La Moratti no. Enrico Letta, aprendo ieri i lavori della Segreteria del Pd, è stato categorico nell’escludere la possibilità di un accordo con il Terzo Polo sulla candidatura di Letizia Moratti per le prossime elezioni regionali in Lombardia. “Non c’è un solo motivo al mondo per cui il Pd debba candidare Letizia Moratti, ex ministra di Berlusconi ed ex assessora del leghista Fontana” ha detto senza mezzi termini Letta. Quindi porte chiuse alla Moratti ma anche e soprattutto a Calenda e Renzi del Terzo Polo che hanno lanciato la candidatura Moratti.
PD IN LOMBARDIA: CONTINUA LA RICERCA DI UN’ALTERNATIVA ALLA MORATTI
Tra possibile successo elettorale in Lombardia con la Moratti e affermazione della propria identità, il Pd sceglie dunque la seconda opzione. Scelta difficile che rischia di avere ripercussioni anche nel Lazio (dove una parte del Pd osteggia la candidatura dell’assessore alla Sanita Alessio D’Amato, sostenuta invece da Calenda) ma anche sul piano generale dove i margini di intesa tra le forze riformiste dell’opposizione al Governo Meloni si allontanano. Certo la candidatura di Moratti è divisiva a Milano e l’iniziale investitura di Calenda e Renzi sull’ex sindaco complica le scelte in casa Pd, dove tuttavia non mancano voci che spingono a valutare meglio le scelte per non dover poi raccogliere l’ennesima sconfitta in una regione chiave come la Lombardia. Ma per opporsi alle candidature del Governatore uscente Fontana per il centrodestra e della Moratti per il Terzo Polo, il Pd dovrebbe saper trovare una personalità forte per le Regioni, cosa che attualmente non è alle viste. Il sindaco di Milano Beppe Sala si è già sfilato, l’ex sindaco Giuliano Pisapia nicchia e l’ipotesi delle primarie di coalizione raffredda altre possibili candidature. Resta in campo Carlo Cottarelli che sarebbe pronto a candidarsi per la Regione Lombardia a condizione però di avere l’appoggio di Azione di Calenda, che il Pd sembra proprio escludere.
CONGRESSO PD: BONACCINI INCALZA PER ACCORCIARE I TEMPI
Sul piano nazionale invece, l’ala riformista e il candidato in pectore per la segreteria, Stefano Bonaccini, incalzano per accorciare i tempi del Congresso, che Letta non sembra escludere. “Mi pare ci si stia accorgendo – ha dichiarato Bonaccini – che i tempi dovevano essere più in sintonia con ciò che si aspettano i nostri iscritti ed elettori”, Ma la battaglia resta aperta e, dove lo scontro sul calendario, è auspicabile che il Pd si decida a parlare di contenuti e di strategie e a non ridurre il proprio Congresso al referendum tra alleanza con i Cinque Stelle oppure no.