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Partite Iva: guida in 5 punti a Iscro, la nuova Cig

Foto di StartupStockPhotos da Pixabay

Il 2021 porta con sé una rivoluzione per le partite Iva. Con un emendamento alla legge di bilancio – approvata domenica alla Camera e ora passata al Senato, dove il via libera finale dovrà arrivare entro tre giorni – il Parlamento ha introdotto la prima cassa integrazione per i lavoratori autonomi. Si chiama “Indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa” (Iscro) e prevede una serie di requisiti e regole piuttosto stringenti. Vediamo di cosa si tratta nella nostra guida in cinque punti.

1) Quanti soldi si ricevono con la nuova Cig per le partite Iva?

L’Iscro prevede un pagamento variabile da un minimo di 250 a un massimo di 800 euro al mese. In particolare, l’indennità è pari al 25%, su base semestrale, dell’ultimo reddito liquidato dall’Agenzia delle Entrate.

2) Per quanto tempo?

Il nuovo ammortizzatore si può incassare per non più di sei mesi. Di conseguenza, l’importo massimo che ciascun lavoratore autonomo può ottenere è 4.800 euro (800 euro per sei mesi).

Da notare, poi, che la nuova indennità non è (ancora) strutturale: viene introdotta in via sperimentale per il triennio 2021-2023 e, durante questo periodo, ogni partita Iva potrà riceverla una sola volta.   

3) Quali sono i requisiti per ottenere l’Iscro?

Ha diritto all’indennità solo chi rispetta tre requisiti, uno cronologico, uno previdenziale e due reddituali:  

  • la partita Iva deve essere aperta da almeno quattro anni;
  • la contribuzione previdenziale obbligatoria deve essere in regola;
  • il lavoratore deve aver subito una perdita di reddito pari almeno al 50% della media dei “tre anni precedenti l’anno anteriore la presentazione della domanda”;
  • il reddito dichiarato l’anno prima della presentazione della domanda non deve superare quota 8.145 euro.

Sono previste anche delle incompatibilità: non può ricevere l’Iscro chi già incassa un trattamento previdenziale, il reddito di cittadinanza o la pensione di cittadinanza.

Infine, l’indennità comporta l’obbligo di seguire un percorso di aggiornamento professionale monitorato dall’Anpal, l’Agenzia per le politiche attive.

4) Chi versa la cassa integrazione agli autonomi? Con quali soldi?

Paga l’Inps, a cui è necessario presentare domanda per via telematica entro il 31 ottobre di ogni anno del triennio. Per finanziare la misura sono stati stanziati 128,7 milioni, di cui 70 nel 2021. Molti di questi soldi, però, torneranno allo Stato, perché Iscro si alimenta con i contributi assistenziali versati dalle partite Iva iscritte alla gestione separata Inps. Non a caso, l’aliquota salirà dallo 0,74 all’1% nel 2021 e dall’1 all’1,25% nel 2022-23.

5) Quindi hanno diritto all’Iscro solo gli iscritti alla gestione separata Inps?

Per il momento, sì. La Ragioneria generale dello Stato, infatti, calcola che nel 2021 potranno accedere alla nuova indennità 41mila lavoratori. Ma il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo (M5S), ha già annunciato l’intenzione di estendere l’Iscro anche alle casse previdenziali private. Una correzione che allargherebbe molto la platea dei beneficiari, includendo anche ingegneri, architetti, medici, avvocati, giornalisti, psicologi e tutti gli iscritti agli Ordini professionali.

In ogni caso, nel 2021 i professionisti con partita Iva – così come tutti gli altri lavoratori autonomi – beneficeranno dell’azzeramento dei contributi previdenziali (esclusi i premi dovuti all’Inail). A questo scopo, la manovra crea un fondo ad hoc da un miliardo di euro.

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