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Pasta De Cecco da 130 anni eccellenza italiana in America. Il Made in Italy di successo in un francobollo

Il Ministero delle Imprese emette un francobollo commemorativo per lo storico pastifico di Fara San Martino. La pasta prodotta con attrezzature a bassa emissioni di CO2

Pasta De Cecco da 130 anni eccellenza italiana in America. Il Made in Italy di successo in un francobollo

Esistono aziende Made in Italy cui la buona sorte è stata riconoscente sin dalle origini. Sono nate in aree depresse, trascurate da banchieri e investitori, ma che per gli intricati percorsi della storia sono poi diventate eccellenze di prodotto e di qualità ambientale. Veniva in mente più o meno questo tragitto, quando il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha festeggiato i 130 anni di attività della De Cecco nel mercato americano. L’evento è stato celebrato con un francobollo emesso dallo stesso Ministero delle Imprese. In realtà è il secondo riconoscimento filatelico allo storico pastificio abruzzese di Fara San Martino. Il primo è del 2016 per i 130 anni dalla fondazione, originata da un vecchio mulino in pietra. Il moderno pastificio si trova nel Parco della Majella, terra, una volta, di transumanza, eremiti e terremoti. Da tempo il sito è un Geo Parco Patrimonio dell’Unesco, per le sue caratteristiche storiche e geomorfologiche. L’azienda De Cecco è anche un ‘eccellenza di sostenibilità. Molto prima del riconoscimento del Ministero ha fatto investimenti e sviluppato metodologie di lavorazione all’avanguardia in un ambiente armonioso e ordinato.

Dall’Abruzzo all’Esposizione Universale del 1831.

Tutto ha inizio con la molitura di Nicola Antonio De Cecco nel 1831. Qualche anno dopo il figlio Filippo Giovanni decide di produrre la pasta “con gli ingredienti perfetti che aveva a portata di mano: la semola di alta qualità che suo padre produceva e l’acqua pura della sorgente della Majella “. Padre e figlio scelgono i migliori grani della zona per far conoscere all’estero quel che si produce nel cuore dell’Appennino centrale. Nel 1893 all’Esposizione Universale di Chicago la pasta della lontana Italia- maccheroni e  vermicelli – viene premiata con la medaglia d’oro “per la struttura superiore, il colore e la tenacità dopo la cottura”. Il Ministro Adolfo Urso lo ha ricordato, presentando il francobollo commemorativo di questo legame centenario con l’America. Eh si, l’America ! Il sogno di milioni di italiani, due secoli fa riconosceva ad un piccolo laboratorio di montagna prestigio internazionale. Ma nel 1888 Filippo aveva avuto l’idea che aveva cambiato il modo di produrre la pasta. Aveva ideato e messo in funzione il sistema di essiccazione  ad aria calda. Il primo in assoluto. Una rivoluzione tecnologica che accelerava la produzione, senza intaccare la qualità. In pratica una green production di due secoli fa, immaginata per “globalizzare” i maccheroni. Con quel metodo la pasta si conservava e manteneva tutte le caratteristiche organolettiche. Era l’uovo di Colombo ! Il modo naturale, pratico, per poterla spedire in tutto il mondo. E l’ America era lì che aspettava. Gli States pieni di italiani in cerca di fortuna, viaggiatori degli stessi piroscafi che trasportavano la pasta di Fara San Martino.

Produzione e sostenibilità secondo il Global Compact

De Cecco resta un marchio italiano, apprezzato in virtù di quella buona sorte di cui dicevamo all’inizio. Da anni il pastificio lavora rispettando un proprio documento di sostenibilità ambientale e lavorativa ispirato al Global Compact delle Nazioni Unite. La pasta esce da linee di produzioni alimentate al 50% da energia elettrica da fonti rinnovabili. Il 14% è energia idroelettrica, autoprodotta da centrali di proprietà. Apparati che risalgono ai primi del ‘900, che sono state via via ammodernate, quasi ad aspettare che l’industria italiana si rendesse conto ( molti decenni dopo) di dover produrre senza inquinare. L’ Abruzzo è una delle Regioni meno compromesse dal punto di vista ambientale, tuttavia gli sprechi qui non sono tollerati. Nel 2021 il pastificio ha ridotto di oltre il 10% le emissioni di CO2 in atmosfera e piantumato oltre 3 mila olivi per abbattere ancora di più l’anidride carbonica. La lavorazione della pasta coinvolge 2 mila aziende agricole del territorio, entrate di fatto anche nella catena della solidarietà alimentare attraverso collaborazioni come quella con il Banco Alimentare. “Anche quando il progresso tecnologico ci ha messo a disposizione soluzioni più rapide ed economiche abbiamo continuato ad usare le trafile ruvide e a difendere il nostro metodo di lavorazione” dicono in azienda. In fondo il marchio Made in Italy di oggi celebrato con il francobollo della Zecca dello Stato, equivale al “Fabbricante di paste alimentari” coniato dagli eredi di Nicola Antonio nel 1900.

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