Una Serie A senza Juve, Milan e Inter, un torneo di Wimbledon senza Nadal, Djokovic e Federer: il Giro che parte oggi da Belfast – nel Titanic Quarter con una crono a squadre serale di 21,7 km – e che si concluderà dopo 21 tappe a Trieste, è un po’ così, orfano come è di Froome, Contador e Nibali, i big dominatori delle corse a tappe che hanno scelto tutti e tre il prossimo Tour de France per scontrarsi. Defezioni pesanti che non fanno bene alla manifestazione rosa anche se la renderanno più aperta ai colpi di mano e alle sorprese.
Il percorso, con tanti arrivi in salite e ascese mitiche nella parte finale come Stelvio, Gavia e Zoncolan, a ricordo delle imprese di Pantani nel decennale della sua morte, dovrebbe esaltare le qualità di Nairo Quintana e Joaquim Rodriguez, i due favoriti della vigilia, che hanno la grande occasione per iscrivere il proprio nome nei vincitori della corsa rosa: entrambi formidabili scalatori, per il giovane colombiano sarebbe la conferma definitiva dopo il secondo posto ottenuto dietro Froome al Tour dell’anno scorso; per lo spagnolo finalmente un successo in una grande giro che lo ripagherebbe di troppe delusioni, non ultima quella patita per mano di Ryder Hesjedal proprio al Giro del 2012 perso per una manciata di secondi nell’ultima crono di Milano.
Nelle scommesse dei bookmakers Quintana è dato a 2 mentre Purito lo segue a 3,75: terzo è Cadel Evans, quotato 9, che dopo due stagioni in disarmo, a 37 anni suonati, cerca il rilancio e la recente vittoria al Giro del Trentino incoraggia le speranze dell’australiano di poter arricchire un palmarès gia prestigioso, con un Tour e una maglia iridata di campione del mondo. Dalla sua potrà contare su una squadra, la Bmc, che lavorerà tutta per lui, compreso un Samuel Sanchez particolarmente in forma.
Tra gli stranieri qualche chance, più che a Daniel Martin e al canadese Hesjedal, viene data anche a Rigoberto Uran, oggi leader dell’Omega Quick Step, che l’anno scorso fu l’unico a impensierire un po’ Nibali nel trionfale Giro dello Squalo, dopo aver preso le redini di un Team Sky tradito dall’inattesa defaillance di Bradley Wiggins. Wiggins, a proposito, era dato partente in questo Giro fino a una settimana fa, ma all’ultimo momento il baronetto, viste le salite italiane, ha preferito imbarcarsi per gli Stati Uniti dove guiderà il Team Sky al Giro della California, quello sponsorizzato dall’Amgen, la multinazionale che ha lanciato l’eritropoietina.
E gli italiani privati di Nibali? Con Scarponi, Basso e Cunego, tre vincitori di Giro, ma da tempo piuttosto usurati, è il trentunenne Domenico Pozzovivo quello che sembra il più idoneo a contrastare il predominio straniero. Soprattutto i tanti arrivi in salita sugli Appennini, più che le massacranti tappe alpine, sono adatti a esaltare le qualità del piccolo scalatore di Policoro. La truppa tricolore appare meglio attrezzata per le vittorie di tappe che per la classifica, potendo contare, oltre che sull’inossidabile Petacchi, anche sul duo Ulissi-Viviani, quest’ultimo in gran spolvero in Turchia dove ha battuto nientemeno che Cavendish. Ma in un Giro per “grimpeur”, nelle poche tappe per velocisti – ecco perché anche Cavendish e Sagan hanno scelto di andare anche loro in California – i nostri sprinter se la dovranno vedere con due clienti di tutto rispetto, il francese Nacer Bouhanni e il tedesco Marcel Kittel che quest’anno ha avuto un avvio di stagione un po’ travagliato ma che al Tour dell’anno scorso si rivelò il più forte velocista in circolazione.