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Pd, i due errori fatali che lo hanno spiazzato e l’urgenza di ascoltare i consigli di La Malfa e Prodi

Screenshot Youtube

L’abbraccio mortale fino all’ultimo minuto con la banda ormai alla deriva dei Cinque Stelle e con quell’inaffidabile azzeccagarbugli che è sempre stato Giuseppe Conte e l’imprevidenza di non aver preparato per tempo un Piano B imperniato su una legge elettorale proporzionale sono stati due errori imperdonabili che il Pd rischia di pagare a caro prezzo. Non c’è dubbio che i killer del Governo Draghi abbiano tre nomi inequivocabili – che sono quelli di Conte, di Salvini e di Berlusconi – ed è sperabile che gli elettori si ricordino del danno che, per puri interessi di bottega, hanno procurato all’Italia. Ma resta il fatto che il Pd, pur avendo sempre sostenuto il Governo, si è fatto cogliere impreparato dalle spregiudicate manovre degli avversari e ha preso un gol in contropiede che con maggior lungimiranza poteva sicuramente evitare.

I DUE ERRORI FATALI DEL PD: ABBRACCIO CON I GRILLINI E NESSUNA BATTAGLIA PER UNA LEGGE PROPORZIONALE

L’arrivo da Parigi di Enrico Letta alla guida del Pd dopo la fallimentare esperienza di Nicola Zingaretti aveva fatto sperare che il nuovo segretario potesse correggere la rovinosa rotta dell’abbraccio con i grillini, considerando che, nel suo discorso di insediamento, l’ex allievo di Nino Andreatta aveva assicurato che il Pd avrebbe dialogato con tutte le forze riformatrici. Purtroppo non è andata così e l’asse privilegiato del Pd è sempre stato uno solo: quello con i Cinque Stelle. Si può capire che, avendo la sciagura di essere circondato da profeti del nulla e da politici di sperimentata mediocrità come Francesco Boccia, Andrea Orlando, Giuseppe Provenzano per non parlare di Goffredo Bettini e Michele Emiliano, Letta avesse le mani legate più di quel che potesse sembrare, ma da lui ci poteva aspettare maggior coraggio, meno pregiudizi e una più forte carica riformatrice. L’alleanza con i Cinque Stelle è stata invece il mantra indiscusso del Pd anche sotto la sua segreteria, pur riconoscendo a Letta il merito della netta collocazione europeista ed atlantista di fronte all’inqualificabile invasione russa dell’Ucraina.

Ma c’è un secondo imperdonabile errore che Letta e il Pd hanno collezionato di fronte all’evidente sbandamento dei grillini ed è quello di non aver provato ad allestire per tempo un piano alternativo all’alleanza con i Cinque Stelle. Non occorreva essere Einstein per capire che tentare di far approvare dal Parlamento una legge elettorale di tipo proporzionale avrebbe sgretolato la coalizione del centrodestra e avrebbe lasciato mani libere a tutti e segnato il trionfo del Pd nel caso si fosse confermato come il primo partito. Ma la nostalgia dell’Ulivo, da ultimo messo in archivio perfino da Romano Prodi, ha annebbiato le idee a Letta che non ha mai creduto in una nuova legge elettorale proporzionale, malgrado l’ala riformista del suo partito lo spingesse in questa direzione, e quando è parso ravvedersi era ormai troppo tardi.

I CONSIGLI DI LA MALFA E PRODI: ACCORDO ELETTORALE TRA PD E CENTRO NEI COLLEGI UNINOMINALI

Di fronte a errori così madornali del Pd e di fronte alla spregiudicatezza dei Cinque Stelle, della Lega e di Forza Italia non sorprende che per il centrosinistra e per il suo primo partito la sfida elettorale del 25 settembre sia tutta in salita. I sondaggi parlano di un distacco di oltre 10 punti tra il centrodestra e il centrosinistra e il tempo per recuperare è poco. Però quella che per il Pd e più in generale per il centrosinistra (da cui la decenza consiglia di escludere i Cinque Stelle dopo lo strappo con Draghi) è una corsa ad handicap può trasformarsi, se ci sarà saggezza, nell’occasione di una svolta di chiara impronta riformatrice che unisca tutte le forze europeiste e atlantiste, anti-populiste e anti-sovraniste dal Pd a Calenda, da Renzi ai fuoriusciti da Forza Italia e a Tabacci e forse perfino a Di Maio e a Speranza.

E’ la proposta che, in considerazione dei vincoli del Rosatellum, ha lanciato nei giorni scorsi l’ex leader repubblicano Giorgio La Malfa secondo cui, per evitare una vittoria elettorale della destra che farebbe pagare un prezzo enorme all’Italia, sarebbe quanto mai opportuno che “dal centro al Pd si costituisca un vasto raggruppamento che consenta al Paese di evitare questa fine: nel proporzionale si può essere divisi ma la sfida (Ndr. del centrosinistra) va portata nei collegi uninominali”. Una proposta intelligente (divisi nel proporzionale ma uniti nei collegi uninominali) che sul Messaggero di ieri ha prontamente rilanciato anche l’ex premier Romano Prodi, auspicando tra tutte le forze riformatrici “un programma comune sui grandi problemi di politica estera e di impegno europeo”.

Centro e Pd, siete pronti? Lo capiremo nelle prossime ore ma per praticare la proposta La Malfa-Prodi devono cadere i veti reciproci e bisogna avere il coraggio di parlare al Paese, come ha fatto Draghi, il linguaggio della verità anche sui temi più spinosi. Non farlo vorrebbe dire regalare l’Italia alla destra senza nemmeno combattere.

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