“Fino a non molti anni fa, parlare di politica industriale europea era considerato quasi un’eresia“. Oggi la necessità di accelerare la doppia transizione – energetica e digitale – “fa sì che non si discuta più “se” intervenire a sostegno di settori strategici quanto piuttosto su “come e con quali mezzi” promuovere la competitività strategica europea” insidiata bruscamente dal ricco piano verde di Biden che vale la bellezza di 400 miliardi di dollari. Nell’assemblea di Assomine alla presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella che “sentiamo come autorità morale e civile”, Patrizia Grieco, meritoriamente confermata alla guida dell’Assonime, è andata subito al cuore dei problemi di competitività delle imprese italiane ed europee e non ha avuto paura di riscoprire la politica industriale. Al punto di meritarsi i complimenti del Commissario europeo, Paolo Gentiloni, che ha definito quella di Grieco “una relazione di respiro europeo”. Ma di quale politica industriale parla la Presidente di Assonime? Non di una politica fatta di sussidi e di rilassamento delle regole sugli aiuti di Stato, che minerebbe il mercato unico e metterebbe in seria difficoltà l’Italia per le sue limitate disponibilità di bilancio, ma di una politica industriale che “incentivi i cambiamenti necessari” ma “senza distorcere il mercato favorendo alcune imprese a danno di altro”. Le idee di Grieco sono chiarissime e meritano grande apprezzamento, che poi il Governo sia in grado di metterle in pratica è un altro discorso.
Patrizia Grieco (Assonime), il coraggio di riscoprire l’eresia della politica industriale europea
Per fronteggiare la concorrenza del piano Biden sulle imprese, l’Europa non ha bisogno di allentare le regole sugli aiuti di Stato ma di una nuova politica industriale che non distorca il mercato: è la proposta della Presidente di Assonime, Patrizia Grieco, ma il Governo Meloni e soprattutto i suoi mediocri ministri saranno in grado di sostenerla?