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Parmigiano Reggiano: il Consorzio pronto a combattere il crollo dei prezzi

Pixabay

Lo Stato ha creato il contesto con il Decreto Rilancio, ma i produttori mettono in campo una loro strategia commerciale. Sarà più efficace di qualsiasi dichiarazione politica per sostenere il Made in Italy. Il parmigiano reggiano, prodotto dell’eccellenza alimentare e dell’economia sostenibile italiana, punta a riconquistare il mercato riproponendo su scala internazionale la qualità di una produzione unica al mondo da oltre mille anni. Il suo Consorzio di tutela il prossimo 24 giugno discuterà le migliori soluzioni per riacciuffare quel 40% del prezzo perso a causa del coronavirus. In buona sostanza tra Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, le aziende hanno subito un crollo dei prezzi che ha danneggiato un tradizionale circuito virtuoso. Le prospettive di riequilibrio economico sono, dunque, spostate a fine anno.

 Sperando che tutto vada per il verso giusto, oltre le proposizioni del governo che obiettivamente potrebbe fare qualcosa di più incisivo sulle esportazioni.

La ripartenza economica è difficile per tutti i settori, ma su quelli che fanno salire la bilancia dei pagamenti portando per il mondo straordinarie capacità ecosostenibili non possono esserci tentennamenti.

Nel 2019 gli affari erano andati bene, nonostante le battaglie per la difesa dei marchi e dei cicli di lavorazione. La quotazione media del “ reggiano “era di 10,75 euro al Kg – spiegano al Consorzio Parmigiano Reggiano- per poi scendere bruscamente sotto i 10 euro a ottobre ed attestarsi oggi intorno ai 7,20 euro al kg. Un rovescio economico che ha risentito non poco della folle politica di Trump sui dazi alle importazioni. L’unico segnale di ripresa è arrivato a maggio dalla grande distribuzione . “ Stiamo prendendo misure efficaci che, spinte da un piano di marketing adeguato, ci consentiranno di chiudere quest’anno così anomalo consolidando il giro d’affari del 2019 “ commenta Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano.

Nell’assemblea del 24 giugno il Consorzio discuterà dell’acquisto dai suoi 335 caseifici di 320mila forme di parmigiano, così da riequilibrare il mercato. Le forme saranno conservate nei magazzini, fatte stagionare più a lungo e riportate progressivamente sul mercato, quando sarà possibile ottenere una remunerazione più adeguata. Tecnica non inedita, in verità, ma accompagnata stavolta da un invito agli associati a limitare le quote di produzione già stabilite per il triennio a venire. Come sempre la qualità della filiera sarà garantita sin dalla raccolta del latte su territori non contaminati e influenzati da particolari fattori ambientali. Un’area Doc che il Consorzio identifica unicamente in quattro province dell’Emilia Romagna alla sinistra del fiume Reno e Mantova (fuori Regione) e alla destra del fiume Po. La difesa del più noto prodotto da tavola italiano si gioca qui.

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