Martin Schulz è stato rieletto alla presidenza del Parlamento europeo. Il via libera dell’assemblea al socialdemocratico tedesco è arrivato al primo scrutinio, con 409 voti favorevoli. Visto il numero di votanti (723 su 751 membri eletti) e il numero di schede bianche o nulle (111), i voti validi erano 612, ed era necessaria una maggioranza assoluta pari a 307 voti.
Schulz ne ha ottenuti, quindi, oltre cento più del necessario grazie all’accordo fra i due gruppi maggiori, Ppe (221 seggi) e Pse (191 seggi), rafforzato dall’adesione dei liberali (67). La somma dei voti dei tre gruppi fa però 479, quindi 70 Schulz ha ricevuto in realtà 70 voti in meno rispetto al massimo possibile della alleanza che si era dichiarata in suo favore. Qualche eurodeputato, evidentemente, è venuto meno alla disciplina di partito nel segreto dello scrutinio.
È comunque la prima volta che un presidente dell’Europarlamento viene rieletto per un secondo mandato di due anni e mezzo (pari alla durata di metà legislatura). Dopo il successo di oggi, Schulz ha rassicurato il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, sul fatto che in Parlamento europeo troverà “un’ampia maggioranza” nell’interpretazione più flessibile delle regole europee sulla disciplina di bilancio.
Il secondo classificato, il britannico Sajjd Karim del gruppo conservatore Ecr, ha ottenuto 101 voti, ovvero i 70 dell’Ecr, più buona parte dei 48 del gruppo euroscettico di Nigel Farage, Efdd (48 seggi). Gli altri due candidati hanno avuto praticamente solo i voti del proprio gruppo: 51 sia per lo spagnolo Pablo Iglesias (il suo gruppo, la Sinistra unitaria europea, ha 52 seggi) sia per l’austriaca Ulrike Lunacek (gruppo Verde, che ha 50 seggi). Non è chiaro come abbiamo votato i deputati del Movimento 5 Stelle, che fa parte del gruppo Efdd.