Marco Minniti ha definitivamente rinunciato a candidarsi alla segreteria del Pd alle primarie. La decisione dell’ex ministro dell’Interno è maturata ieri dopo la rottura con l’ala renziana, ma soprattutto con l’ex premier Matteo Renzi, accusati di scarso sostegno. Ora i renziani potrebbero spostare il loro appoggio sulla lista Martina-Richetti.
Ma la vera mina vagante dentro il Pd è il futuro di Matteo Renzi, che mostra di interessarsi sempre meno alle sorti del partito e che ieri è stato impegnato per tutta la giornata in una serie di incontri a Bruxelles con i leader europei, soprattutto socialisti, liberali e dem.
Non si esclude, anche se il dado non è ancora stato tratto, che Renzi varchi il Rubicone e lasci il Pd per dar vita a una nuova formazione politica di centro-sinistra che si ispiri all’europeismo, al riformismo e soprattutto all’anti-sovranismo e che possa partecipoare alle prossime elezioni europee con una lista che vada da Macron a Tsipras.
Ma è proprio l’ipotesi che Renzi esca dal Pd e fondi un nuovo partito di stampo europeo ad agitare le acque dello stesso Pd e soprattutto i renziani che si sentono orfani del leader proprio in una fase cruciale della vita politica italiana.
L’idea di Renzi è quella di ripartire da zero, azzerare la classe dirigente del Pd e della stessa ala renziana – anche perché ha rotto quasi con tutti – e fondare un partito basato sui circoli civici e su una classe dirigente del tutto nuova, presa dalla società civile, dalle nuove generazioni e dalle competenze professionali. Ma per capire meglio il futuro del Pd e di Renzi saranno decsiive le prossime ore.