elettorali contro Silvio Berlusconi. Ma l’ex presidente della Commissione europea e padre dell’Ulivo non le ha mandate a dire e ha replicato seccamente a Renzi: “Leggo che il segretario del Partito democratico mi invita a spostare un po’ più lontano la tenda. Lo farò senza difficoltà: la mia tenda è molto leggera. Intanto l’ho messa nello zaino”.

Anche l’ex segretario del Pd Walter Veltroni ha suggerito a Renzi di cambiare passo (“Renzi resta una risorsa ma deve cambiare passo:questa è l’ora dell’inclusione”) ma politicamente è la presa di posizione critica del ministro Franceschini,  finora fedele alleato di Renzi, a fare rumore:”Il Pd è nato per unire e non per dividere il centrosinistra: qualcosa non ha funzionato”.

Per ora Renzi tira dritto: “Ho vinto le primarie con quasi due milioni di voti e non intendo alimentare il dibattito autoreferenziale se ci vuole la coalizione o no. Se qualcuno vuole tornare al passato,ai caminetti, alle correnti e ai leader tutti contro tutti, noi non ci siamo. Non ci fermiano e non faremo fermare l’Italia. Avanti insieme”.

L’enturouge renziano ha anche cercato di buttare acqua sul fuoco delle polemiche con Prodi ma è la situazione è tesissima. E promette di diventarlo ancor di più nel fine settimana, quando Pisapia farà la sua convention con Bersani e D’Alema a cui parteciperà la minoranza del Pd guidata dal ministro Orlando. Ore caldissime attendono il Pd.

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Categories: Politica