PayPal dipende dalle banche, non è un mistero e per quanto venga presentato come un innovativo servizio virtuale figlio della migliore delle intuizioni del web 2.0, poggia le sue fondamenta sul tradizionalissimo servizio bancario. Conti, carte di credito e carte di debito. Null’altro. Che poi si possa accedere via Internet, tramite un app sul cellulare e senza dover ricordare tutti i dati a memoria, poco importa. Il sistema bancario ha dei problemi? Li ha, purtroppo, anche PayPal.
Nel caso greco, la grave crisi di liquidità che ha colpito le banche ha imposto un maggior controllo dei flussi di capitale e quindi dei servizi di pagamento. Con gli istituti di credito impossibilitati a funzionare normalmente (la Bce ha deciso di mantenere invariato il tetto di liquidità di emergenza in attesa dell’esito della consultazione), sono andati in tilt anche quei sistemi di pagamento elettronici che si appoggiano comunque al denaro mantenuto nei depositi bancari.
Insomma, ad oggi, un cittadino greco che si trovi in qualunque parte del mondo, facendo “log-in” sul proprio account PayPal troverà tutti i suoi fondi nello stato di non operatività, così come le transazioni transfrontaliere legate a qualsiasi carta o conto bancario a partire da un conto o carta rilasciata da una banca greca risulteranno non disponibili.
Il blocco dovrebbe ammorbidirsi da martedì 7 luglio, ma c’è chi dice che la soluzione alternativa potrebbero essere i Bitcoin. La moneta digitale, slegata da banche e autorità nazionali, infatti, continua a funzionare nonostante i divieti, e chi ne ha può anche cambiarla in contanti.
In effetti, fino a qualche giorno fa, su Twitter circolava la notizia che l’unico bancomat ancora in funzione in Grecia fosse un Bancomat in grado di convertire Bitcoin in euro, anche se a lanciare il twit non era proprio un utente qualsiasi o un cittadino greco alla disperata ricerca di denaro contante da prelevare, bensì il fondatore di “France Bitcoin”, una rivista dedicata alle “cripto-monete”, nonchè membro della BitCoin foundation.
Che sia una reale via d’uscita, che però riguarderebbe i correntisti più audaci e smaliziati, ma soprattutto quelli più informatizzati, è presto per dirlo. La crisi greca per i “Bitcoiner” potrebbe essere un banco di prova eccezionale, e l’impressione è che i fautori della moneta virtuale non aspettino altro per innescare la loro particolare rivoluzione della valuta.