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Patto di stabilità, via libera del Parlamento Ue ma solo quattro italiani votano a favore: imbarazzanti astensioni di Pd e Lega

Il Parlamento europeo approva la riforma del Patto di stabilità con ampia maggioranza. Solo 4 i voti italiani a favore. Imbarazzanti le astensioni di Pd e Lega considerando il ruolo che hanno avuto Gentiloni e Giorgetti, ai quali i loro partiti hanno negato il consenso. Gentiloni: “E un buon compromesso, pronti ad aprire un nuovo capitolo per la governance economica dell’Ue”

Patto di stabilità, via libera del Parlamento Ue ma solo quattro italiani votano a favore: imbarazzanti astensioni di Pd e Lega

Via libera dal Parlamento europeo alla riforma del Patto di stabilità. La direttiva per la nuova governance economica è passata con ampia maggioranza su tre testi legislativi: 359 i voti favorevoli, 166 contrari e 61 astensioni, su un totale di 586 presenti a Strasburgo. Approvati anche il braccio preventivo con 367 sì, 161 contrari e 69 astensioni, e il braccio correttivo con 368 sì, 166 contrari e 64 astensioni.

La proposta, portata avanti dal Commissario all’Economia Paolo Gentiloni, è stata mediata dalla Spagna di Sanchez, che deteneva la presidenza di turno dell’UE. “È un buon compromesso” ma soprattutto “è il risultato della determinazione di tutti a portare avanti e migliorare l’attuale quadro legislativo” ha detto Gentiloni.

Solo quattro italiani votano a favore

Quasi tutti gli eurodeputati italiani si sono astenuti o hanno votato contro. A votare a favore sono stati solo in quattro: Lara Comi e Herbert Dorfmann del Ppe, Marco Zullo e Sandro Gozi di Renew. Il Partito Democratico si è astenuto, criticando il testo come “eccessivamente peggiorativo”, nonostante il sostegno del gruppo socialista. Anche Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega si sono astenuti. Il M5S ha votato contro, denunciando un “ritorno dell’austerity”, insieme agli ex membri M5S ora nei Verdi. Divisi gli italiani di Renew Europe: Castaldo ha votato contro, mentre Danti si è astenuto. La Lega ha definito la riforma come “mancata”, suggerendo che con una diversa maggioranza in Europa si potrebbero apportare modifiche per una maggiore flessibilità e più investimenti pubblici. Pesa sul voto anche la campagna elettorale in corso.

Gentiloni: “Pronti ad aprire un nuovo capitolo per la governance economica nell’Ue”

Dopo il voto, il Commissario all’Economia Paolo Gentiloni ha sottolineato che l’UE sta uscendo “da quattro anni eccezionali per l’economia, caratterizzati dall’applicazione della clausola di salvaguardia generale” che ha dato agli Stati membri il margine di manovra necessario per affrontare gli shock. Ora, l’UE è pronta a “inaugurare un nuovo capitolo nella governance economica”, che dovrebbe affrontare le sfide attuali e future “con rinnovata fiducia”. Gentiloni ha aggiunto che il Consiglio UE potrà presto dare il via libera definitivo al pacchetto legislativo. Il Consiglio Ue potrà ora “dare il via libera definitivo a questo pacchetto legislativo chiave nei prossimi giorni”, ha aggiunto.

“Questa settimana è trascorso esattamente un anno da quando la Commissione ha presentato le sue proposte per riformare la nostra governance economica, sebbene il lavoro preparatorio sia iniziato proprio all’inizio di questo mandato”, ha affermato ancora Gentiloni. “Il nostro obiettivo è sempre stato quello di correggere norme talmente rigide che spesso non venivano applicate e siamo riusciti in questo obiettivo: come avviene dopo ogni negoziato, la riforma adottata oggi è un compromesso, che non è perfetto, e fa ben poco per ridurre la complessità, ma è migliore delle regole esistenti”. E lo è per quattro motivi principali: rafforzamento degli incentivi per gli investimenti pubblici, definizione di un percorso credibile per ridurre il debito, responsabilità fiscale degli Stati membri entro un quadro comune europeo e maggiore enfasi sugli aspetti sociali e climatici.

Cosa prevede il nuovo patto di stabilità

Il nuovo Patto di stabilità dell’UE richiede ai paesi con un debito pubblico oltre il 60% del PIL di presentare piani di riduzione entro 4 anni, estendibili a 7 con riforme e investimenti. Questi piani saranno nazionali e il parametro di riferimento sarà la spesa primaria netta, escludendo interessi e altre spese specifiche. La Commissione pubblicherà “traiettorie di riferimento” per paesi con deficit oltre il 3% del PIL o debito sopra il 60%, stabilendo obiettivi di aggiustamento dei conti pubblici per garantire un declino del debito o mantenerlo a livelli prudenti. Queste traiettorie saranno comunicate ai paesi entro il 21 giugno, con la presentazione dei piani pluriennali di spesa entro il 20 settembre.

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