Il caso Lag non convince la procura di Parma che avrebbe infatti aperto un fascicolo proprio su questo. Parmalat sta per comprare l’azienda americana Lag per 960 milioni di dollari, ma la faccenda rischia di causare un conflitto di interessi: l’azienda del Colecchio infatti, passata nelle mani dei francesi Lactalis per 3,7 miliardi lo scorso anno, compra la Lag dal medesimo gruppo transalpino trasferendo dunque nelle sue casse gran parte della propria liquidità – stimata in 1,4 miliardi di euro. Tuttavia, la notizia dell’apertura del fascicolo non ha trovato per il momento conferma né da parte dell’azienda né da parte della procura. Contro l’acquisizione della Lag da parte di Parmalat si erano espressi nelle scorse ore anche due investitori istituzionali del Gruppo: Fidelity Investments e Gamco Asset Management.
Nel frattempo si torna a parlare di un possibile delisting di Parmalat e il titolo si infiamma. A Piazza Affari il titolo guadagna il 3,75% a 1,743 euro ad azione e i volumi hanno già superato la media giornaliera registrata a settembre. Secondo gli analisti di Intermonte, “un’ipotesi di delisting sembra non destituita di fondamento, in quanto permetterebbe all’azionista di controllo di gestire Parmalat in piena libertà senza i vincoli imposti dalla quotazione pubblica e sottraendo la gestione dall’attenzione dell’opinione pubblica”. Alle quotazioni attuali, un delisting costerebbe in tutto oltre 600 milioni di euro.
Qualche giorno fa il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, aveva espresso il proprio disappunto nel modo in cui i francesi stanno gestendo l’azienda del Collecchio. “Quello che è successo con Parmalat non è stato un buon risultato, da lì hanno portato via tutto e lasciato solo quello che non hanno potuto portare via”, ha detto il Ministro, “. L’ideale sarebbe stato che Parmalat si fosse messa insieme a un’altra azienda italiana per creare un grande campione multinazionale”.