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Pd e ingovernabilità, il vero errore è stato non aver dato battaglia per cambiare il Porcellum

Dalle elezioni politiche del 24 e del 25 febbraio esce per l’Italia il peggiore degli scenari possibili. Il Pd vince alla Camera e al Senato ma Berlusconi recupera oltre ogni previsione e Grillo centra un exploit miracoloso rendendo così impossibile – per effetto del nefasto Porcellum – ogni maggioranza al Senato, dove forse un’alleanza Pd-Monti può avere la maggioranza ma solo relativa e dunque inutile. Conclusione: chi vince è l’ingovernabilità e chi perde è il Paese.

Nelle urne poteva vincere la destra o la sinistra ma il voto di domenica e di lunedì toglie invece agli italiani la speranza di tornare un Paese normale e cioè un Paese governato da una maggioranza legittimata dal voto popolare e fortemente ancorato all’Europa. In teoria una via d’uscita ci sarebbe ed è quella di formare una un governo di larghe intese, un governissimo che vada da Berlusconi a Monti e al Pd. Ma questo vale solo sulla carta: a poche ore dalla fine delle elezioni pensare di mettere insieme un governo di larghissima maggioranza, dopo le lacerazioni della campagna elettorale, è pura fantasia. Così come illusoria e fuorviante appare l’altra alternativa, vagheggiata da una parte del Pd: quella di provare a formare una maggioranza con Grillo, il quale si guarderebbe bene di imbarcarsi in un governo con Bersani che poi dovrebbe comunque onorare il Fiscal compact voluto da Berlusconi e perfezionato da Monti. Immaginiamo che cosa nelle prossime ore direbbe la Merkel a Napolitano di questo governo Pd-Grillo dalle assai incerte connotazioni internazionali e da inevitabili venature anti-euro.

E allora? Tornare alle elezioni? Quando e con quale reazione dei mercati? Toccherà proprio a Giorgio Napolitano, a soli tre mesi dalla sua uscita dal Quirinale, compiere l’ultimo miracolo di mettere insieme i cocci di una legislatura che nasce morta e di individuare una soluzione che appare un rebus. Una cosa è certa ed è l’identità della madre di tutte le ingovernabilità che è il Porcellum e la mancata battaglia per la sua riforma. Se si vuole un Parlamento governabile con una maggioranza chiara e un’opposizione altrettanto chiara non basta tornare a votare: prima bisogna cambiare la legge elettorale archiviando il Porcellum e trovando un’intesa tra le forze politiche almeno su un minimo comun denominatore, che non può che essere rapprsentato dalla restituzione ai citatdini del potere di scegliere i loro parlamentari e dalla omogeneizzazione e riduzione dei premi di maggioranza. Ma è qui che nascono le maggiori recriminazioni.

Che errore è stato non aver mandato in pensione il Porcellum per tempo e quando (quest’estate) gli orientamenti dei suoi sciaagurati autori (Pdl e Lega) apparivano incerti e Berlusconi era assai oscillante  sul suo stesso futuro. La furbata del Pd di non andare in pressing sul Porcellum pensando di usare stavolta a proprio uso e consumo il premio di maggioranza che questa perfida legge assicura è stato un errore tragico. Non occorreva essere Einstein per intuirlo. Ed è bastato che cambiasse il vento per mettere a nudo tutta la fragilità delle furbizie pidiessine che hanno finito per regalare a Berlusconi e a Grillo una vittoria di proporzioni impensabili fino a qualche tempo fa. Per la verità Bersani ne ha fatti anche altri di errori: inseguire Vendola che ha raccattato solo pochi voti e ha perso perfino nella sua Puglia, non valorizzare Renzi in un ticket elettorale e rinnegare i successi del governo Monti sostenuto in Parlamento fino all’ultimo minuto. Ma la madre di tutte le delusioni e di tutti i guai del Pd resta la miope furbizia che l’ha indotto a rinunciare alla battaglia fino in fondo contro il Porcellum.

Dalle urne esce nettamente ridimensionato anche Monti che ha salvato l’Italia dalla bancarotta ma ha rovinato la bontà della sua azione di governo con liste pessime e con una strategia elettorale del tutto inefficace. Ma il punto resta il Porcellum: o si cambia questo o il Paese resterà ingovernabile. Altrimenti è inutile tornare alle urne. Questo ci dice l’esito delle più perfide elezioni degli ultimi decenni.

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