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Patto di Stabilità: sostenibilità del debito senza mettere a rischio gli investimenti essenziali. Infondati i dubbi tedeschi

La nuova proposta di governance della Ue fa bene all’Italia e all’Europa ed è coerente con le altre misure europee – Finalmente la sostenibilità del debito sarà esaminata Paese per Paese

Patto di Stabilità: sostenibilità del debito senza mettere a rischio gli investimenti essenziali. Infondati i dubbi tedeschi

A fine aprile la Commissione Europea ha presentato la sua proposta al Consiglio per una nuova governance europea ben piantata nel nuovo contesto economico, finanziario e geopolitico. La proposta sul nuovo Patto di Stabilità mira alla sostenibilità del debito senza mettere a rischio gli investimenti necessari all’autonomia energetica, l’autonomia strategica nel digitale e il rafforzamento della capacità di difesa comune. 

Ma non tutti i nodi sono stati sciolti per l’adozione da parte del Consiglio, malgrado il lungo processo di consultazioni per cambiare le regole introdotte dopo la crisi finanziaria che hanno zavorrato la ripresa europea e aumentato i debiti pubblici, contro le buone intenzioni dei proponenti. 

Patto di Stabilità: i punti di forza della nuova proposta della Commissione Ue

Vediamo quali sono i punti di forza della proposta sul Patto di Stabilità, che sono anche i più promettenti per l’Italia, e quali le fonti di disaccordo, così poco fondate che non hanno trovato l’accordo neppure nel paese che le propone, la Germania, dove il ministero dell’economia e quello delle finanze avevano pubblicato due papers diversi sull’argomento.

Il primo punto di forza è che la nuova governance economica è coerente con le altre misure europee: Next Generation EU (PNRR), REpowerEU e le altre iniziative di politica industriale. La sostenibilità del debito prende il posto centrale che merita insieme alla crescita alla quale la sostenibilità è legata. Il percorso di riduzione del debito è basato su un piano nazionale che include riforme e investimenti e un dialogo tra il paese e la Commissione. Per gli investitori che comprano il debito degli Stati europei, questo processo è una garanzia importante e i lupi non accerchieranno il paese isolato. 

Infatti, la probabilità di successo di una riduzione duratura del debito cresce al 75% se accompagnata da espansione interna ed esterna, da riforme strutturali e investimenti produttivi e da una revisione delle spese piuttosto che aumento delle entrate, secondo l’ analisi dei casi di riduzione del debito pubblico fatta dal FMI nel suo ultimo rapporto (WEO aprile 2023. 

Il controllo sulla qualità degli investimenti è necessario alla sostenibilità del debito e la nuova governance fiscale prevede che solo gli investimenti nelle priorità comuni europee possono prolungare il periodo programmato per la discesa del debito. E la regola del raggiungimento degli obiettivi si applica. Inoltre, vengono introdotte sanzioni molto più efficaci del passato per i Paesi non realizzano le riforme e gli investimenti concordati.

Poiché solo gli investimenti che aumentano la produttività, quindi la crescita a lungo termine, aumentano la sostenibilità del debito, non c’è ragione di chiedere una golden rule (per il ponte di Messina?) che si realizza automaticamente con gli investimenti che hanno rendimenti superiori ai costi di finanziamento.

La Germania ha ottenuto che i paesi con deficit maggiore del 3% del PIL lo riducano di un minimo dello 0,5% del PIL all’anno. Per il debito resta che deve essere ridotto alla fine del periodo programmato, ma senza specificarne l’ammontare. Lo strumento per prevenire squilibri eccessivi nei conti pubblici è la spesa primaria netta che è sotto il controllo diretto del Parlamento. Serve anche a riallocare le risorse pubbliche dove sono più necessarie, è anticiclica e agisce quando non fa male, ovvero quando l’economia cresce. Il programma concordato con la Commissione per 4 anni potrà essere rinegoziato da eventuali nuovi governi.

Patto di Stabilità: la crescita italiana e la crisi tedesca

Grazie a NGEU insieme alla sospensione delle vecchie regole fiscali europee, abbiamo avuto il rimbalzo del PIL nel 2021 e la diminuzione del debito medio dell’area euro dal 97% del PIL nel 2020 al 90% atteso per il 2023. E il debito italiano si è ridotto di quasi 15 pp nello stesso periodo! Inoltre, ci ha permesso di rispondere rapidamente al ricatto di Putin sull’energia e schivare la recessione prevista per la risposta monetaria all’inflazione. 

Sono da poco usciti i dati per il primo trimestre 2023: l’Italia cresce dello 0,5% e la Germania dello 0,0%.  Mentre in passato la Germania poteva ignorare la mancanza di domanda in Europa esportando in Cina, questa è ora diventata una strategia ad alto rischio. 

La geopolitica ha cambiato le carte in tavola: oggi la domanda estera è instabile, quindi la crescita degli investimenti e dei consumi nel mercato interno diventa importante anche per i profitti della manifattura tedesca. Nelle più recenti previsioni regionali per l’Europa, il FMI calcola che la riduzione attesa del PIL nei paesi europei sarà tanto maggiore quanto maggiore era la dipendenza dalle importazioni russe di combustibili fossili. Quindi Italia e Germania le più colpite (-1,5%) nella crescita futura. Tutte le componenti dell’autonomia strategica dell’Europa -gli investimenti nella transizione energetica, la diffusione digitale che è collegata alla prima, la ristrutturazione delle catene del valore- sono ormai un obiettivo esistenziale.

La coerenza politica del nuovo Patto di Stabilità

Un secondo punto di forza è la coerenza politica, ovvero la capacità di mantenere il supporto dei cittadini che, secondo Monnet, è una garanzia di successo per ogni passo avanti dell’Unione.  

La commissione allarga gli orizzonti della politica di bilancio al medio periodo e si fa carico di delineare una fiscal stance europea (ovvero l’impatto delle politiche fiscali sulla domanda aggregata e la crescita dell’area) che deve essere espansiva quando c’è rischio di recessione, coordinando poi le politiche nazionali. In passato, invece, l’impatto finiva sempre per essere recessivo, come somma delle raccomandazioni specifiche ai paesi. Le vecchie regole erano pro-cicliche, il contrario di quanto è necessario alla stabilità.

La nuova governance economica si basa su un’analisi della sostenibilità del debito per ciascun paese. Su questa analisi il paese disegna la propria strategia di aggiustamento e riduzione del debito che discute e concorda con la Commissione. Questa analisi considera molteplici fattori presenti e previsti dell’economia nazionale e del contesto internazionale. Ben diversa dalla percentuale fissa ex-ante uguale per l’Italia col suo debito di 145% del Pil e per l’Estonia col suo 21%. Questo tipo di analisi (DSA) è stato usato dal FMI negli ultimi 20 anni per valutare la resilienza di un paese e i mercati finanziari ne sono abitualmente soddisfatti. Non è immune da errore quando le condizioni finanziarie diventano volatili e il commercio globale cambia radicalmente, come dopo la crisi finanziaria del 2008-9. 

L’uso della DSA per ciascun paese insieme alla condizione che il debito si riduca alla fine del periodo programmato senza obiettivi numerici rappresentano al momento punti di disaccordo: il ministero delle finanze tedesco, che ha tenuto segreta la propria controproposta quasi fino alla riunione del Consiglio, chiede il ritorno a regole quantitative fisse per un’annuale riduzione del debito. È una posizione accentratrice poco consona a un partito liberale. Più grave è che sottovaluta la probabilità di un qualsiasi imprevisto che riduca la percentuale prevista generando una reazione a catena da parte degli investitori: questa sì capace di mettere in pericolo la sostenibilità del debito nell’intera area. 

In conclusione, la proposta della Commissione per una nuova governance economica va bene per l’Italia per riprendere il cammino di convergenza con i paesi più ricchi dopo un quarto di secolo di quasi-stagnazione. È ottima per l’Europa per conseguire gli obiettivi di riduzione del debito pubblico, autonomia strategica per lo sviluppo industriale, e autonomia energetica per liberarsi dai condizionamenti di ogni tipo di autocrate produttore di combustibili fossili. E se i liberali tedeschi si tengono ai loro valori di fondo e alle best practices globali, saranno d’accordo anche loro ad adottare la proposta della Commissione. 

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