L’emergere del concetto di patrimonio culturale è il risultato di un lungo sviluppo storico in cui valori diversi sono stati attribuiti a monumenti, edifici, opere d’arte, manufatti, paesaggi, ecc. La distruzione o perdita sistematica di questi oggetti ha portato a frasi come ” eccezionale valore universale” e alla dichiarazione che questi oggetti appartengono “all’umanità”.
Queste idee sono state sviluppate attraverso la consapevolezza che il patrimonio culturale e l’ambiente naturale con cui è intimamente legato sono unici e insostituibili. L’emergere del concetto è direttamente correlato all’idea di protezione o conservazione.
La tradizione del collezionismo di oggetti più piccoli come opere d’arte e altri capolavori culturali apparteneva all ‘”interesse antiquario” ma furono anche le prime fasi di un successivo e lungo processo di istituzionalizzazione. La loro selezione si è basata su nozioni di valore inerenti al tempo e al luogo di acquisizione o alla rarità e alla qualità estetica dell’oggetto. Erano anche un’esposizione della conoscenza contemporanea che si espandeva con la scoperta di nuovi e nuovi segmenti del mondo conosciuto. Fin dal XIX secolo, il concetto di patrimonio nazionale è stato uno dei fattori chiave di questo processo. Ciò portò alla creazione di musei nazionali e di commissioni o istituti di tutela dei monumenti.
Patrimonio Mondiale: Memoria Mondiale
Nella seconda metà del XX secolo, movimenti, organizzazioni che si sono evoluti spontaneamente – come l’organismo internazionale UNESCO – sono riusciti a ottenere il sostegno necessario per preservare alcuni aspetti particolari del patrimonio di molte nazioni, includendo concetti come come: Patrimonio Mondiale, Memoria Mondiale.
Nonostante i pregiudizi intrinseci nell’approccio al Patrimonio Mondiale, è stata aperta la porta a un approccio più olistico negli studi sul patrimonio contemporaneo o nel business del patrimonio. Allo stesso tempo, più recenti sviluppi nelle pratiche del patrimonio culturale e più in generale negli usi e abusi del concetto di patrimonio culturale hanno portato ad un forte approccio critico nel contesto del “business del patrimonio”.
Ora, nel 21° secolo, si comprende meglio che il patrimonio ha un significato su più livelli, meglio serviti da approcci e metodologie multidisciplinari che possono essere sviluppati e utilizzati in tutto il mondo. Il patrimonio culturale rientra nell’ambito di indagine di una serie di studi umanistici, sociali e ambientali. Le soluzioni ai problemi del patrimonio culturale e della gestione delle risorse si ottengono meglio riconoscendo le differenze e legittimando interessi contrastanti, in modo da cercare un terreno comune.
Il tema della restituzione delle opere
I musei ospitano milioni di opere d’arte e manufatti culturali. Il solo Metropolitan Museum of Art conserva due milioni di oggetti. L’Hermitage ne ha tre milioni. Il British Museum, otto milioni. Alcuni di questi oggetti sono arrivati a queste istituzioni con mezzi non sempre chiari. Alcuni potevano essere stati rubati o saccheggiati, altri acquisiti attraverso transazioni forzate come nel caso delle spoliazioni naziste (qui un interessante articolo di approfondimento “Looted Art: La restituzione della storia” di Giuseppe Calabi ). Ingiustizie dovrebbero essere corrette e, se sì, come? Alcuni sostengono che ci siano oggetti nelle collezioni dei musei che dovrebbero essere rimpatriati, restituiti al loro paese, cultura o proprietario di origine. Ad esempio, si considerino le rivendicazioni per la restituzione dei Bronzi del Benin, saccheggiati dal Regno del Benin durante la spedizione punitiva britannica del 1897. Secondo affermazioni come queste, i musei avrebbero l’obbligo morale di rimpatriare oggetti discutibili acquisiti dalle loro collezioni.
I musei e le istituzioni culturali tendono ad abbracciare l’idea, sancita dalla Convenzione dell’Aia del 1954, che i prodotti culturali costituiscono un contributo alla cultura di tutta l’umanità. Come si legge nel preambolo di quel testo: “Il danno ai beni culturali appartenenti a qualsiasi popolo significa un danno al patrimonio culturale di tutta l’umanità, poiché ogni popolo dà il suo contributo alla cultura del mondo”. Questo sentimento trova eco in una convenzione dell’UNESCO del 1982 dedicata ai manufatti e ai siti considerati parte del patrimonio mondiale: “Il loro valore non può essere limitato a una nazione o a un popolo, ma deve essere condiviso da ogni uomo, donna e bambino del mondo”. Tali impegni riguardanti il valore universale dei prodotti culturali vengono spesso contrapposti alle richieste di rimpatrio. Spesso viene dato un significato discutibile: “L’argomento avanzato da coloro che pensano che i musei abbiano il diritto di resistere alle richieste di restituzione è che alcuni manufatti hanno un valore così grande per l’umanità che è giustificato limitare o ignorare i diritti di proprietà culturale al fine di promuovere o proteggere questo valore”.
Se pensiamo che l’arte abbia valore per lo sviluppo individuale e per l’umanità nel suo insieme, allora le questioni distributive non possono essere evitate e lo stesso punto può servire da trampolino di lancio verso una riflessione più ampia sulla distribuzione dei beni culturali. Inoltre, ci sono musei che considerano il bene pubblico delle loro collezioni in una luce cosmopolita, anziché nazionalista. Ad esempio, nella “Dichiarazione dell’importanza e del valore dei musei universali”, un gruppo di leader museali tra cui i direttori del Met, del Getty, dell’Hermitage e del museo britannico scrivono: “I musei non servono solo i cittadini di un nazione, ma il popolo di ogni nazione”. Se i beni che i musei custodiscono sono beni pubblici con valore universale, beni che tutti possono avere il diritto umano di accedere e sperimentare, allora dobbiamo chiederci se l’attuale distribuzione di questi sia giusta?
Il rimpatrio dei beni culturali non è in contrasto con i valori museali riguardanti la gestione dei beni pubblici per il bene di un pubblico internazionale; al contrario, combinati con considerazioni di giustizia, gli impegni istituzionali riguardanti il valore universale dei beni culturali comportano una redistribuzione molto più radicale di quanto anche le sole richieste di rimpatrio giustificherebbero. I musei e le istituzioni culturali hanno comunque il dovere di intraprendere passi sostanziali nel perseguimento della giustizia nei beni culturali.
Ora la questione meglio lasciarla ai legali competenti in diritto legato all’arte: questo argomento è una vera ragnatela che coinvolge storia, tragedie familiari, arte, passioni dove non tutto viene semplificato. Ci vuole conoscenza, buon senso e avere chiare sulle linee da seguire. E in molti altri casi meglio seguire le leggi a cui doverosamente fare riferimento.