L’Opa di Lactalis su Parma è ancora gravata da un’incognita: la causa che vede la società di Collecchio contrapposta a Citibank per vicende risalenti al crack del gruppo italiano nei primi anni Duemila. La Banca Usa, con sentenza della Corte del New Jersey, era riuscita a farsi riconoscere un maxi-indennizzo da 431 milioni di dollari e una sentenza della Corte d’Appello di Bologna aveva dichiarato efficace il provvedimento.
In sostanza, Citibank avrebbe diritto a ottenere da Parmalat 431 milioni di dollari in azioni quotate Parmalat. Dal punto di vista giudiziario il tema è ancora aperto, essendoci un ricorso di Parmalat pendente in Cassazione, ma in passato questo tema aveva sempre scoraggiato eventuali delisting del titolo.
Se Lactalis ha deciso di rompere gli indugi è probabile che in questi mesi ci sia stata una negoziazione con Citibank per trovare un accordo che non preveda il pagamento della somma in azioni quotate Parmalat e, secondo indiscrezioni raccolte da Radiocor, alcuni colloqui con la banca Usa ci sono stati anche se nessuna intesa formalizzata è ancora mai stata portata davanti al Cda.
Quella con Citi è l’ultima grande causa rimasta aperta dai tempi del crack. Negli ultimi anni, Parmalat ha via via chiuso accordi opposizioni agli stati passivi e creditori tardivi. Come emerge dall’ultimo bilancio semestrale, le cause ancora pendenti erano 18, sparse fra i tribunali di Parma (4 cause), Bologna (11) e la Corte di Cassazione (3).
Ad eccezione di Citi, tuttavia, si tratta di piccole somme non in grado di modificare i termini dell’Opa.