Gli Stati Uniti dominano, incontrastati e forse incontrastabili, l’industria dei pagamenti. Lo certifica l’Area Studi Mediobanca nella prima edizione del report sulle Paytech che analizza i bilanci del triennio 2018-2020 e dei primi nove mesi del 2021 delle 25 PayTech internazionali con ricavi superiori al miliardo di euro.
LE BIG FIVE E LA CLASSIFICA MONDIALE
Cinque società americane – America Express, Visa, Paypal, Mastercard e Fiserv – rappresentano il 59% del fatturato internazionale del settore Paytech. Il dominio statunitense si allarga fino all’88% del totale se si considera la somma dei ricavi delle 15 società con sede negli Usa. Seguono i gruppi europei e brasiliani che determinano, rispettivamente, il 10% e il 2% del giro d’affari mondiale che lo scorso anno ha raggiunto quota 140 miliardi di dollari.
Nella classifica redatta dal centro studi Mediobanca, il primo posto è saldamente occupato da Visa, con 8.900 miliardi di dollari di volumi di pagamento, 3,6 miliardi di carte in circolazione e 205 miliardi di transazioni totali. In Europa, stando ai ricavi 2020, sono MasterCard Europe (4,4 miliardi) e Visa Europe (3,1 miliardi) i gruppi principali, ma l’M&A ha cambiato le carte sul tavolo, con Worldline che, acquisendo Ingenico, sarebbe prima nei ricavi pro forma con 4,8 miliardi di euro. Macina posizioni Nexi, che passa dall’ottava alla quarta posizione con 2,9 miliardi di euro di fatturato, raggiunto grazie all’acquisizione di Nets e di Sia. Il gruppo italiano è anche leader per merchant acquirer, con l’11,7% del mercato.
“In generale, la pandemia ha influito negativamente sui bilanci di queste società che però hanno mostrato una buona resilienza, riuscendo a contenere il calo del fatturato aggregato (-2% sul 2019)”, spiega Mediobanca, secondo cui a causa dell’Open Banking e della digitalizzazione dell’economia, lo scenario globale dell’industria dei pagamenti ha cambiato radicalmente volto e ora vede i colossi bancari competere con nuove piattaforme tecnologiche, banche challenger e BigTech.
BOOM DEL CASHLESS
Rilevante il dato relativo alle transazioni cashless che nel 2020 hanno raggiunto i massimi storici, toccando quota 785 miliardi (rispetto ai 389 miliardi nel 2014). “La loro crescita è però passata dal +16,5% del 2018/19 al +7,8% del 2019/20, risentendo degli effetti della pandemia”, sottolinea lo studio. Per quanto riguarda il 2021, la stima di Mediobanca, che cita il Capgemini World Payments Report 2021, è di oltre 920 miliardi di transazioni a livello mondiale: di queste 320 miliardi sono relative all’Asia. Sotto il profilo geografico, l’Italia è 26esima in Europa per pagamenti digitali pro-capite ma la forte dotazione di terminali Pos e il trend di crescita dei pagamenti via mobile sono indicatori della possibilità di sfruttare i grandi spazi di crescita del settore nel nostro Paese, spiega il report.
Segnali positivi arrivano anche dai conti dei primi 9 mesi del 2021, un periodo in cui i ricavi complessivi delle PayTech sono stati pari a 110,6 miliardi (+14,4% sui primi nove mesi del 2020, di cui +14,5% le statunitensi e +11,6% le europee), mentre il risultato operativo è migliorato del 17%, con i gruppi europei in accelerazione (+24,1%).
LE PAYTECH IN ITALIA
Lo scorso anno, in Italia, il mercato dei pagamenti ha registrato una contrazione dell’8,8% a 245,8 miliardi. In ribasso il traditional retail che, pur rappresentando il 73% con 180,5 miliardi, dal 2018 ha registrato un ribasso medio annuo del -6,7%. Ad aumentare sono invece i pagamenti digitali, cresciuti con un tasso medio del +7,1% nel 2018-2020 per arrivare a un valore complessivo di 40 miliardi di euro nel 2020, grazie anche all’e-commerce. In totale, a fine 2020 lo stock di moneta elettronica in circolazione in Italia era pari a 11,4 miliardi (+28,1% sul 2019).
Nonostante la forte espansione dei pagamenti digitali, nel nostro Paese rimane ancora elevata la quota del contante sul transato (nel 2019 pari al 58% a valore e 83% a volume), superiore alla media europea (rispettivamente 48% e 73%). “Il tutto nonostante il falso mito di una maggiore onerosità dei pagamenti elettronici rispetto ai contanti, che invece celano costi latenti, legati alla produzione, trasporto e gestione, che la Banca d’Italia quantifica in 7,4 miliardi annui (lo 0,45% del Pil) e che incidono sulla redditività aziendale e sulla competitività del nostro Paese, spiega Mediobanca.